Le dimissioni dopo la vicenda dei presunti fondi neri per l’acquisto di un appartamento: “Un ministro non può sospettare di abitare in una casa in parte pagata da altri”. Al suo posto forse Paolo Romani. La Procura conferma: Scajola non è indagato
“Sto vivendo da dieci giorni una situazione di grande sofferenza, sono al centro di una campagna mediatica senza precedenti. In un’inchiesta giudiziaria in cui non sono indagato. Per difendermi non posso continuare a fare il ministro”. E’ iniziata così la conferenza stampa di Claudio Scajola al Ministero dello Sviluppo Economico per annunciare le dimissioni dall’incarico. Secondo alcune indiscrezioni il viceministro Paolo Romani potrebbe sostituirlo al dicastero.
Intanto, la Procura conferma che l’ormai ex ministro non è indagato. E il procuratore della Repubblica di Perugia, Federico Centrone, annuncia che Scajola “si presenterà come persona informata dei fatti e come tale lo sentiremo”.
“Un ministro della Repubblica non può sospettare di abitare in una casa in parte pagata da altri. Questa è la motivazione principale, quella più forte che mi spinge a dimettermi, convinto di essere estraneo a questa vicenda”, ha aggiunto Scajola. “Se dovessi acclarare che la mia abitazione fosse stata pagata da altri senza saperne io il motivo, il tornaconto e l’interesse, i miei legali eserciterebbero le azioni necessarie per l’annullamento del contratto”.
Scajola ha ricordato di essere legato a Berlusconi “da un affetto profondo da lui ricambiato”. E, quanto al futuro del governo, ha osservato che le sue dimissioni “permetteranno all’esecutivo di portare avanti il lavoro importantissimo che sta facendo per l’Italia”.
Chiamato in causa nella vicenda di una compravendita di una casa con presunti soldi in nero , Scajola è rientrato ieri sera a Roma da una missione in Tunisia. E stamane avrebbe avuto un colloquio telefonico con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.