Sei connazionali già respinti. la farnesina «sconsiglia» agli italiani i viaggi in libia. Tripoli non rilascerà più visti a cittadini dell’area Schengen e non ammetterà quelli in arrivo
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Muammar Gaddafi (Reuters) |
TRIPOLI – La Libia chiude le frontiere ai cittadini Schengen e la bagarre diplomatica tra Tripoli e Berna, dopo venti mesi di ripicche e ritorsioni, finisce per investire tutta Europa. Le autorità di Tripoli hanno fatto sapere che non saranno più rilasciati visti a cittadini provenienti dai Paesi dell’area Schengen e che non saranno ammessi sul territorio libico anche coloro che nel frattempo arrivano con un visto Schengen. Il provvedimento arriva all’indomani della notizia di una «black list» stilata dalla Svizzera con i nomi di 188 personalità libiche, tra cui lo stesso Muammar Gheddafi, dichiarate «non gradite» nel Paese elvetico. Dura la reazione di Bruxelles alla decisione della Libia. La Commissione Ue, ha reso noto il commissario Ue agli Affari interni Cecilia Malmstrom, «deplora la decisione unilaterale e sproporzionata delle autorità libiche di sospendere la concessione di visti a cittadini di paesi dell’area Schengen». La Commissione, afferma ancora Malmstrom, si rammarica che «a viaggiatori che avevano legalmente ottenuto dei visti prima della misura di sospensione della loro concessione sia stato negato l’ingresso al loro arrivo in Libia». In un “avviso particolare” pubblicato sul sito www.viaggiaresicuri.it curato dall’Unità di crisi del ministero degli Esteri, la Farnesina, riferendosi alla decisione di Tripoli, parla di «improvvise e non annunciate misure restrittive» e «sconsiglia» ai cittadini italiani tutti i viaggi verso la Libia.
SI MUOVE L’ITALIA – L’Italia ha fatto sapere anche che chiederà che la decisione libica di sospendere la concessione di nuovi visti di ingresso ai cittadini dei Paesi Schengen, nonchè la validità dei visti di ingresso già rilasciati sia oggetto di discussione alla prossima riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue in agenda il 22 febbraio prossimo. Su questa vicenda Roma si sta raccordando con tutti i paesi dell’Unione Europea e Schengen. Il nostro Paese sta inoltre verificando «la correttezza» della decisione svizzera che ha suscitato la reazione libica di chiudere le frontiere ai cittadini provenienti dai Paesi dell’area Schengen. A tal riguardo, il ministro degli Esteri Franco Frattini ha usato parole molto dure. Per il titolare della Franesina di fatto la decisione della Svizzera di bandire in una «black list» 188 personalità libiche tra cui lo stesso Muammar Gheddafi «prende in ostaggio tutti i Paesi dell’area Schengen». La Svizzera, ha spiegato Frattini va aiutata a «risolvere una questione bilaterale», ma «non a spese» di tutti.
ITALIANI BLOCCATI E RIMPATRIATI – Rimpatri di passeggeri atterrati all’aeroporto internazionale di Tripoli si registrano da domenica sera. Al momento sono sei gli italiani respinti, come ha riferito il Console Generale d’Italia in Libia, Francesca Tardioli, precisando che è sceso a sette il numero dei connazionali ancora bloccati in aeroporto. Il console ha spiegato infatti che dei 22 italiani arrivati a Tripoli con voli dell’Air Malta e dell’Air Afriquiya bloccati nel corso della giornata di lunedì all’aeroporto di Tripoli, tre sono stati appena rimandati indietro, facendo quindi salire a sei – dopo i tre connazionali rimpatriati in mattinata – il numero dei «respinti».
TENSIONE – La decisione di Tripoli infatti è solo l’ultimo atto di una bagarre diplomatica tra la Libia e la Svizzera, iniziata nel luglio del 2008, quando il figlio di Gheddafi, Hannibal, e sua moglie, furono fermati dalle autorità svizzere per una denuncia di maltrattamenti da parte di due domestici. La circolare del primo ministro libico, Al Bagdadi Ali Al Mahmoudi, con cui Tripoli ha sospeso la concessione di visti turistici a tutti i cittadini che provengono da Paesi dell’area Schengen non reca alcuna motivazione ufficiale, ma fonti diplomatiche e alcuni esponenti del settore turistico non faticano a trovare una connessione con l’ormai annosa crisi fra Berna e Tripoli. Il documento sui visti sembra infatti essere la diretta conseguenza della pubblicazione, da parte della Svizzera, di una «lista nera» di 188 personalità libiche – fra cui proprio il colonnello Gheddafi e molti membri della sua famiglia – cui è stato precluso l’ingresso nel Paese elvetico. Secondo il quotidiano online Oea, vicino alla Fondazione Gheddafi, di cui è presidente Seif Gheddafi, figlio del colonnello, che cita un «responsabile libico di alto livello», la lista comprende anche responsabili del Congresso generale del Popolo (Parlamento), del governo e «responsabili economici e dirigenti militari e dei servizi di sicurezza». «Questa decisione – avverte però la fonte – recherà danno in primo luogo agli interessi della Svizzera», e «se non sarà annullata Tripoli risponderà con misure di dissuasione fondate sul principio di reciprocità», ha aggiunto ancora. Detto, fatto. La «minaccia» infatti – unita ad una annosa questione che vede i cittadini libici lamentarsi per la difficoltà ad ottenere un visto Schengen, visto che per essere rilasciato richiede l’unanimità da parte di tutti i Paesi facenti parte dell’accordo – ha avuto un immediato seguito con la circolare di Al Mahmoudi. Dallo scorso 12 dicembre 2008, anche la Svizzera ha il potere di bloccare la concessione dei visti, essendo entrata nell’area di Schengen. Berna ha dunque cancellato i controlli sistematici delle persone alle frontiere con Austria, Francia, Germania e Italia, acquistando però il diritto di veto sul rilascio di visti a cittadini esterni all’area. Lo stop agli ingressi deciso dalla Libia fa presagire un seguito non ancora ben definito anche per quanto riguarda i due uomini d’affari elvetici trattenuti in Libia dal luglio 2008 con l’accusa di aver violato le leggi libiche sull’immigrazione e sul commercio. Tripoli, d’altro canto, non è nuova ad accusare l’Ue di dare «solidarietà sistematica e programmatica» a Berna, limitando i visti Schengen ai cittadini libici, come si legge ancora sul quotidiano Oea. (Fonte Ansa)