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Fisco, addio cartelle esattoriali I sospetti evasori pagheranno in 90 giorni

Previsto anche il carcere per chi sfrutta le crisi delle imprese. La notifica di accertamento coinciderà con il versamento

 

ROMA – Addio alle iscrizioni a ruolo e tanti saluti alle cartelle esattoriali. Tra pochi mesi basterà l’avviso di accertamento dell’Agenzia delle Entrate, con le somme contestate dal fisco, per inchiodare gli evasori. Così, se oggi servono minimo due anni, due anni e mezzo, per ottenere il pagamento delle imposte dovute, domani lo Stato potrà avere ciò che gli spetta nel giro di 90 giorni. Non bastasse questo, c’è anche il nuovo accertamento sintetico, che permetterà al fisco di contestare la presunta evasione a chi spende troppo rispetto a ciò che guadagna e dichiara al fisco, salvo prova contraria a carico dei contribuenti. E se ancora non fosse sufficiente, basterà dire che arrivano le manette per gli imprenditori che truffano il fisco dopo aver chiesto una transazione sui debiti fiscali. O ricordare il nuovo redditometro, l’obbligo della fattura telematica sopra i tremila euro, lo stop alle compensazioni illecite tra crediti e debiti fiscali. Nei prossimi tre anni dalla lotta all’evasione arriveranno 20 miliardi di gettito in più. A regime il decreto con la manovra per la correzione dei conti pubblici assicurerà otto miliardi l’anno di maggiori entrate. «Per gli evasori, davvero, non ci sarà più scampo» garantisce Luigi Magistro, responsabile dell’accertamento dell’Agenzia delle Entrate. Benedetta la crisi dell’economia, dirà qualcuno.

Cartelle esattoriali
«Con un semplice tratto di penna è stato cancellato un sistema che risale all’ottocento. Oggi come allora il sistema per chiedere i tributi si basa sull’iscrizione a ruolo. Termini e procedure – sottolinea Magistro – risalgono alla notte dei tempi. Si fanno i controlli, si contesta la presunta evasione, e si manda l’avviso di accertamento». Siamo solo all’inizio. «C’è “l’iscrizione a ruolo”, che avviene entro un anno. Poi i ruoli vengono “caricati” dalla società di riscossione, cioè dagli esattori, che hanno nove mesi di tempo per notificare la “cartella di pagamento”. Da quel momento, se dopo sessanta giorni non arriva il pagamento di quanto richiesto, la società di riscossione può prendere provvedimenti esecutivi». Per arrivare alle ganasce all’automobile o al pignoramento dei beni, servono due anni, «Durante i quali sparisce tutto» dice Magistro. Separazioni fittizie con relativa intestazione dei beni al coniuge, cessioni ai prestanome, e il fisco resta a bocca asciutta. «Con l’esecutività dell’avviso di accertamento, per tutta la procedura bastano 90 giorni, e il rischio viene dimezzato». «Rischio notifica», lo chiamano proprio così i tecnici dell’Agenzia. «La gente si attacca a tutto. Contestano il ricevimento della raccomandata, l’indirizzo sbagliato. Fatto sta – spiega Magistro – che un terzo dell’intero contenzioso del fisco riguarda proprio le notifiche». D’ora in avanti tirarla per le lunghe non sarà più tanto conveniente: «Siamo sicuri che le nuove norme saranno un ottimo deterrente. Il nuovo sistema partirà dal luglio del 2011. Non subito, ma è una svolta epocale e anche noi dobbiamo organizzarci, perché con i tempi così stretti non possiamo proprio permetterci di sbagliare. É una sfida enorme anche per noi» assicura il direttore dell’Agenzia.

Il nuovo accertamento
L’altro strumento su cui i tecnici del fisco confidano moltissimo, anche per migliorare il rapporto di fiducia con i contribuenti, è la nuova metodologia per accertare i redditi evasi. «Oggi possiamo determinare il reddito di un cittadino basandoci su elementi induttivi. Prendiamo delle spese, come quelle per la casa, l’automobile, e risaliamo induttivamente ad un certo reddito. Se questo supera del 25% il dichiarato, per due anni consecutivi diamo corso all’accertamento. Ma il problema è proprio il contenuto induttivo: può voler dire tutto e niente». Qui entra in gioco anche il nuovo redditometro. «Con l’aggiornamento del sistema andiamo sul sicuro. Prendiamo le spese, le sommiamo e così stabiliamo il reddito. Contestiamo somme effettive: se paghi tanto non puoi guadagnare e dichiarare meno». L’accertamento automatico, poi, scatterà prima: basterà superare il reddito dichiarato del 20% in un solo anno. «Centomila euro spesi, per noi, significano centomila euro guadagnati. Salvo che tu non sia in grado di dimostrare che quelle spese siano state rese possibili ricorrendo ad altre fonti, che non ricadono nella tua base imponibile». Per esempio l’eredità della nonna, il prestito di un amico, i risparmi accumulati in passato. E occorrerà presentare le prove, per non farsi incastrare. Con il nuovo meccanismo di definizione del reddito si terrà conto anche della composizione familiare e del territorio, elementi finora sconosciuti al vecchio redditometro. «La contestazione viene rivolta sempre al singolo contribuente. Ma è chiaro che un conto è spendere centomila euro l’anno se si è single, diverso è spendere quella somma avendo cinque figli in famiglia ».

Il carcere per le truffe
La stretta sull’evasione è resa evidente dalle nuove regole sulle transazioni con il fisco chieste dalle imprese in crisi, quelle che non ce la fanno a pagare tutti i debiti fiscali. «L’accordo per il concordato fiscale si basa su una prospettazione dello stato di crisi fatta dall’impresa. Sono loro a dirci cosa hanno, e quanto possono pagare. Noi siamo pronti ad accettare queste transazioni, ma dobbiamo cautelarci di più rispetto ad oggi». Crisi e fallimenti, spesso condotti ad arte, sono uno dei canali privilegiati dell’evasione. «Chiederemo agli imprenditori una dichiarazione sostitutiva, e loro ne risponderanno penalmente, cosa che finora non succede» spiega Magistro. Le pene saranno molto severe. Se i beni sui quali il fisco può rivalersi in caso di mancato pagamento dell’importo concordato vengono alienati in modo fittizio c’è il carcere: da sei mesi a quattro anni se i beni occultati superano un valore di 50 mila euro. Da uno a sei anni se superano i 200 mila euro.

Compensazioni illecite
«Con il decreto si chiude un altro buco nero. Non sarà più possibile compensare i crediti fiscali con i debiti, se c’è una somma dovuta iscritta a ruolo. Scatta il divieto assoluto. Prima si paga la cartella, poi se resta qualcosa si può compensare» dice Magistro. dalla nuova stretta è atteso, a regime, un risparmio di quasi 2 miliardi di euro l’anno. La nuova norma fa il paio con quella dell’anno scorso che consente le compensazioni oltre una certa somma solo dopo che la certificazione dei debiti da parte dei commercialisti. Un sistema che quest’anno potrebbe portare un risparmio di quattro miliardi di euro. «Senz’altro possibile, se i dati di questi primi mesi saranno confermati», dice Magistro.

Mario Sensini

Fisco, addio cartelle esattoriali I sospetti evasori pagheranno in 90 giorniultima modifica: 2010-06-02T15:47:36+02:00da
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