Verifiche sull’autorizzazione all’arresto del senatore del Pdl Nicola Di Girolamo negata nel 2008
Il senatore Nicola Di Girolamo (Fotogramma) |
ROMA – Quindici interrogatori. Molti silenzi. Prime ammissioni. E adesso c’è un nuovo filone nella maxi inchiesta sulla colossale truffa ai danni dello Stato che vede implicati i vertici di Fastweb e Telecom Sparkle, pezzi di istituzioni e pezzi della ‘ndrangheta decisi a scendere in politica facendo eleggere il proprio candidato, il senatore del Pdl Nicola Di Girolamo. È il filone delle coperture politico-istituzionali. I magistrati sono a caccia della verità sulla mancata autorizzazione all’arresto di Di Girolamo del giugno 2008 e sul «no» alla sua decadenza da senatore per assenza dei requisiti: non era residente all’estero come aveva dichiarato e dunque non era eleggibile. Secondo la procura esponenti politici e sostenitori di destra, o di una componente di Alleanza nazionale, avrebbero «protetto» Di Girolamo.
In questo clima si riascoltano con attenzione telefonate intercettate. E ne spuntano alcune con riferimenti a nomi di politici: l’ex leader di An, e ora presidente della Camera, Gianfranco Fini; il ministro per lo Sviluppo Economico Claudio Scajola, il sindaco di Roma, Gianni Alemanno e il senatore Pdl Aldo Scarabosio. Il nome di Fini viene speso in una telefonata del 16 aprile del 2008. Cominciano a giungere le prime notizie relative all’elezione di Nicola Di Girolamo. Il boss della ’ndrangheta Franco Pugliese parla con il neo-senatore. Poi chiama Gennaro Mokbel, il dominus dell’operazione, e si lamenta di non essere stato informato della vittoria: «Ho perso la voce pe ste c… e votazion… e voi non mi chiamate manco».. Mokbel si giustifica. E aggiunge che Di Girolamo sarebbe stato chiamato dal leader di An: «Mo’ ha chiamato Fini… stamattina…». Il nome di Scajola viene fatto da Gianluigi Ferretti (uno degli «istigatori» della falsa residenza di Di Girolamo). A Di Girolamo, riassume il gip, propone «un pranzo o una cena con il senatore Scarabosio che, essendo amico di Scajola, probabile futuro presidente del Senato, gli potrebbe essere molto utile per i futuri rapporti parlamentari».
È Mokbel, invece, in una telefonata con Paolo Colosimo a fare il nome di Alemanno: «C’ho la stanza mia che ce stanno tre dei suoi qua dentro che stanno a fa’ delle telefonate… di Gianni … di Alemanno». Tra gli ex An la notizia dei sospetti dei magistrati suscita sorpresa. Il relatore del provvedimento che avrebbe fatto decadere Di Girolamo da senatore era Andrea Augello. Ma se l’aula avesse approvato la sua relazione Di Girolamo sarebbe fuori dal Senato. Venne votata invece una mozione «garantista» che rinviava il voto a dopo che le indagini della magistratura si fossero chiuse. Ma ci sono anche altri versanti delicati nell’inchiesta. Ci sono riferimenti a uomini del Sisde. Come un certo «Alessandro» del quale avrebbe parlato Luca Berriola, il finanziere finito in manette. Ieri a Regina Coeli molti arrestati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, compreso Mokbel. Gli interrogatori riprenderanno venerdì.
Virginia Piccolillo