Il pd: sabato 13 grande manifestazione con tutto il centrosinistra. «Arbitro avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta»
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Antonio Di Pietro (Ansa) |
MILANO – Dopo il varo del decreto salvaliste, si scatena l’ira dell’opposizione. E il leader dell’Idv Antonio Di Pietro concentra la sua rabbia contro il capo dello Stato. «Venerdì appena ho saputo che Napolitano aveva firmato la legge salva Pdl, che permette a chi ha violato la legge di essere riammesso alla competizione elettorale, ho pensato tra me e me, come già è avvenuto per le altre leggi ad personam, che il Presidente della Repubblica si era comportato da Ponzio Pilato, lavandosene le mani. Poi, stamattina, dalla lettura dei giornali ho appreso che il Colle avrebbe partecipato attivamente alla stesura del testo. Se così fosse sarebbe correo visto che, invece di fare l’arbitro, avrebbe collaborato per cambiare le regole del gioco mentre la partita era aperta» afferma in una nota il presidente dell’Italia dei Valori, che aggiunge: «Allora, c’è la necessità di capire bene il ruolo di Napolitano in questa sporca faccenda onde valutare se non ci siano gli estremi per promuovere l’impeachment nei suoi confronti per aver violato il suo ruolo e le sue funzioni». «Lo dico – prosegue – con tutto il rispetto per la sua funzione ma anche con il dovere che spetta ad una forza politica presente in Parlamento che deve salvaguardare la democrazia. Da subito – avverte – ci attiveremo per mobilitare i cittadini onesti con una grande manifestazione a difesa della Costituzione contro quest’ennesima legge ad personam».
MANIFESTAZIONE IL 13 MARZO – Anche il Pd e il centrosinistra hanno deciso di scendere in piazza per protestare contro il decreto «interpretativo» con cui il governo è intervenuto sul caso delle liste non ammesse alle Regionali. La manifestazione nazionale si terrà a Roma il prossimo 13 febbraio. Manifestazioni locali si terranno a Roma e a Milano questo pomeriggio. E a proposito così scrive il presidente dei deputati Pd Dario Franceschini, in un commento pubblicato su twitter: «E’ un decreto che calpesta le regole senza vergogna. Subito in piazza e in parlamento contro il governo e per difendere la democrazia violentata».
MA IL PD SI SMARCA DALL’ATTACCO AL CAPO DELLO STATO – Tuttavia anche se sostiene una manifestazione comune con tutto il centrosinistra, Il Pd respinge l’attacco a Napolitano fatto da Di Pietro. «Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non poteva esimersi dal firmare il decreto del Governo per le elezioni regionali» ha spiegato Massimo D’Alema, presidente del Copasir ed esponente di spicco del Partito democratico. «Il Presidente poteva opporre un problema di costituzionalità per una norma sostanziale», ha detto D’Alema, mentre questo non poteva avvenire per «una forma interpretativa». «La responsabilità politica è del governo» ha attaccato. «C’è una casta pasticciona che si autoassolve, siamo di fronte a un atto d’arroganza».
LA DIFESA DEL PDL – Gli attacchi di Di Pietro al capo dello Stato scatenano la reazione del centrodestra, questa volta a difesa di Napolitano. «Nessuna campagna elettorale può legittimare un attacco al capo dello Stato, la cui autorevolezza, il cui prestigio sono noti a tutti i cittadini italiani, come garante della Costituzione e del senso alto delle istituzioni» ha dichiarato il presidente del Senato Renato Schifani.
«Il decreto approvato venerdì, e controfirmato dal Presidente della Repubblica, ha il piccolo obiettivo di consentire a tutte le forze politiche significative, nel Lazio e in Lombardia, di potersi presentare alla competizione elettorale. Di conseguenza, coloro che alzano la voce, parlano di colpo di mano, addirittura di Pinochet e di golpe o parlano a vanvera, da quei piccoli demagoghi che sono, o non sanno di cosa parlano» gli fa eco in una nota il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto.
FINI – «La via del decreto mi sembra il male minore, e tutto quello che è stato detto e che si sarebbe verificato in mancanza di una interpretazione autentica della legge»: sottolinea invece il presidente della Camera, Gianfranco Fini che poi difende il capo dello Stato dalle accuse di Di Pietro. «La prima cosa che non bisogna fare è tirare in ballo, in nessun modo, il Capo dello Stato. Non da quella parte dell’opposizione che lo accusa di essere di parte o come Ponzio Pilato – ha detto ancora Fini – nè da quella parte di maggioranza che, dietro la firma, si nasconde per dire che è la prova della bontà del decreto». «Invocare addirittura l’impeachment – ha concluso Fini – significa perdere una buona occasione per tacere o per poter studiare in modo un po più approfondito la Costituzione. La posizione di Di Pietro è francamente incomprensibile e comunque inaccettabile».
CASINI– Critico invece verso il decreto è il leader dell’Udc Pierferdinando Casini: «Alla fine posso essere anche contento che abbiano riammesso le liste, ma il messaggio che passa al paese è devastante. Il messaggio è che le regole valgono solo per i deboli, mai per i forti». «Ora ci devono spiegare – ha concluso Casini – perchè noi dobbiamo essere i fessi che rispettano le regole e, se non le rispettiamo, perchè manca ad esempio un timbro, siamo esclusi dalle elezioni di Trento e invece chi fa il forte va sempre avanti. Per loro c’è sempre il nemico. Ma qui dove è il nemico? Dove sono i giudici comunisti? Il complotto contro Berlusconi? Non c’è stato nessun complotto. È solo che hanno litigato sino all’ultimo per cambiare i posti nelle liste e sono arrivate fuori tempo».
Redazione online