Bonaiuti: «Nessuna epurazione». Il presidente della Camera sull’ex vice capogruppo: «Ha fatto bene il suo lavoro, a lui va la mia solidarietà»
Gianfranco Fini (Inside) |
MILANO – Torna alta la tensione nel Pdl. Pomo della discordia il caso Bocchino. Sul quale prende ora posizione il presidente della Camera, difendendo il deputato a lui vicino. «È evidente che l’onorevole Italo Bocchino sia stato dimissionato senza che ce ne fossero le ragioni, perché non mi risulta che avesse fatto male il suo lavoro, ha la mia solidarietà» ha detto il leader di Montecitorio a margine di un intervento all’università dell’Insubria dove ha spiegato anche di non avercela con la Lega). Le parole dell’ex leader di An arrivano all’indomani dell’affondo di Bocchino, che ha denunciato di essere stato «epurato» da Berlusconi, il quale a sua volta ha replicato dando dell’«insolente» al parlamentare finiano. Uno studente aveva chiesto a Fini se le dimissioni di Bocchino fossero la prova che non esiste la possibilità di esprimere il proprio pensiero nel partito. «Ieri – ha spiegato Fini – Bocchino ha potuto esprimere la sua posizione. Attenzione a non far credere che ci sia una dittatura o che stiamo per entrare in una dittatura. Questo non è vero. Quando c’è una dittatura non c’è alcuna possibilità di dire le proprie idee». «La mia – ha proseguito Fini – non è apologia della moderazione ma l’invito a non avvelenare di più le coscienze e a non seminare l’odio, e a non indurre chi non ha tutti gli elementi a dar vita ad una stagione che l’Italia ha già vissuto».
BOCCHINO -Prima del Consiglio dei ministri tenutosi in mattinata, anche Paolo Bonaiuti era tornato, nel corso di una intervista a sky Tg24 sulla vicenda legata a Bocchino. Non c’è stata nessuna «epurazione» nei suoi confronti, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. «Le dimissioni è lui stesso che le ha presentate e la firma in calce è la sua, non di Silvio Berlusconi o altri». Bonaiuti ha escluso categoricamente che il caso Bocchino e la tensione di nuovo acuitasi all’interno del partito di maggioranza relativa possa ripercuotersi sul governo. «Questo non può assolutamente accadere – ha detto – perché l’attività dell’esecutivo procede come sempre compatta, e si basa sull’attuazione di un programma molto preciso e comune di impegni presi con i nostri elettori, i quali ci continuano a premiare costantemente, come ha dimostrato la triplicazione di voti alla maggioranza alle ultime elezioni regionali».
IL PREMIER – Le parole di Fini su Bocchino sembrano destinate a sollevare un nuovo polverone tra il presidente della Camera e il premier. Proprio durante il Cdm Berlusconi è tornato sul rapporto con il cofondatore del Pdl spiegando di non aver «mai detto che Fini è un traditore». Il Cavaliere, a quanto si è appreso, avrebbe dunque negato di aver mai pronunciato nei confronti del presidente della Camera le frasi che gli sono state attribuite dai mezzi di informazione.
LEGA E LEGGE ELETTORALE – Conversando con gli studenti dell’università dell’Insubria, Fini ha anche affrontato il rema della legge elettorale, sostenendo che perché ci sia un rapporto elettori-territorio e anche per responsabilizzare l’eletto, al netto di tutto, «quello del collegio rimane il metodo più utile». «È di moda dire – ha aggiunto il presidente della Camera – che l’attuale legge elettorale è un porcellum perché ci sono dei nominati. Questo è vero, però attenzione perché quelli che dicono di rimettere le preferenze a volte sono gli stessi che dicevano che le preferenze erano la degenerazione della politica».
Redazione online
Due vignette per sorridere un po’…