Sarà il comitato direttivo centrale a decidere le modalità della protesta. Un «pacchetto» di due giorni deciso dalla giunta dell’Anm, su tempi e modi si decide sabato
Luca Palamara, presidente dell’Associazione nazionale magistrati (Ansa) |
ROMA – Magistrati sul piede di guerra contro la manovra. Tutte le toghe sciopereranno contro gli effetti del provvedimento varato dal governo, che contiene misure considerate «ingiustamente punitive». Lo ha deciso la giunta dell’Associazione nazionale magistrati. Tempi e modalità dell’astensione dal lavoro dei magistrati saranno decisi sabato dal «parlamentino» del sindacato delle toghe. Il «pacchetto» che i vertici dell’Anm proporranno al comitato direttivo centrale prevede anche giornate di protesta e mobilitazione con «sospensione delle attività di supplenza». E mentre le toghe promettono battaglia contro la manovra, una nota di Palazzo Chigi, sempre sulla manovra, prova a sgomberare il campo delle voci di possibili tensioni tra il premier e il ministro dell’Economia : «Fuori dai giochi e dagli intrighi di palazzo – si legge -, Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti hanno lavorato insieme e continueranno a lavorare insieme legati, oltre che dall’impegno di Governo, da una leale ed antica amicizia personale».
LA NOTA DI PALAZZO CHIGI – Nella nota di Palazzo Chigi in cui si afferma che il presidente del Consiglio sta lavorando con il ministro dell’Economia su due punti essenziali: la «manovra di stabilizzazione finanziaria» e «su ciò che è necessario e possibile per rendere il nostro Paese competitivo sulla crescita, a partire da un grande progetto di liberalizzazione delle attività economiche». Quanto alla manovra, aggiunge la nota, è basata «sull’impegno europeo e poi sviluppata attraverso un comune e intenso lavoro di preparazione. Nell’ambito di una grave crisi finanziaria, la più grave nel mondo dopo quella del 1929, il Governo Berlusconi è fermamente convinto di avere fatto la cosa giusta, nel tempo giusto, nell’interesse dell’Italia. Il Governo – si legge ancora – la presenterà in Parlamento forte delle sue convinzioni, certo del senso di responsabilità della sua maggioranza».
«SIAMO RISORSA, NON SPRECO» – «I magistrati – si legge d’altra parte in una nota dell’Anm – sono consapevoli della crisi economica in cui versa il Paese e non intendono sottrarsi al loro dovere di cittadini e di contribuenti, ma devono denunciare che le misure approvate dal governo sono ingiustamente punitive nei loro confronti e di tutto il settore pubblico. È inaccettabile essere considerati non una risorsa, ma un costo o addirittura uno spreco per la giustizia».
«EVASORI SALVI» – Questa manovra, afferma ancora l’Anm, «incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali, già beneficiati da numerosi condoni, i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l’intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l’indipendenza e l’autonomia della magistratura; incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i giovani dalla magistratura». Inoltre, secondo l’Anm, la manovra «colpisce in maniera iniqua, indiscriminata e casuale. Ad esempio, un pubblico dipendente magistrato o altro funzionario, con uno stipendio lordo di 150.000 euro subirà un taglio di stipendio di 3.000 euro lordi l’anno (cioè il 2% dello stipendio), mentre un magistrato di prima nomina con uno stipendio lordo di circa 40.000 euro subirà tagli complessivi per circa 10.000 euro lordi l’anno, circa il 25% dello stipendio». L’Anm chiede al governo, «interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte avanzate dalla magistratura associata: la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della metá degli Uffici del Giudice di pace; misure che consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro».
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