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Berlusconi: «Il declino dell’Italia non c’è»

Industriali favorevoli al federalismo fiscale. Trichet elogia Tremonti: ha lavorato bene. Il premier: avanti con le riforme, più poteri al governo. Ma Marcegaglia: è la crisi peggiore degli ultimi 50 anni

 

Silvio Berlusconi al forum di Confindustria a Parma (Ansa)

PARMA – Il declino dell’Italia non esiste, è solo una montatura dei detrattori del governo. Lo ha detto a gran voce il premier Silvio Berlusconi intervenendo al forum sul futuro organizzato da Confindustria per celebrare i 100 anni dell’associazione. «Nel 2010 – ha spiegato il presidente del Consiglio – saremo il Paese con il più basso deficit primario, cioè al netto del debito pubblico. E nel 2009 abbiamo avuto una diminuzione del Pil contenuta, del 5%. Come Germania, Gran Bretagna e Giappone e molto più bassa di altri Paesi della Ue. Siamo afflitti purtroppo da problemi storici, dal debito ereditato dal passato alla forte evasione fiscale, ma ci stiamo muovendo in tutte le direzioni per cambiare questo stato di cose». In particolare, Berlusconi ha spiegato che il governo ha adottato almeno 12 provvedimenti anti-crisi che hanno permesso all’Italia di registrare risultati, in termini economici, molto migliori rispetto a quelli di altri paesi europei e, per alcuni indicatori, anche degli Stati Uniti. Insomma, ha sottolineato, «il declino dell’Italia davvero non si vede». Tuttavia era stata proprio la padrona di casa, la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, a lanciare il monito: «Uniamo le nostre forze, voltiamo pagina. E’ la crisi peggiore degli ultimi 50 anni: tutti, governo, imprese e sindacati dobbiamo lavorare per evitare il peggio. Dati scientifici dimostrano che il Paese sta declinando».

LE RICHIESTE DEGLI INDUSTRIALI – La Marcegaglia ha avanzato anche le richieste del mondo delle imprese al governo. In particolare «entro 2 mesi, un impegno preciso e forte di investimento di almeno un miliardo in ricerca e di circa 1,5 miliardi sulle opere infrastrutturali che devono crescere». La presidente ha detto di non volere sentire più «promesse generiche» e di auspicare entro il 2010 «un impegno per tagliare la spesa pubblica corrente e conseguentemente tagliare le tasse sui lavoratori e sulle imprese». Gli imprenditori chiedono «impegni e tempi precisi» e per questo Marcegaglia propone «un taglio di spesa pubblica pari all’1% del pil all’anno per tre anni». In questi mesi, ha aggiunto, «le imprese e i lavoratori hanno tirato la cinghia, non è possibile che lo Stato non lo faccia». Dal canto loro le imprese non staranno a gaurdae: «Lanceremo la sfida di una crescita del 2% di Pil all’anno per tre anni: questo vuol dire 50 miliardi di euro in più di ricchezza e 700mila posti di lavoro in più. E’ una sfida importante che tutti noi dobbiamo portare avanti». La Marcegaglia ha poi detto che gli imprenditori sono favorevoli al federalismo fiscale: «Vogliamo che si vada avanti». Poi una bacchettata al Pdl: «I neoeletti presidenti di Calabria e Campania, come primo atto, sono andati a Palazzo Chigi a chiedere una dilazione del rientro del deficit in campo sanitario. Così si incomincia male, questo non è federalismo». E ancora: «Il federalismo fiscale va fatto», ma questo vuol anche dire responsabilizzare i presidenti delle regioni, e per questo chi non riesce a tenere i conti «deve andare a casa e non deve essere più rieletto».

GLI ELOGI DI TRICHET – Parole positive nei confronti della politica economica italiana erano state pronunciate nella stessa sede dal numero uno della Banca centrale europea, , Jean Claude Trichet: «La prospettiva di medio termine ha guidato la politica di bilancio in Italia durante la crisi. Il ministro dell’Economia ha resistito alle pressioni per l’introduzione di stimoli fiscali che vadano oltre l’alleggerimento che deriva dall’azione degli stabilizzatori automatici. Questa è una strategia appropriata, dato il suo scottante debito pubblico e in prospettiva della sua evoluzione nel lungo termine». Il presidente dell’Eurotower ha poi elogiato il sistema bancario italiano: «Le banche italiane, rispetto ai colleghi europei e del resto del mondo, hanno dimostrato un elevato livello di lucidità» e l’Italia nel complesso «ha una finanza privata sana, che non è mai caduta negli eccessi finanziari del recente passato. Resta un’economia manifatturiera, dove la finanza è il primo e principale supporto all’economia reale. La forte propensione al risparmio e la prudenza delle banche rappresentano quindi una piattaforma solida dalla quale l’economia può ripartire».

«PIU’ POTERI AL GOVERNO» – Di fronte alla platea degli industriali Berlusconi non si è limitato a parlare di economia e ha colto l’occasione per rilanciare il tema delle riforme, in particolare nel campo del fisco e della giustizia. E sull’assetto istituzionale ha ricordato, come già aveva fatto durante la conferenza stampa con Nicolas Sarkozy all’Eliseo, che la Costituzione attribuisce tutti i poteri al Parlamento mentre il governo non ne ha nessuno: «I padri costituenti – ha detto Berlusconi – hanno definito un assetto istituzionale che dà tutti i poteri alle assemblee parlamentari: l’esecutivo non ha nessun potere nel nostro sistema costituzionale». La riforma costituzionale, ha aggiunto, andrà affrontata con il contributo di tutti ma l’orientamento della maggioranza è per una riforma semipresidenziale sul modello francese con però l’elezione contemporanea del Parlamento e del presidente del consiglio, per evitare eventuali problemi di colori diversi e coabitazioni forzate come avvenuto in diverse legislature in Francia. In ogni caso, ha puntualizzato, è importante «dare al presidente del consiglio gli stessi poteri di intervento che hanno i suoi colleghi europei». Ha poi citato a titolo di esempio il piano casa del governo, definito una «idea geniale», che ancora non ha trovato attuazione: «E non parliamo delle regioni di segno opposto al nostro dove la legge non è stata presa in considerazione, ma neanche nelle nostre regioni».

LA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA – Berlusconi ha poi ribadito l’intenzione di portare a termine la riforma della giustizia («Io sono il più grande imputato a livello europeo, queste cose le so, anche se contro di me sono stati intentati processi ridicoli solo a scopo politico») per un ammodernamento del campo penale, con la separazione delle funzioni tra pm e giudici, e per la riduzione dei tempi della giustizia civile. Il leader del Pdl è poi tornato ad attaccare la Corte costituzionale accusata di avere una maggioranza di giudici di sinistra che assecondano le richieste di «una certa corrente della magistratura che si oppone a tutte le leggi che considera scomode».

Redazione online

Berlusconi: «Il declino dell’Italia non c’è»ultima modifica: 2010-04-10T15:47:53+02:00da
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