Il leader Pd: «Subito Senato federale e riduzione dei parlamentari». Summit da Berlusconi con Bossi e il figlio Renzo. Sul tavolo giustizia, federalismo e il dopo-Zaia
L’arrivo di Renzo Bossi al vertice notturno di Arcore (Ansa) |
MILANO – Sulle riforme, dopo l’appello di Napolitano, parte il confronto nella maggioranza. Confronto organizzato lunedì sera a Villa San Martino, la residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore. Al centro della discussione tra il leader della Lega Umberto Bossi e il premier, primo passo in vista dell’ufficio di presidenza del Pdl previsto mercoledì a Roma, c’è la ricerca di un complesso equilibrio tra federalismo, semipresidenzialismo alla francese e riforma della giustizia. Una partita che passa anche per un inevitabile mini rimpasto di governo reso necessario dall’elezione del ministro dell’Agricoltura, Luca Zaia, alla presidenza della Regione Veneto.
IL SUMMIT – Il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, e Sandro Bondi sono stati tra i primi a varcare i cancelli della dimora brianzola del Cavaliere. A rappresentare il Carroccio, oltre a Bossi, tutto lo stato maggiore: il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli, il titolare dell’Interno Roberto Maroni, il neo-presidente del Piemonte Roberto Cota e pure Renzo, figlio di Umberto, appena eletto consigliere regionale in Lombardia. Tra gli ultimi ad arrivare, dopo le 21, il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl Ignazio La Russa. Obiettivo leghista è quello di capitalizzare il più possibile la recente vittoria elettorale mettendosi alla guida di una sorta di «cabina di regia» delle riforme che avrà tra i primi punti in agenda il taglio del numero di parlamentari. Tra gli argomenti sul tavolo anche la formazione delle giunte regionali appena rinnovate e il possibile avvicendamento tra Zaia e un esponente del Pdl al ministero delle Politiche agricole. Galan o Ghigo, i papabili.
MORIRE LEGHISTI? Intanto all’interno della stessa maggioranza c’è chi teme il protagonismo della Lega. FareFuturo, la fondazione di Gianfranco Fini, chiede al Pdl «di battere un colpo, per non morire tutti leghisti». A FareFuturo replica a stretto giro il coordinatore del Pdl, Sandro Bondi: «FareFuturo emette ancora una volta una nota stonata. L’agenda, il cammino delle riforme, così come la natura ed il ruolo del Pdl, sono sempre stati saldamente in mano al Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nell’ambito di un’alleanza con la Lega Nord di Umberto Bossi improntata ad un rapporto di leale collaborazione e di reciproco rispetto».
I PALETTI DI BERSANI – E l’opposizione? Il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, si rivolge a Bossi e Berlusconi dicendo che è finito il tempo delle chiacchiere e che bisogna intervenire davvero sui temi economici e sociali perché, avverte: «se passiamo ancora un anno o due a chiacchierare di riforma istituzionale senza nulla concludere e dimenticandoci di quello che chiede il paese, cioè di intervenire sulla crisi, o il distacco dei cittadini dalla politica è destinato a diventare una voragine». Secondo Bersani, ospite di Otto e mezzo, bisogna perciò «partire da un piano anticrisi. Si può discutere di riforme, noi i nostri paletti e le nostre proposte le abbiamo dette ma loro cosa dicono? Cosa hanno detto fin qui di preciso?». Il segretario del Pd si augura che nel colloquio Bossi e Berlusconi «si chiariscano le idee e che vengano poi in Parlamento». Infine Bersani propone di partire da un paio di punti su cui «sono tutti d’accordo: il Senato federale e la riduzione del numero dei parlamentari, domani mattina facciamo quelle – suggerisce -. Ma di chiacchiere ne abbiamo fin sopra i, pochi peraltro, capelli». Infine Bersani non esclude la sua candidatura a premier nel 2013, «ma non è questo il momento di parlarne».
Redazione online
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