Marcegaglia: dall’esecutivo non servono incentivi, ma una politica industriale. Il presidente Fiat: lo Stato non ha dato soldi a Fiat da quando ci siamo io e Marchionne. Ma è critico anche Bonanni
Luca Cordero di Montezemolo (Ansa) |
ROMA – Tra Fiat e il governo «c’è un rapporto molto chiaro e molto positivo, di dialogo e di confronto, così come deve essere». Ne è convinto il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. «Le scelte industriali che servono a mantenere competitive un’azienda – ha detto a margine dell’inaugurazione dell’anno accademico alla Luiss – non potranno essere disgiunte dal problema di farsi carico delle famiglie e delle persone».
L’AZIENDA RESTA ITALIANA – Il presidente ha poi garantito che Fiat «è e rimane italiana». «Non solo perché è l’unica azienda il cui nome è Fabbrica italiana auto Torino – ha aggiunto – ma anche perché da quando sono presidente e Marchionne è amministratore delegato, cioè dalla metà del 2004, abbiamo investito nel mondo 25 miliardi di euro e in Italia oltre 16. Oltre due terzi sono stati investiti in Italia e intendiamo andare avanti su questa strada». «Da quando ci siamo noi – ha aggiunto – la Fiat non ha ricevuto un euro dallo Stato. Ho visto delle cifre che dicono che gli incentivi, che sono dati non alle aziende ma ai consumatori, sono andati per il 70 per cento alle aziende straniere, solo il 30 per cento alla Fiat. Quindi credo che dobbiamo uscire da un approccio demagogico e guardare alla realtà così com’è».
CALDEROLI: «E’ UNA BARZELLETTA» – Affermazioni, queste ultime, che provocano la reazione di Roberto Calderoli, esponente di primo piano della Lega (da sempre critica nei confronti del gruppo torinese) e ministro per la Semplificazione: «Se è una barzelletta la dichiarazione di Montezemolo per cui la Fiat, da quando c’è lui, non ha ricevuto un euro dallo Stato, allora la barzelletta non fa proprio ridere – afferma il ministro. – Se invece Montezemolo non scherza e parla sul serio, allora la faccenda assume contorni ‘sanitari’…». Un commento, questo, a cui Montezemolo non ha però voluto replicare. «No comment» si è limitato a dire ai cronisti che lo sollecitavano, esortandoli però a fare differenza tra gli incentivi di cui beneficiano i cittadini (e solo indirettamente le case automobilistiche) e i contributi diretti.
CRITICA ANCHE LA CISL – Ma anche Raffaele Bonanni è intervenuto con toni critici sulle parole del presidente Fiat. «Non voglio entrare in polemica con Montezemolo – ha commentato il leader della Cisl – ma la Fiat ha sempre goduto di aiuti statali per impostare la sua produzione in Italia. E tutti gli italiani questo lo sanno». Bonanni ha aggiunto che la Fiat deve trovare «un equilibrio tra sostegno sociale, attenzione all’occupazione e impresa», e sulla spinosa questione di Termini Imerese ha sottolineato che «va mantenuta l’attività, vanno mantenuti tutti posti di lavoro e vanno rispettate tutte le professionalità».
«NO INCENTIVI, MA POLITICA» – Di incentivi al settore auto e del futuro dello stabilimento Fiat di Termini Imerese ha parlato oggi anche il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, dicendo di concordare con l’ad Sergio Marchionne, secondo il quale più che incentivi serve una politica industriale. «Se si fanno stabilimenti, anche fortemente sussidiati ma che non hanno una ragione economica non c’è incentivo che tenga», ha detto Marcegaglia, che oggi ha presentato il programma di celebrazione del centenario di Confindustria. «Termini Imerese è uno stabilimento che non da oggi ha problemi di minore produzione, logistici e di scarsa efficienza. Il tema vero non è quello di obbligare un imprenditore a mantenere uno stabilimento ma di reimpiegare le persone», ha detto ancora ricordando che in queste ore «si sta ragionando proprio su questo, e c’è anche la disponibilità della Fiat a contribuire. Questo è un atteggiamento giusto. Se a Termini non si produrranno auto – ha concluso – il nostro tema sarà quello del reimpiego».
IL FUTURO DI TERMINI IMERESE – Intanto, al tavolo tecnico in corso al ministero dello Sviluppo economico, sarebbe emerso che circa il 50% dei lavoratori dello stabilimento Fiat di Termini Imerese avrebbero diritto alla mobilità con pensione. Rappresentanti del gruppo di Torino avrebbero detto che 806 operai dei 1.658 dipendenti Fiat della fabbrica siciliana potrebbero accedere alla mobilità con pensione. Nel corso del vertice – secondo quanto rendono noto alcuni rappresentanti sindacali che partecipano alla riunione – Fiat avrebbe inoltre confermato l’intenzione di dismettere lo stabilimento, ma non le tecnologie. Il tavolo è stato aggiornato al 5 marzo. Il ministero ha nominato Invitalia advisor per esaminare le proposte alternative per il polo industriale palermitano. Intanto, la giunta regionale della Sicilia approverà lunedì un provvedimento per formalizzare una proposta su Termini che sarà poi trasmessa al governo. Le parti ora continueranno la discussione affrontando il nodo dei 36 precari di Pomigliano d’Arco, il cui contratto scaduto il 31 dicembre non è stato rinnovato dalla Fiat.
IN ITALIA DA DECENNI INVECE DI INDIRIZZARE LA SPESA PER I SERVIZI PUBBLICI – FERROVIE PER BREVI TRATTI – BUS – NAVI/AUTOSTRADE DEL MARE – SI E’ SPESO IN AUTOSTRADE E ROTTAMAZZIONI DI AUTO – IL TUTTO A BENEFICIO DELLA FIAT.
I SALARI ITALIANI SONO DA TERZO MONDO IL TUTTO A BENEFICIO DELLE IMPRESE E QUINDI DELLA FIAT.
LE TASSE IN ITALIA VENGONO PAGATE AL 90 PER CENTO DAI DIPENDENTI, IL TUTTO ANCHE A BENEFICIO DELLA FIAT.
SAREBBE INTERESSANTE FARE I CONTI PER VEDERE QUANTO E STATA AVVANTIAGGIATA EFFETTIVAMENTE LA FIAT, MA GRAZIE AI MEDIA CHE CONTROLLANO TENTANO E CI RIESCONO A CAMBIARE LA REALTA’.