L’alloggio citato in alcune intercettazioni telefoniche. Bankitalia: 50 transazioni sospette di Anemone e gli altri. Via dai «Grandi eventi» l’amico di Toro.
Il capo della protezione civile Guido Bertolaso in una immagine d’archivio (Ansa) |
ROMA—Una casa all’estero a disposizione di Guido Bertolaso. La traccia per gli investigatori è arrivata ascoltando alcune intercettazioni telefoniche. E adesso la ricerca della dimora si concentra in Costa Azzurra, visto che nei colloqui si parla di Montecarlo. Chiarimenti saranno chiesti allo stesso capo della Protezione civile che sarà nuovamente interrogato la prossima settimana. L’inchiesta dei magistrati di Perugia appare entrata in una fase cruciale: dalla Banca d’Italia sono arrivate una cinquantina di segnalazioni per «operazioni sospette » riconducibili al costruttore Diego Anemone e agli altri componenti della «cricca» effettuate tra San Marino e il Lussemburgo. Ai professionisti che hanno avuto rapporti con loro sono stati invece revocati tutti gli incarichi. Tra i primi a farne le spese, l’avvocato Edgardo Azzopardi che grazie ai suoi contatti con l’allora procuratore aggiunto Achille Toro, sarebbe riuscito ad avvisare che «guai giudiziari sono in arrivo ».
Il rifugio estero
Sono centinaia le conversazioni che erano nel fascicolo e sono state trascritte nelle ultime settimane. In alcune si fa riferimento esplicito a una casa che si trova all’estero messa a disposizione di Bertolaso da Anemone. Il capo della Protezione civile non ne ha parlato nel suo precedente interrogatorio, ma questo non appare indicativo visto che aveva omesso di raccontare anche dell’appartamento di via Giulia e del contratto di consulenza che l’imprenditore aveva stipulato con sua moglie. L’ipotesi degli inquirenti è che possa essere intestata a una società e per questo sono state disposte visure sulle imprese eventualmente utilizzate per l’acquisto. I pm Sergio Sottani e Alessia Tavernesi ne chiederanno conto allo stesso Bertolaso, convocato per contestargli quanto emerso sui pagamenti dell’affitto di via Giulia. Dopo l’ammissione dell’architetto Angelo Zampolini che ha raccontato di aver versato il canone con i soldi consegnati da Anemone, è stato il proprietario del pied à terre a confermare come fosse proprio l’architetto ad eseguire i versamenti in contanti.
Tracce di altri versamenti arrivano dalle verifiche sui conti correnti gestiti dal commercialista Stefano Gazzani e intestati a prestanome. Tra loro, il suo collaboratore Fernando Mannoni e la segretaria di Anemone, Alida Lucci. Decine di milioni di euro sarebbero stati movimentati dal professionista che nel suo archivio custodiva anche una lista con una trentina di nomi di privati e istituzioni —tra gli altri l’Inps, il Viminale e il ministero della Difesa — dove le imprese Anemone portarono a termine svariati appalti. La donna è stata ascoltata nei giorni scorsi, ma ha rifiutato di fornire elementi sostenendo che «tutte le pratiche sono regolari». Per ricostruire i passaggi del denaro sarà dunque depositata una nuova richiesta di rogatoria in Lussemburgo che nelle scorse settimane ha già fornito collaborazione comunicando quanto era stato accantonato sui depositi esteri di Balducci e del commissario per i Mondiali di nuoto Claudio Rinaldi: tre milioni al primo, due al secondo.
L’amico di Toro
Revoca dell’incarico, senza pagamento dei compensi. Dopo l’allegra gestione di Balducci e dei suoi collaboratori più stretti, alla Ferratella — la struttura che gestisce i lavori per i “Grandi Eventi” — sembra essere arrivato il momento dei tagli. E uno dei primi a essere mandato via è stato Edgardo Azzopardi, l’avvocato accusato di aver ottenuto notizie sulle indagini in corso dall’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro, a sua volta indagato per corruzione e rivelazione di atti. Il legale era amico di famiglia del magistrato, parlava con suo figlio Camillo che incontrò anche il 30 gennaio scorso, poco prima che scattassero gli arresti ordinati dal giudice di Firenze. Proprio quel giorno, sottolineano gli inquirenti, avvisò dei guai giudiziari in arrivo, usando un linguaggio in codice: «Piove, speriamo che non ti piova anche dentro casa». Azzopardi aveva ottenuto due contratti di consulenza per 200 mila euro: per l’Auditorium di Firenze e la Mostra del cinema di Venezia. Sono stati annullati entrambi. «Non ho ritenuto che ci fossero gli estremi per continuare — chiarisce Giancarlo Bravi, dal primo aprile nuovo responsabile della struttura—e posso dire che sono già una decina gli incarichi annullati con un risparmio di 500 mila euro. Voglio precisare che non si tratta soltanto di persone finite nelle indagini, perché non è stato questo il criterio utilizzato. Il mio obiettivo è abolire gli sprechi, per questo andrò avanti». Nelle conversazioni intercettate Azzopardi invitata il figlio di Toro, Stefano, a presentare una fattura per farsi pagare il 50 per cento dei compensi. «Non risulta che Toro abbia avuto incarichi — chiarisce Bravi—ma verificheremo se ha lavorato in società con Azzopardi».
Fiorenza Sarzanini