L’INTERVISTA. Helen, milanese 27enne, ha scritto un manuale con i consigli per chi vuole fare questo lavoro
«Tranquillizzatevi mamme, non dispenserò consigli alle vostre bambine portandole sulla cattiva strada, perché a quello ci pensano già molte famiglie». Siamo a pagina 8 del «Manuale della perfetta webcam girl», appena uscito nelle librerie per la casa editrice Mursia. A scrivere è Helen, nickname dietro cui si nasconde una giovane milanese di 27 anni, che da quando ne aveva 22 si guadagna da vivere sulle chat erotiche. Una, per intenderci, che nessuna mamma vorrebbe mai come amica delle proprie figlie. Lei lo sa, ma dal 2007, anno di pubblicazione del «Diario di una webcam girl», ha deciso di uscire allo scoperto e diventare la paladina delle tante ragazze che fanno il suo mestiere. «Solo sul portale dove lavoro io siamo in tremila, fare i bacchettoni è inutile».
Ma c’era bisogno di una guida?
«Dopo il “Diario di una webcam girl” ho ricevuto tante critiche, ma sono stata anche contattata da molte ragazze che mi chiedevano i trucchi del mestiere, perché magari non sapevano a che siti rivolgersi, si vergognavano o avevano paura di ritrovarsi qualche cliente fuori di testa sotto casa. Con la mia guida sapranno come muoversi».
Lei scrive che l’unico modo per evitare rogne è mantenere l’anonimato, ma tra libri, interviste e fotografie non è che si sia attenuta granché a questa regola.
«C’è un limite, l’essenziale è non svelarsi troppo quando si chatta: io per esempio in quei momenti non faccio mai vedere il mio viso, non voglio che circolino video porno su Internet a mia insaputa».
Com’è diventata una webcam girl?
«Cinque anni fa me ne ero andata di casa, per mantenermi facevo la commessa part-time. Non riuscivo a trovare altri lavori né a pagare le bollette. Un giorno nella posta elettronica trovo il messaggio di un sito di chat erotiche, mi incuriosisco, inizio a provare. Nel contempo vengo licenziata. Così eccomi qua, webcam girl di professione».
I suoi genitori lo sanno?
«Certo, non hanno festeggiato alla notizia, ma dato che sono sempre la stessa di prima, una ragazza tranquilla, con dei valori, mi hanno capita. Idem il mio ragazzo: sono fidanzatissima da 7 anni, lui sa che online recito solo una parte, un personaggio».
È il suo unico mestiere?
«Sì, con quattro ore di lavoro al giorno metto via in media duemila euro al mese. Ma non era così all’inizio, ora ho un buon giro».
Lo fa solo per soldi?
«No, mi diverto, sono un’esibizionista e mi piace parlare, conoscere gente nuova».
Come avvengono i pagamenti?
«Ogni ragazza decide la propria tariffa: sul portale a cui sono registrata si va da un euro a 3,50 euro per ogni minuto di chat, il 50 per cento va al sito, l’altra metà a me. In più si possono vendere foto, video, contatti e-mail, numeri di cellulare, biancheria intima».
È qui che il gioco diventa pericoloso?
«Diciamo che non bisogna essere ingenue: mai dare il numero di cellulare che si usa nel quotidiano, meglio averne uno ad hoc, così se qualcuno inizia ad assillarti puoi cambiarlo».
Le è capitato?
«Capita che degli utenti mi dicano che si sono innamorati di me: iniziano a fare i gelosi, mi cercano di continuo, scrivono online che siamo fidanzati per rovinarmi la piazza. Ma basta fargli capire che non c’è trippa per gatti e la smettono. Solo una volta mi sono spaventata».
Che cos’è successo?
«Il deejay di una nota emittente radiofonica nazionale ha iniziato ad essere ossessivo, mi tempestava di sms, mi diceva che sarebbe venuto a prendermi sotto casa. Non sapeva dove abitavo, ma ero lo stesso in ansia. Poi si è stufato».
Nel libro dedica un capitolo, «Viplandia», ai personaggi famosi che frequentano le chat erotiche.
«Sono molti, un celebre conduttore televisivo, qualche calciatore di serie A… La cosa assurda è che a differenza degli altri utenti non vedono l’ora di mostrarsi a viso scoperto, di farti vedere chi sono. Ti chiedono di andare a letto con loro, che poi chissà quali favori potranno farti. Ma a me queste cose non interessano».
Questo non l’ha messa al riparo dalle critiche.
«Tanti giornalisti mi hanno dato della prostituta, anche usando termini più volgari, ma se lo sono io allora lo sono tutte le modelle e le veline che sfruttano la loro immagine per fare soldi».
Le si potrebbe obiettare che loro non lo fanno al fine di eccitare…
«Che ipocrisia! Viviamo in un paese di perbenisti. Sa quanti ne ho visti in tv che davanti alle telecamere mi insultavano e una volta spente mi chiedevano dove trovarmi in Rete? Del resto i numeri parlano chiaro: il sito per cui lavoro attira dai 200 ai 300 mila utenti».
Chi sono?
«Perlopiù uomini timidi, che per un motivo o per l’altro non hanno rapporti sessuali nella vita reale. E poi mariti e fidanzati che hanno fantasie erotiche che non soddisfano con le loro compagne. Molti amano travestirsi da donna di fronte a me».
Che cosa prova per loro?
«Mi sono riproposta di non giudicare. Mi fanno ridere, però, quelli che pensano di farti godere in due secondi».
FOTOGALLERY, SE NE CONSIGLIA LA VISIONE AD UN PUBBLICO ADULTO
Raffaella Oliva