480 arresti tra gli attivisti a bordo della flottiglia assaltata da un commando israeliano. Tra questi 6 italiani. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiede la loro liberazione e un’inchiesta rapida e imparziale su quanto accaduto.
Il Consiglio di sicurezza dell’Onu, riunito a New York per esaminare l’attacco israeliano alla flottiglia di pacifisti diretta a Gaza, ha chiesto un’inchiesta e il rilascio degli attivisti e delle loro imbarcazioni. Con un equilibrismo linguistico frutto di tredici ore di negoziato al Palazzo di Vetro, il consiglio delle Nazioni Unite ha “condannato gli atti che hanno avuto come esito la perdita di vite di civili nell’incidente con la flottiglia al largo di Gaza”. In una nota il consiglio di sicurezza ha chiesto l’avvio di un’inchiesta che sia “rapida, imparziale, trasparente e credibile” e “l’immediato rilascio delle navi e dei civili” fermati da Israele.
Sono 480 gli attivisti della flottiglia internazionale arrestati dagli israeliani dopo il blitz di ieri contro la spedizione umanitaria internazionale, mentre altri 48 stanno per essere espulsi. Le 480 persone arrestate sono raggruppate nella prigione di Ashdod, nel sud d’Israele, mentre gli altri 48 sono stati condotti all’aeroporto internazionale di Ben Gurion per essere espulsi verso i loro paesi d’origine. Altri 45 attivisti, per la maggior parte di origine turca, sono stati ricoverati in diverse strutture. La Farnesina ha confermato che, sulla base “degli ultimi dati disponibili, sono 6 i connazionali detenuti” in Israele. Di questi – precisano fonti degli Esteri – due hanno doppia nazionalità, uno italo-tedesco ed uno italo-palestinese. Un funzionario italiano li incontrerà oggi, spiegano le stesse fonti.
Il ministero della Difesa israeliano ha però dichiarato che sarà impedito l’ingresso a Gaza a qualsiasi nuova nave di aiuti. Il sanguinoso epilogo del braccio di ferro tra la Marina israeliana e gli attivisti pro-palestinesi non impedirà alle forze armate dello stato ebraico di abbordare altre navi che si dovessero avvicinare a Gaza. E’ il monito lanciato da un ufficiale della Marina in vista dell’arrivo nelle acque davanti al territorio palestinese sottoposto a blocco navale della Rachel Corrie, un mercantile convertito in traghetto. “Abbiamo avviato un’inchiesta” sulla sparatoria di ieri, ha detto alla Nbc l’ufficiale, “e siamo pronti per la Rachel Corrie”.
Intanto un duro scontro a fuoco è avvenuto al confine fra la striscia di Gaza e il territorio israeliano, all’altezza del kibbutz israeliano di Nirim. Le pattuglie di confine stanno verificando se miliziani palestinesi si siano infiltrati in Israele. La popolazione ebraica nella zona vicina è chiusa nei rifugi, e gli allievi non hanno raggiunto le loro scuole.