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Nba, è Los Angeles la Signora dell’Anello

Allo Staples Center, sotto nei primi tre quarti contro i Celtics, i Lakers vincono per il secondo anno consecutivo il titolo, l’11° per coach Jackson. Serie chiusa con l’83 a 79 di Gara 7. Artest e Odom fanno la differenza, l’Mvp è ancora Bryant.

 

 

Quella tra Los Angeles Lakers e Boston Celtics non è mai una partita come le altre, figuriamoci poi quando in ballo c’è il titolo Nba. E non è stata una partita qualunque nemmeno quella giocata nella notte italiana, settima di una serie mozzafiato che ha consegnato il titolo ai californiani per il secondo anno consecutivo.

È finita 83-79 allo Staples Center di Los Angeles, dove la dodicesima finale tra le due franchigie ha nuovamente messo a confronto due modi di interpretare e vivere la pallacanestro: l’attacco contro la difesa e, come si sentiva dire un tempo, i ricchi contro i poveri. Dopo il successo dei Celtics nel 2008 (4-2), riecco il faccia a faccia tra Kobe Bryant, l’alieno dei Lakers con una media di 27,2 punti a partita nella stagione regolare, e Paul Pierce, capitan Boston; ma questa è stata anche la sfida tra i coach che non passano mai di moda, il navigato Phil Jackson, una specie di Fabio Capello della palla a spicchi, e Doc Rivers, un titolo Nba e un riconoscimento come migliore allenatore nel 2000; infine la sfida delle ginocchia fragili: se Kevin Garnett ha da un pezzo smaltito il suo infortunio, l’infermeria di Boston deve ora prendersi cura del centro Kendrick Perkins, il cui ginocchio destro ha ceduto in Gara-6. Lo stesso che tormenta Andrew Bynum dei Lakers, sceso però regolarmente in campo.

Primo tempo – Mai perdere un pallone. Ecco la prima regola da rispettare in una partita come questa. Ma i Lakers in avvio fanno una gran confusione e ne consegnano ben due agli ospiti, che non ne approfittano. Ci pensa Fisher a rompere gli indugi e a sbloccare il risultato per Los Angeles con la prima tripla messa a referto. Si lotta e tanto sotto il canestro di Boston: Gasol (19 punti) fa la parte del leone e riesce ad incrementare il vantaggio dei gialloporpora. Vantaggio che dura fino a quando Rondo (14 punti) decide che è arrivato il momento di fare il fenomeno. Se a 1’20’’ dalla prima sirena i Celtics sono a +7 il merito è soprattutto dei suoi assist. Con i Lakers che colpiscono qualche ferro di troppo, la squadra di Doc Rivers, puntuale in contropiede, mette in freezer il primo quarto sul 24-13. Si ricomincia con le guardie molto presenti nella fase difensiva e Artest (20 punti) versione bersagliere a suonare la carica per cercare di rimettere i californiani in carreggiata. Eppure non bastar: oltre che con Rondo, i Lakers devono fare i conti con la buona vena di Wallace (11 punti), i punti pesanti di Pierce (18) e soprattutto con una pessima percentuale al tiro (27% in questa fase). E’ un primo tempo da incubo per i padroni di casa, sotto 40 a 32 e con appena 2 rimbalzi in attacco contro i 15 degli avversari.

L’altra partita – Il bello di Lakers-Celtics è che c’è sempre uno spettacolo nello spettacolo, quello sugli spalti: la pop star Christina Aguilera è concentratissima, a bordo campo Jack Nicholson schiva un Garnett volante (17 punti), lanciatosi nel disperato tentativo di recuperare un pallone. L’attore dimostra così che a 73 anni suonati i riflessi sono ancora quelli di un ragazzino.

Secondo tempo – Dallo Staples Center una conferma: Rondo è tra gli dei del basket americano. Scatenato in avvio di terzo quarto, le sue giocate portano i Celtics sul +13. Massimo vantaggio costruito anche grazie alla difesa impeccabile di Ray Allen (13 punti), una specie di muro umano. Dall’altra parte, con Bryant decisamente in ombra (5/21 dal campo in questa fase), i Lakers sono tenuti a galla dall’orgoglio di Odom (7 punti) e da un straordinario Artest. È sufficiente per riaprire ed infiammare il match. Alla penultima sirena i Celtics sono ancora avanti, ma a 7’ 13’’ dalla conclusione qualcosa s’inceppa nel meccanismo dei biancoverdi, raggiunti sul 61 pari. A 5’ 33’ dal termine Bryant non sbaglia i due liberi che valgono il sorpasso, poi firma il +4. Per i suoi polpastrelli passa anche il +5, mentre la reazione dei Celtics affidata a Garnett (71-68 a -2’ 47’’) viene vanificata da Gasol, che in due circostanze porta i suoi a +6. Sagra dei tiri da tre allo scadere, con Wallace che rilancia i Celtics e Artest che esalta il pubblico di casa. A 29’’ dal termine, un’infinità nel basket, Kobe non stecca dalla lunetta per l nuovo +5. Quando invece di secondi ne mancano 16, Rondo centra la tripla della speranza : 81-79. Pesantissimi i liberi di Vujacic (2 punti), ex Udine, che riporta la squadra di Jackson a +4 e di fatto consegna a Los Angeles il secondo anello consecutivo, sedicesimo della sua storia. Inizia la festa, doppia per Bryant, che apre la bacheca di casa anche quest’anno per far spazio al trofeo Mvp, titolo consegnato miglior giocatore delle finali.

ALFREDO ALBERICO

Nba, è Los Angeles la Signora dell’Anelloultima modifica: 2010-06-18T12:30:02+02:00da
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