Los Angeles si riscatta imponendosi nettamente su Boston e riportando in pari la serie: 3-3. Finisce 89-67, con Kobe che mette a segno 26 punti sotto gli occhi di Michelle Obama. Per assegnare il titolo sarà necessaria la settima e ultima partita
I Lakers annullano il match point di Boston, per assegnare il titolo Nba serve la settima e decisiva partita di una finale infinita. Los Angeles domina gara 6 travolgendo i Celtics per 89-67 e ottiene un rotondo 3-3. Ci vorranno almeno altri 48 minuti, giovedì, per assegnare l’anello di campione. All’ultima tappa di una stagione interminabile si arriva dopo la prova di forza dei detentori del titolo.
Con le spalle al muro, i Lakers confezionano una prova perfetta che stritola i rivali. A metà gara i gialloviola sono avanti 51-31 dopo aver toccato anche il +22, il margine più ampio di tutta la serie. Il match, in sostanza, finisce con 24′ di anticipo.
Davanti alla first lady Michelle Obama e davanti alla solita platea eccellente dello Staples Center, con il fedelissimo Jack Nicholson a guidare la parata di star, Kobe Bryant illumina la scena con 26 punti (9/19 al tiro) e 11 rimbalzi.
La formazione di Phil Jackson domina sotto i tabelloni (52-39 nei rimbalzi) e può contare su Pau Gasol in versione extralusso. Il lungo catalano detta legge e flirta con la tripla doppia (17 punti, 13 rimbalzi e 9 assist). L’impiego ridotto di Andrew Bynum (2 punti e 4 rimbalzi in 15 minuti), limitato dal solito ginocchio scricchiolante, non penalizza i californiani che capitalizzano i 15 punti e i 6 rimbalzi di Ron Artest.
I Lakers funzionano alla perfezione dall’inizio e per Boston, che tira con il 33,3 % dal campo e con il 21,7% da 3 punti, è subito notte fonda. I Celtics perdono subito il centro Kendrick Perkins, k.o. per un infortunio al ginocchio sinistro che rischia di pesare anche su gara 7. I 19 punti di Ray Allen non bastano per tenere a galla la barca.
Nessuno dei big riesce ad accendere la scintilla: Paul Pierce si ferma a 13 punti, Kevin Garnett a 12 e Rajon Rondo a 10.
“Abbiamo difeso bene e a rimbalzo siamo andati ancora meglio”, dice Jackson riassumendo la serata. Non c’è tempo per festeggiare, tra poche ore si torna in campo per ‘la’ partita. Per la quarta volta in assoluto e per la prima volta dal 1984 una finale tra Lakers e Celtics ha bisogno del settimo episodio. “E’ una situazione di grande tensione”, ammette il coach di Los Angeles. Jackson ha vinto 10 titoli in carriera, 6 con Chicago e 4 in California, ma mai ha avuto bisogno di arrivare a gara 7 per trionfare. “Adesso -dice- non si tratta più di allenare. Si tratta di scendere in campo e tirare fuori l’energia”.
I campioni in carica sognano di ripetere la prestazione impeccabile appena fornita: “Abbiamo fatto un lavoro eccellente in difesa -dice Bryant-. Ora, ci resta una sola partita da vincere. Siamo abituati a vivere queste situazioni”.
Nell’altro spogliatoio, l’obiettivo è cancellare la serata storta rapidamente. “Pensavo che avremmo giocato meglio -ammette coach Doc Rivers-. Abbiamo giocato con individualismo su entrambi i lati del campo, non ci siamo mai concessi un’opportunità in difesa perché non ci siamo mai fidati del compagno”. E ora? “Per me gara 6 e’ alle spalle”, dice Rondo. “A noi manca una partita, a loro manca una partita. Ci giochiamo tutto”. Tutto in una partita: lo scenario ideale per il Commissioner David Stern, che da 5 anni non vedeva una finale così lunga. Nel 2005 erano in campo San Antonio Spurs e Detroit Pistons. Adesso è un’altra storia.