IN ATTESA DEL LANCIO DELLO SHUTTLE. L’amministratore Charlie Bolden: acquisteremo biglietti di viaggio per spedire in orbita satelliti o astronauti
CAPE CANAVERAL – Mentre il lancio della shuttle Endeavour previsto domenica notte alle 4.39 ora locale (10.39 in Italia) è stato rimandato a lunedì per il maltempo, lo sguardo dalla rampa di lancio e guardando verso il mitico VAB, l’edificio dentro il quale si assemblavano i razzi Saturno per la Luna, si scorge un traliccio alto un’ottantina di metri. La sua costruzione è appena stata fermata per la scelta del presidente Obama di non tornare sulla Luna. E’ diventa il simbolo del momento. Era la torre di lancio del razzo Ares-1 alto un centinaio di metri e doveva servire per lanciare nello spazio la nuova astronave Orion prima verso la stazione spaziale internazionale e nel 2020 verso il nostro satellite naturale. Tutto cancellato.
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Charlie Bolden (Ap) |
La nuova strategia l’ha precisata nei dettagli, dopo gli annunci ufficiali dei giorni scorsi l’amministratore della Nasa Charlie Bolden, arrivato al Kennedy Space Center per assistere al lancio dello shuttle, incontrando i giornalisti. Lui stesso è un ex pilota di shuttle. «Dobbiamo cambiare direzione», ha sottolineato ricordando che la chiave del futuro è il coinvolgimento dei privati i quali devono produrre razzi e astronavi per i quali la Nasa acquisterà biglietti di viaggio quando servono per spedire in orbita satelliti oppure astronauti. «Affitteremo gli impianti di Cape Canaveral ai privati e noi dobbiamo cercare di attrarli a svolgere qui le loro attività». «La Nasa – ha continuato – deve avviare ricerche per costruire nuovi motori per razzi, nuovi sistemi robotici, insomma deve concepire nuovi sistemi per viaggiare domani nello spazio». Ma per andare dove? «Dovrà deciderlo il Congresso nelle cui aule si comincerà ora a discutere», risponde.
Sono diversi i tempi quando la Nasa studiava e proponeva al presidente Kennedy di andare sulla Luna e il Congresso approvava. Ora la Nasa ipotizza solo un indistinto piano di ricerca in vari settori senza indicare alcuna meta. «Anch’io – aggiunge – ritengo utile guardare a Marte ma ci sono ancora troppe cose da conoscere prima di impegnarsi su un obiettivo del genere». Bolden parla di studiare obiettivi flessibili ma l’unico impegno che sostiene vigorosamente è l’utilizzo della stazione spaziale internazionale con l’intenzione di estendere la sua vita tecnica oltre il 2020. E su questa unica realtà concreta del suo discorso innesta la necessità di rafforzare la collaborazione internazionale. «Con altri Paesi – dice – dobbiamo decidere che cosa fare anche per il futuro». Ciò servirà anche per raccogliere fondi su eventuali progetti, senza tuttavia precisare quali idee l’America proporrà nelle sue auspicate condivisioni internazionali. Al Kennedy Space Center intanto l’anno prossimo sarà licenziata la metà dei tecnici che qui lavorano soprattutto per i voli dello shuttle il quale quest’anno terminerà le sue missioni.