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Gli afghani: «Confessano i tre italiani» Ma Emergency: parole non credibili

La Cnn: Sono coinvolti anche nella morte dell’interprete di Mastrogiacomo del 2007. La notizia diramata dal quotidiano britannico Times. Il ministro Frattini: è ancora da verificare.

L’annuncio delle “confessioni” sull’edizione online del Times

I tre italiani arrestati dalla polizia afghana nella provincia di Helmand avrebbero «confessato» il proprio ruolo nel complotto per assassinare il governatore Gulab Mangal. Lo hanno riferito funzionari afghani al quotidiano britannico Times. «Tutti e 9 gli arrestati hanno confessato», ha detto il portavoce del governatore di Helmand, Daoud Ahmadi: «Erano accusati di avere legami con Al Qaeda e i terroristi. Hanno riconosciuto il proprio crimine. Hanno detto che c’era un piano per compiere attentati suicidi negli affollati bazar, il compound del governatore Gulab Mangal, che volevano uccidere». Anche l’agenzia Ansa ha detto di avere ricevuto conferme da autorità provinciali afghane su ammissioni da parte degli italiani fermati. E alla Cnn le stesse fonti afghane hanno aggiunto che i tre sarebbero pure coinvolti nella morte di Adjmal Nashkbandi, l’interprete dell’inviato di Repubblica Daniele Mastrogiacomo: quest’ultimo venne rapito il 5 marzo 2007 assieme all’autista Sayed Haga, ucciso immediatamente, e apunto a Nashkbandi. Dopo 14 giorni Mastrogiacomo fu rilasciato mentre il suo interprete, liberato ma subito ripreso dai talebani, fu ucciso venti giorni più tardi. Sembrerebbe tuttavia che i tre in quel periodo facessero sì parte di Emergency, ma fossero impegnati in altre aree del mondo. Per il ministro degli esteri Franco Frattini, in ogni caso, «l’eventuale confessione dei tre è da verificare, noi aspettiamo il risultato delle indagini. Vi sono dei fatti, sono state trovate armi molto pericolose nell’ospedale gestito da Emergency. Quindi noi tutti vogliamo conoscere la verità, in fretta».

«ARMI NELLE SCATOLE DI FARMACI» - «Nel corso delle perquisizioni abbiamo trovato esplosivi, comprese delle granate, cinture esplosive ed armi nascoste nelle scatole delle medicine», ha aggiunto il portavoce, precisando che gli esplosivi «sono stati introdotti in Helmand camuffati da rifornimenti medicali». Secondo Ahmadi, «i fermati avevano legami con la Shura Quetta talebana, il consiglio ribelle in esilio in Pakistan e sono stati »pagati 500 mila dollari per compiere l’attacco». «L’intelligence ha controllato l’ospedale per oltre un mese», ha aggiunto. Il piano dei fermati era quello di «compiere attacchi suicidi nei bazar e poi attendere la visita del governatore ai feriti per ucciderlo».

«PAROLE NON CREDIBILI» – La notizia non ha ancora trovato conferme ufficiali da parte italiana. Dal canto sui Emergency, che già aveva preso le difese dei suoi operatori e puntato il dito contro il governo afghano che non vede di buon occhio il ruolo super partes dei medici impegnati nel territorio di guerra, ha fatto sapere che le dichiarazioni del portavoce del governatore di Helmand «non hanno alcuna credibilità», esattamente «come le cose dette ieri». «Quello che ci dicono dall’Afghanistan dopo aver visto i nostri medici – aggiunge il portavoce, Maso Notarianni – è che le cose stanno in tutt’altro modo. E le stesse dichiarazioni del ministro dell’Interno afghano confermano le nostre tesi». «È una bufala – dicono ancora a Emergency -. A noi non risulta niente di tutto ciò che è stato scritto. Siamo fermi alle notizie che questa mattina ci ha fornito l’ambasciatore italiano in Afghanistan». Dall’ associazione è stato inoltre fatto notare che, anche a causa del fuso orario, a quest’ora è impossibile avere ulteriori notizie.

LA VISITA DELL’AMBASCIATORE – I tre connazionali, in ogni caso, stanno bene. L’ambasciatore italiano a Kabul Claudio Glaentzer, secondo quanto si apprende da fonti della Farnesina, li ha infatti incontrati domenica mattina e li ha trovati «in buone condizioni». L’infermiere Matteo Dell’Aira (coordinatore medico), il chirurgo d’urgenza Marco Garatti, veterano dell’Afghanistan e il tecnico della logistica Pagani, secondo quanto si è appreso, sono ancora in stato di fermo dopo che una perquisizione nell’ospedale di Emergency ha portato al ritrovamento di armi ed esplosivo I tre italiani al momento si trovano in una struttura dei servizi di sicurezza afghani dove sono stati interrogati.

MANIFESTAZIONE CONTRO EMERGENCY – Intanto centinaia di persone hanno manifestato oggi davanti all’aspedale di Emergency a Lashkar Gah, chiedendone a viva voce la chiusura. Lo hanno riferito fonti giornalistiche locali. Le organizzazioni tribali della provincia hanno organizzato una dimostrazione ostile all’attività dell’associazione. «La gente ha chiesto a gran voce la chiusura dell’ospedale – ha detto un giornalista che ha seguito la protesta – sostenendo che con la sua attività Emergency aiuta i talebani e costituisce un pericolo per la sicurezza della provincia».

Redazione online

Gli afghani: «Confessano i tre italiani» Ma Emergency: parole non credibiliultima modifica: 2010-04-12T00:37:31+02:00da
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