INCHIESTA APPALTI. No del gip di Perugia alla scarcerazione della «cricca»
PERUGIA — Pur di aggiudicarsi gli appalti gli imprenditori erano disposti a pagare persino il banchetto di nozze di un’impiegata del Dipartimento che gestiva i Grandi Eventi. Provvedevano alle spese di funzionari e dirigenti. Basti pensare che i tessuti per arredare la casa del figlio di Angelo Balducci furono addebitati alla «società Maddalena, che ha realizzato il palazzo delle conferenze per il G8». Le rivelazioni sono contenute nella relazione trasmessa dai pubblici ministeri di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi al giudice per chiedere di negare la scarcerazione allo stesso Balducci, a Mauro Della Giovampaola e all’imprenditore Diego Anemone, in cella come Fabio De Santis (che però non ha ancora presentato alcuna istanza), tutti accusati di corruzione. Argomenti che sono stati ritenuti validi, tanto che la richiesta della difesa per la remissione in libertà è stata negata ieri sera dal gip Paolo Micheli.
Balducci (Ansa) |
Il banchetto di nozze – I magistrati umbri ricostruiscono la rete di relazioni e scrivono: «Ciò che si era creato nell’ambiente della gestione degli appalti sui Grandi Eventi era proprio una totale e completa “mercificazione” di tutto il sistema a favore di interessi privati, possibile proprio grazie alla connivenza di tutti o quasi dei centri decisionali interessati e degli organismi dotati dei relativi poteri di spesa. È di tutta evidenza come all’interno del Dipartimento la corruzione interessasse proprio tutto il sistema nel suo complesso e non solo il solo vertice. Le numerosissime conversazioni intercettate infatti danno modo di comprendere come Diego Anemone e gli altri imprenditori “graditi” nell’ambiente avessero contatti quotidiani non solo con i dirigenti dell’ufficio, ma con la struttura nel suo complesso, occupandosi delle esigenze di tutti i dipendenti (dal pagamento del rinfresco di matrimonio alla singola impiegata, al procacciamento di finanziamenti in banca a chi era incaricato di gestire i mandati di pagamento, alla generica consegna di buste dal contenuto vago, alla dazione di regali di Natale di elevato valore per i vari funzionari) con favori e regalie distribuiti a tutti i livelli gerarchici, così da garantirsi effettivamente l’aggiudicazione e la successiva gestione di appalti in spregio a tutti i principi di imparzialità e buon andamento della pubblica amministrazione, con ingente danno economico pubblico». La tesi dei pubblici ministeri, accolta dal giudice, evidenzia «una vera e propria comunanza di interessi tra i pubblici funzionari e imprenditori che non si spiega e si giustifica con conoscenze pregresse o nate in occasione di contatti lavorativi, ma va ben oltre fino al completo asservimento dei poteri pubblici a quelli estranei alla pubblica amministrazione, con mercificazione della funzione pubblica a esclusivo vantaggio dei privati».
Le società di Balducci – È in un documento trasmesso ai carabinieri del Ros il 3 marzo che si ricostruisce la vicenda relativa ai tessuti acquistati dalla moglie di Balducci nel settembre 2008 per arredare la casa del figlio Filippo. In una telefonata intercettata il 30 settembre la titolare del negozio Foresti aveva avvisato Anemone «del fatto che la scelta era stata particolarmente onerosa, chiedendogli poi l’autorizzazione alla consegna del materiale e alla relativa spesa». Balducci ha sostenuto durante l’interrogatorio davanti al giudice che quei soldi furono da lui restituiti all’imprenditore. Ma è una versione alla quale i pubblici ministeri non credono, soprattutto dopo aver acquisito le fatture. E infatti nella relazione sottolineano come «i relativi documenti fiscali del negozio Foresti sono stati emessi a favore della società Maddalena, società consortile costituitasi per la realizzazione dell’appalto del palazzo delle conferenza nell’ambito del G8. A riprova del fatto che, anche per le fatturazioni, la gestione dei costi per la realizzazione delle opere, era gestita in modo del tutto “privato” a solo discapito dei conti pubblici su cui, alla fine, andavano a gravare indirettamente anche i “favori” elargiti dall’imprenditore per il pubblico funzionario connivente che gli garantiva l’aggiudicazione della pubblica gara». Nella relazione i magistrati affrontano anche i rapporti tra l’alto funzionario e l’imprenditore che si è aggiudicato numerosi lavori per il G8, i mondiali di nuoto e la celebrazioni dell’anniversario dell’Unità d’Italia. Balducci ha sostenuto che si tratta di un legame «totalmente ininfluente rispetto all’aggiudicazione delle gare e alla successiva gestione degli incarichi assunti». I magistrati sottolineano invece come «non ci si limita alla frequentazione personale, come risulta dalla documentazione acquisita, coinvolge una vera e propria comunanza di interessi economici con intrecci societari assolutamente inopportuni prima che illeciti».
Le donne a Venezia – Un intero capitolo è dedicato all’attività di Della Giovampaola, delegato al G8 a La Maddalena che — come evidenziano i rappresentanti dell’accusa — «inizialmente aveva addirittura negato di essere un pubblico funzionario» e poi aveva sostenuto «di non avere né poteri di spesa, né di gestione tali da potergli garantire il soddisfacimento delle esigenze di questo o di quel privato imprenditore interessato alla realizzazione delle opere». I magistrati sottolineano invece come questo sia «in contrasto con gli esiti dell’attività tecnica e con l’ammissione dello stesso funzionario di avere la possibilità di affidare consulenze tecniche (una al figlio del magistrato Achille Toro) di non poco valore e ciò non appare altro che potere decisionale e di relativa spesa». Della Giovampaola ha anche negato di aver avuto incontri con prostitute all’hotel Gritti di Venezia insieme al collega De Santis organizzati da un dipendente di Anemone. Scrivono i pubblici ministeri: «Le sue affermazioni appaiono al limite del grottesco solo scorrendo le conversazioni di quella giornata (alcune con toni eloquenti e a tratti boccacceschi) e dunque si può desumere come la prestazione sessuale, sollecitata dagli stessi funzionari, sia stata comunque offerta, al di là del fatto che il rapporto sia poi stato consumato».
Fiorenza Sarzanini