«Bisogna sUperare le differenze e portare la pace dove c’è conflitto». Il documento dei vescovi mediorientali: «Da decenni diritti umani e diritto internazionale non rispettati»
Benedetto XVI durante una delle messe celebrate a Cipro (Ansa) |
CIPRO – È «urgente» che la Comunità internazionale intervenga per porre fine alla tensioni in Terra Santa, prima che si arrivi ad un bagno di sangue: è l’appello di Papa Benedetto XVI che, al termine della messa celebrata oggi allo stadio coperto di Nicosia, a Cipro, ha consegnato ai rappresentanti dell’episcopato del Medio Oriente l’Instrumentum Laboris, il documento elaborato dagli stessi vescovi dell’area in vista del Sinodo per il Medio Oriente che si terrà a ottobre in Vaticano.
LE CRITICHE A ISRAELE – Nel testo è contenuta una critica tutt’altro che velata al governo israeliano: «Da decenni, la mancata risoluzione del conflitto israelo-palestinese, il non rispetto del diritto internazionale e dei diritti umani, e l’egoismo delle grandi potenze hanno destabilizzato l’equilibrio della regione e imposto alle popolazioni una violenza che rischia di gettarle nella disperazione». Il testo ribadisce che l’occupazione israeliana è «un’ingiustizia politica imposta ai palestinesi», che nessun cristiano può giustificare con pretese teologiche. Il conflitto israelo-palestinese è inoltre il «focolaio principale» dei vari conflitti mediorientali.
DIALOGO TRA LE RELIGIONI – Il punto centrale dell’Instrumentum Laboris è il rapporto con ebraismo e Islam e il dialogo interreligioso. La Chiesa auspica che israeliani e palestinesi «possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri ed internazionalmente riconosciuti» e ribadisce «la ferma condanna dell’antisemitismo, sottolineando che gli attuali atteggiamenti negativi tra popolo arabo e popolo ebreo sembrano piuttosto di carattere politico e dunque estranei ad ogni discorso ecclesiale».
IL RUOLO DEI CRISTIANI – In tutto questo «i cristiani – si legge nel documento – sono chiamati a portare uno spirito di riconciliazione basata sulla giustizia e l’equità per le due parti». Ma il rapporto con i mondo musulmano non sempre è facile e questo emerge chiaramente dall’Instrumentum: «Le relazioni tra cristiani e musulmani sono spesso difficili, soprattutto per il fatto che i musulmani non fanno distinzione tra religione e politica, il che mette i cristiani nella situazione delicata di non-cittadini, mentre essi sono cittadini di questi Paesi già da ben prima dell’arrivo dell’Islam. La chiave del successo della coesistenza tra cristiani e musulmani dipende dal riconoscere la libertà religiosa e i diritti dell’uomo». Cristiani e musulmani “sono chiamati a lavorare assieme per promuovere la giustizia sociale, la pace e la libertà e difendere i diritti umani e i valori della vita e della famiglia”. Per quanto riguarda il dialogo con gli ebrei, il documento assembleare lo definisce “essenziale, benchè non facile” risentendo appunto del conflitto israelo-palestinese.
«SUPERARE LE BARRIERE» - Nel corso dell’omelia della messa allo stadio di Nicosia, Benedetto XVI aveva invece spiegato che «abbattere le barriere tra noi e i nostri vicini è la prima premessa per entrare nella vita divina alla quale siamo chiamati». Il pontefice ha anche rivolto una nuova esortazione ai cristiani dell’area mediorientale, dopo quella di sabato pronunciata durante la messa nella chiesa di Santa Croce, perchè superino le loro differenze, siano capaci di portare «pace e riconciliazione dove ci sono i conflitti, ed offrire al mondo un messaggio di speranza». Il Papa invita a dire no a «egoismo, avidità e sfiducia verso gli altri». Durante la celebrazione, nel suo ultimo giorno di permanenza a Cipro, Benedetto XVI osserva come «ciascuno di noi che apparteniamo alla Chiesa ha bisogno di uscire dal mondo chiuso della propria individualità ed accettare la compagnia di coloro che condividono il pane con lui». E ancora: «Siamo chiamati a superare le nostre differenze, a portare pace e riconciliazione dove ci sono conflitti, ad offrire al mondo un messaggio di speranza. Siamo chiamati ad estendere la nostra attenzione ai bisognosi, dividendo generosamente i nostri beni terreni con coloro che sono meno fortunati di noi. E siamo chiamati a proclamare incessantemente la morte e risurrezione del Signore, finchè egli venga».
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