Informati Subito

Grandi Eventi, le carte dell’inchiesta “Così fu comprata la casa per Scajola”

I pm: fondi del costruttore Anemone nell’interesse del ministro. «Soldi in nero con 80 assegni per l’immobile di Scajola». Tracce dei conti esteri intestati ai funzionari pubblici, ricostruito il percorso del denaro

 

Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola (Ansa)

ROMA – I pubblici ministeri di Perugia rilanciano e svelano le nuove carte. Il ricorso contro l’ordinanza del giudice che ha respinto la richiesta di arresto del commercialista Stefano Gazzani, dell’architetto Angelo Zampolini e del commissario dei Mondiali di nuoto Claudio Rinaldi — indagati per aver partecipato alle attività di corruzione e riciclaggio nella gestione degli appalti per i Grandi eventi — elenca i riscontri alle accuse. Individua la traccia dei conti esteri intestati ai funzionari pubblici. Ricostruisce il percorso dei soldi utilizzati dal costruttore Diego Anemone per acquistare, tra il 2004 e il 2006, gli appartamenti poi intestati all’attuale ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola e al generale della Guardia di finanza Francesco Pittorru, al quale l’imprenditore chiedeva di tenerlo aggiornato sullo sviluppo delle inchieste avviate sul suo conto.

E così contesta la decisione secondo cui non è competente la Procura di Perugia: «Tutti i reati di cui si discute appaiono di competenza di questa autorità giudiziaria per la loro connessione con il reato associativo del quale è concorrente esterno anche il magistrato Achille Toro», il cui coinvolgimento aveva determinato il trasferimento in Umbria dell’inchiesta avviata due anni fa a Firenze. In particolare i magistrati ritengono che i tre siano inseriti in quella «cricca » di cui fanno parte l’ex provveditore alle Opere pubbliche Angelo Balducci, il suo successore Fabio De Santis, il funzionario delegato alla gestione del G8 a La Maddalena Mauro Della Giovampaola e lo stesso Anemone, che sarebbe riuscito ad accaparrarsi la fetta più grossa dei lavori. E per questo chiedono ai giudici del Riesame, che decideranno l’11 maggio, di riconoscere la loro titolarità a proseguire le indagini e disporre la cattura degli indagati.

Le ammissioni dell’architetto
Zampolini, interrogato la scorsa settimana, ha confermato il passaggio dei soldi transitati sul suo conto che era già stato ricostruito nei dettagli dalla Guardia di finanza, specificando di aver ricevuto da Anemone il denaro. Ma ha detto di non conoscere per quale motivo fossero stati acquistati immobili poi intestati al politico di Forza Italia e all’ufficiale delle Fiamme gialle in servizio presso l’Aisi, il servizio segreto civile. Del trasferimento delle somme all’estero destinate ad Angelo Balducci e Rinaldi si sarebbe invece occupato Gazzani. I pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi accusano i due funzionari di aver «autorizzato i lavori di implementazione del Salaria Sport Village di proprietà dello stesso Anemone e di Filippo Balducci (figlio del funzionario, ndr) abusando dei poteri connessi alla loro carica, in violazione della legge che gli stessi poteri prevedeva e a favore della società che ne traeva un indebito risparmio quantificato in 9 milioni di euro. Atto in relazione al quale ricevevano dalla parte privata la corresponsione di denaro per una somma allo stato non determinata che veniva girata in conti esteri intestati ai pubblici ufficiali». In particolare Rinaldi avrebbe ricevuto soldi su un conto aperto a San Marino, ma il suo avvocato Titta Madia spiega di aver «già depositato una memoria che dimostra come quei soldi, depositati da sua madre, non fossero affatto destinati a lui».

Le case regalate
La prima operazione per l’acquisto di un immobile risale al 6 luglio 2004. I magistrati l’hanno ricostruita nei dettagli. Quel giorno «Zampolini versa 900 mila euro in contanti su un conto dell’agenzia 582 della Deutsche Bank di Roma». Subito dopo «ottiene l’emissione di 80 assegni circolari all’ordine di Barbara e Beatrice Papa per valuta corrispondente, per l’acquisto nell’interesse di Claudio Scajola di un immobile intestato al suddetto». Accusano i pubblici ministeri: «In questo modo trasferiva denaro e compiva operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro provenienza da delitti contro la pubblica amministrazione». Secondo le verifiche compiute dalla Guardia di finanza la casa sarebbe costata circa un milione e mezzo di euro e la somma gestita dall’architetto sarebbe stata versata «in nero». L’indagine mira adesso a verificare per quale motivo Anemone abbia deciso di comprare un appartamento di prestigio per Scajola, all’epoca ministro dell’Attuazione del programma, dopo essere stato ministro dell’Interno fino al 2 luglio 2002 quando si era dimesso dopo la pubblicazione di sue frasi offensive nei confronti di Marco Biagi, il giuslavorista assassinato a Bologna dalle Brigate rosse.

Ma Guardia di finanza e carabinieri del Ros devono verificare se il passaggio dei soldi possa essere legato proprio agli appalti che lo stesso Anemone aveva ottenuto dal Viminale. Il ministro Scajola si dice «disgustato per la violazione del segreto istruttorio». Lo stesso meccanismo per il trasferimento del denaro Zampolini lo aveva già utilizzato il 2 aprile 2004. In quel caso l’architetto aveva «versato 285 mila euro in contanti presso la stesso istituto di credito e ottenuto l’emissione di 29 assegni circolari all’ordine di Monica Urbani per valuta corrispondente, per l’acquisto nell’interesse di Francesco Pittorru da destinare a Claudia Pittorru, figlia del suddetto». Anche due anni dopo, esattamente l’8 giugno 2006, Zampolini si occupa di un acquisto per conto del generale. Infatti «versa 520 mila euro sul conto corrente e ottiene assegni circolari all’ordine di Rosa e Daniela Arcangeletti, Rosa Anna e Nello Ruspicioni per l’acquisto di un immobile intestato allo stesso Pittorru e alla moglie Anna Maria Zisi».

Il finanziamento dei film
Nel registro degli indagati di Perugia è finito anche Lorenzo Balducci, il figlio attore del provveditore alle Opere pubbliche, per alcuni affari gestiti con Gazzani. Reato contestato: riciclaggio. In particolare il commercialista è accusato di aver «fatto versare denaro in contanti pari a un milione e duecentomila euro dal cognato Achille Silvagni intestato alla società “Stefano Gazzani Communications srl” di cui Silvagni è amministratore unico e facendo poi emettere assegni per un totale di un milione e centomila euro intestati alla Blu International. Compiva operazioni tali da ostacolare l’identificazione della loro provenienza da delitti contro la pubblica amministrazione poiché destinatario finale della somma appare essere stato Lorenzo Balducci che la Blu International aveva contrattualizzato per il film Uccidimi, opera mai realizzata». Proprio al giovane, l’architetto Zampolini avrebbe provveduto a intestare un appartamento acquistato nel 2004. Si legge nel capo di imputazione: «Versava sul proprio conto corrente della Deutsche Bank agenzia 582 denaro contante per 435 mila euro che nei giorni successivi permetteva l’emissione di assegni all’ordine di Manfredi Geraldini per valuta corrispondente, per l’acquisto nell’interesse di Angelo Balducci di un immobile intestato a Lorenzo Balducci».

Le false fatture
Tra i destinatari di soldi gestiti dal commercialista ci sono altri pubblici ufficiali, tra cui Della Giovampaola. I magistrati contestano al professionista «di aver emesso nel corso dell’anno 2009, in concorso con Michele D’Amelio legale rappresentante della società “Mi.Da”, fatture relative a operazioni inesistenti in favore di Della Giovampaola, Caterina Pofi, Valerio Sant’Andrea per un importo complessivo di 1 milione e 120 mila euro». Le fatture avevano come oggetto collaborazione professionale prestata con riferimento ai lavori realizzati nell’ambito delle opere realizzate per il G8 a La Maddalena, emesse al solo fine di documentare costi inesistenti per abbattere il reddito imponibile degli utilizzatori. Di fatto tutti hanno agito su consiglio e istigazione di Gazzani in qualità di commercialista, che procacciava la società nel cui nome emettere le fatture false e che provvedeva alla gestione del fittizio pagamento degli importi fatturati, che in realtà venivano restituiti ai soggetti utilizzatori, decurtati dall’Iva ». Di questi soldi le fatture per Della Giovampaola sono tre, ognuna per un imponibile di 250 mila euro e dunque per un totale di 750 mila euro.

Fiorenza Sarzanini

Grandi Eventi, le carte dell’inchiesta “Così fu comprata la casa per Scajola”ultima modifica: 2010-04-29T11:28:07+02:00da
Reposta per primo quest’articolo