Arrivata a palermo la “nave della legalità”, a bordo 2.500 studenti. Le rivelazioni del procuratore nazionale Piero Grasso. Messaggio di Napolitano: massimo sostegno a indagini
![]() |
Gli studenti arrivati a Palermo per la commemorazione (Photomasi) |
PALERMO – Diciotto anni fa la strage di Capaci. Alle 17.58 del 23 maggio 1992, l’autostrada Palermo-Mazara del Vallo saltava in aria per mano mafiosa, sventrata dall’esplosione di 500 chili di tritolo. Quel cratere uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti di scorta Rocco Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani. Una delle pagine più buie della storia recente del Paese è stata ricordata domenica mattina dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha deposto una corona di fiori davanti alla stele lungo l’autostrada. Alla cerimonia ha partecipato il capo della polizia Antonio Manganelli.
GRASSO – Il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, che partecipa alla commemorazione nell’aula bunker del carcere Ucciardone, luogo simbolo della lotta a Cosa Nostra, ha fato un’analisi sullo stato delle indagini. «Non solo la mafia aveva interesse a eliminare Giovanni Falcone. Lui non voleva combattere la mafia e l’illegalità a metà, le voleva eliminare dalle fondamenta. Voleva tagliare le relazioni tra la mafia e gli altri poteri. E su questo le indagini sono ancora attuali» ha affermato il procuratore durante un incontro con gli studenti arrivati a bordo della “nave delle legalità”, attraccata domenica mattina al porto di Palermo. I ragazzi, partiti da Civitavecchia, in serata hanno avuto modo di confrontarsi con il procuratore Grasso, il capo dipartimento per la programmazione del ministero dell’Istruzione Giovanni Biondi, il responsabile per la legalità di Confindustria Antonello Montante, Andrea Colucci di Confcommercio e Giulio Bacosi, avvocato di Stato. I relatori hanno risposto alle domande degli studenti e Piero Grasso ha raccontato a lungo la sua amicizia con Falcone. «Il rapporto d’amicizia tra noi due – ha detto Grasso – è cominciato dopo il maxiprocesso. Poteva sembrare una persona altezzosa e sprezzante, ma nell’intimità, con gli amici, era una persona diversa: scherzosa, quasi demenziale, e molto affettuosa con i nostri figli. Aveva una grande forza, nonostante le avversità ogni volta si ritirava su ed era pronto a lottare di nuovo». Grasso ha quindi spiegato il mutamento che la mafia ha avuto dalle stragi a oggi: «Ha fatto un salto di qualità, ha capito che le stragi non pagano e cerca di rendersi invisibile. La forza della mafia oggi è questa: non ha visibilità e si ristruttura e si organizza negli affari, diventando sempre più potente». Pertanto, secondo Grasso, è importante educare i ragazzi alla legalità: «I problemi non si risolvono mettendo in carcere i mafiosi, ma se voi giovani riuscirete a costruire una classe dirigente che dica no alla mafia e all’illegalità». Biondi ha quindi evidenziato l’utilità dell’ora di Costituzione a scuola: «Aiuta a trasformare i principi della Costituzione in azioni civili, altrimenti la Costituzione rimarrebbe solo un libro». In chiusura, Montante si è rivolto ai ragazzi invitandoli a «indignarsi anche per poco e a non tollerare l’illegalità. Solo così il paese potrà tornare alla normalità».
NAPOLITANO – Il presidente Napolitano ha inviato un messaggio a Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso e presidente della fondazione “Giovanni e Francesca Falcone”: «Meritano il massimo sostegno le indagini tuttora in corso su aspetti ancora oscuri del contesto in cui si svolsero i fatti devastanti di quel drammatico periodo – scrive il capo dello Stato -. Esse potranno consentire di sgombrare il campo da ogni ambiguità sulle circostanze e le responsabilità di quegli eventi, rispondendo all’ansia di verità che accomuna chi ha sofferto atroci perdite e l’intero paese».
COMMEMORAZIONE – Come ogni anno, Palermo ricorda la tragedia con manifestazioni, celebrazioni e incontri. Al porto è arrivata la “nave della legalità”, con a bordo 2.500 studenti che hanno raggiunto l’aula bunker del carcere Ucciardone, luogo simbolo della lotta a Cosa Nostra: a conclusione del primo maxi-processo, istruito da Falcone e Borsellino, il 16 dicembre 1987 furono condannati, per la prima volta nella storia, i vertici della mafia. In quest’aula è in corso la commemorazione della strage, mentre in città sono stati allestiti cinque “villaggi della legalità” dove i cittadini possono conoscere da vicino l’attività di associazioni antiracket come Libera e Addiopizzo. Nel pomeriggio due cortei si snodano per le strade di Palermo per incontrarsi sotto l'”Albero Falcone”, nell’ora in cui si consumò la strage.
«PIÙ VICINI ALLA VERITÀ» – Alla commemorazione è presente anche Maria Falcone. «Siamo più vicini alla verità sulle stragi di Capaci e via D’Amelio – ha affermato all’Ucciardone -. Abbiamo ormai la certezza che a farle non fu solo la mafia. D’altronde Giovanni aveva detto che dietro alla mafia ci sono menti raffinatissime. Gli italiani hanno il diritto di sapere cosa ci fu dietro le stragi in cui morirono Giovanni Falcone e Paolo Borsellino». Oltre tremila persone stanno partecipando al convegno: i 2.500 studenti arrivati sulle due navi arrivano da 250 scuole, selezionate con un concorso nazionale indetto dal ministero dell’Istruzione e dalla Fondazione Falcone. Ricordano la figura del magistrato trucidato a Capaci insieme al ministro dell’Istruzione Gelmini, ai ministri dell’Interno e della Giustizia Maroni e Alfano, al procuratore Grasso e al procuratore di Palermo Francesco Messineo.
INTERCETTAZIONI – Quest’ultimo ha parlato del discusso disegno di legge sulle intercettazioni all’esame del Parlamento: «Teoricamente il ddl non riguarda indagini antimafia ma ne restringe l’utilizzo nelle inchieste ordinarie; spesso però le indagini antimafia prendono spunto da inchieste ordinarie, per cui restringendo le intercettazioni su quest’ultime si rischia di intervenire anche sulle indagine stesse. C’è un interesse a proteggere la privacy, ma tocca al potere legislativo cercare la formula giusta per bilanciare questo interesse con la necessità di fare le indagini nel modo migliore».
Redazione online