Dopo la notizia della “confessione” dei tre operatori di emergency. Il portavoce di Helmand: «Il Times mi ha citato in modo sbagliato». La Russa: «Possibile avere accanto infiltrati»
L’ingresso dell’ospedale di Lashkar Gah (Ansa) |
Dopo le accuse contro i tre operatori di Emergency arrestati sabato nell’ospedale di Lashkar Gah, dagli afghani arriva un parziale dietrofront. «Il Times di Londra mi ha citato in modo sbagliato, soprattutto per il riferimento di un legame fra gli italiani e Al Qaeda e oggi ha chiesto scusa – ha precisato il portavoce del governo di Helmand, Daud Ahmadi -. Tutto quello che ho da dire è quello che ho dichiarato il primo giorno e non aggiungo altro perché le indagini sono ancora in corso».
CONFESSIONE – Annunciando l’arresto di nove persone, Ahmadi aveva detto che le armi trovate nell’ospedale di Emergency servivano per un complotto pro-talebani teso a uccidere il governatore Goulab Mangal. Poi era arrivata la notizia della presunta confessione dei tre italiani, definita «non credibile» da Emergency. L’ambasciatore italiano Claudio Glaentzer ha incontrato il governatore Mangal a cui ha ribadito «la fiducia delle autorità italiane nelle leggi afghane», chiedendo comunque «un’accelerazione delle indagini per poterne conoscere i risultati al più presto». «Comunque spetta al governo centrale – ha concluso Ahmadi – decidere se rilasciare i tre fermati in Helmand o trasferirli a Kabul».
INDAGINE – Dunque va avanti l’inchiesta dei servizi di informazione afghani sulla vicenda delle armi rinvenute nell’ospedale di Lashkar Gah (pistole, granate e due cinture esplosive) e sul fermo dei nove operatori. «Non posso formulare alcuna dichiarazione perché le indagini continuano – ha detto Zamaray Bashary, portavoce del ministero dell’Interno a Kabul – e per il momento non si può fare alcuna ipotesi sugli sviluppi della vicenda».
LA RUSSA – Dall’Italia il ministro della Difesa Ignazio La Russa invita Gino Strada a essere più prudente e «evitare di accusare il governo afghano, di gridare al complotto della Nato e di tirare dentro il governo italiano». Sarebbe più saggio se «prendesse le distanze dai suoi collaboratori, perché può sempre succedere di avere accanto, inconsapevolmente, degli infiltrati» afferma il ministro in un’intervista a La Stampa, nella quale paragona il caso che ha scosso Emergency a quello di altri «infiltrati», come le Br con il Pci o i Nar con l’Msi. Per il ministro, in ogni caso, «la storia del complotto non sta in piedi». «Se le autorità afghane – afferma – avessero fatto un imbroglio contro Emergency ci saremmo arrabbiati anche se il loro orientamento politico è noto a tutti. Quanti esponenti di sinistra abbiamo salvato negli scenari di guerra?». Se venisse accertata la colpevolezza degli operatori italiani, per La Russa, «il danno per l’Italia militarmente impegnata in Afghanistan sarebbe gravissimo».
Redazione online