Truffatori restituiscono all’Inps i soldi dell’imbroglio
NAPOLI – Stanno restituendo i soldi all’Inps. E lo fanno presentandosi in Procura, assieme al proprio avvocato, depositando buste di quattrini ritenuti proventi della grande truffa delle pensioni di invalidità.
Finti ciechi, finti accompagnatori di invalidi, soldi cash: tremila, quattromila euro alla volta, tante scuse e la speranza di un patteggiamento che allontani una volta e per sempre (almeno su questo versante) i riflettori dai vicoli del Pallonetto di Santa Lucia. Dopo gli arresti e le confessioni della prima ora, anche il parziale risarcimento del danno, reso possibile da un espediente concepito ad hoc dalla Procura di Napoli: che ha acceso un conto corrente presso l’Inps, dove veicolare i depositi degli indagati che arrivano in questi giorni nella torre blindata del Centro direzionale.
Un sistema rapido, voluto dal capo del pool mani pulite Francesco Greco, dal pm Giuseppe Noviello, che consente di recuperare parte di una truffa che, secondo i calcoli, avrebbe causato un buco di un milione di euro alle casse dello Stato. Intanto, la Procura di Giovandomenico Lepore ha messo a segno una nuova mossa per chiudere il cerchio attorno agli indagati: sono stati firmati, infatti, i decreti di giudizio immediato a carico di 64 imputati. Si va, dunque, verso un processo sprint.
Niente fase preliminare, né camera di consiglio del gup, di fronte a prove video che risultano schiaccianti (sedicenti ciechi che guidano l’auto), in un’inchiesta rafforzata nelle ultime settimane da dichiarazioni di reo-confessi, ma anche da diverse intercettazioni telefoniche e ambientali. Chiara la strategia della Procura: fissare il giudizio immediato per i beneficiari della truffa delle pensioni per finti invalidi e tenere aperta l’inchiesta per le «menti», per i presunti organizzatori dell’affaire.
In cella, restano tre esponenti dello stesso nucleo familiare: il consigliere della Municipalità di Chiaia Salvatore Alajo, suo padre Luigi, sua moglie Alexandra Danaro (difesa quest’ultima dai penalisti Arturo Frojo e Giuseppe Ricciulli, si dice estranea alle accuse articolate dalla Procura), in un’inchiesta che sta scavando da mesi in uffici e palazzi istituzionali. Indagano i carabinieri del comandante provinciale Mario Cinque, in una vicenda che vede impegnati gli uomini del capitano Federico Scarabello e del luogotenente Tommaso Fiorentino. Sott’accusa, come presunti organizzatori della truffa, anche la 58enne Assunta Nardi, madre di Salvatore e moglie di Luigi Alajo (che resta ai domiciliari per problemi di salute), mentre è in cella il presunto braccio destro del consigliere circoscrizionale, il 53enne Ciro Giardulli.
Oltre settanta indagati, le ipotesi di associazione per delinquere, truffa e falso, in una vicenda investigativa che ora sta battendo nuove piste, nuovi livelli di responsabilità: si cercano talpe interne agli organi istituzionali, oltre al Comune e agli uffici circoscrizionali, anche nelle Poste e nell’Inps, ma anche possibili collusioni con gli ambienti medici e sanitari.
C’è l’ipotesi che centinaia di certificati siano stati falsificati, poi travasati in attestati con tanto di bollo (falso) del Comune, per finire all’Inps, l’ultimo stadio della truffa che consentiva di spillare pensioni (da 400 a 1200 euro mensili), senza contare poi gli arretrati che sarebbero finiti nelle tasche degli organizzatori. C’è un livello tutto da scoprire, come sembrano suggerire lettere, bigliettini e chiacchiere intercettate in queste settimane durante i colloqui di Salvatore Alajo. Che, disperato, avrebbe lanciato un ultimatum ad ex soci in vena di collaborazione: «Mi sto facendo la galera, ma se parlo io succede uno scandalo mai visto, una cosa che rimarrà per mesi sui giornali».
Leandro Del Gaudio