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Il tesoro di Madoff: «Nascosti 9 miliardi»

Le voci: «Il finanziere ha versato i soldi sui conti di amici». Lo avrebbe confessato ai compagni di cella

 

Bernard Madoff (Afp)

NEW YORK — «Prima di essere arrestato ho fatto in tempo a far sparire nove miliardi di dollari. Li ho trasferiti sui conti di tre persone di mia fiducia». L’ultima voce che esce dal carcere di Butner, in North Carolina, dove Bernard Madoff è recluso da quasi un anno (dei 150 che deve scontare), è anche la più clamorosa: il più grande truffatore della storia avrebbe raccontato ad alcuni compagni di cella di essere riuscito a sottrarre agli investigatori una parte consistente dei 65 miliardi frodati ai suoi clienti.

Ma lo stesso Madoff teme — ammesso che quello che dice sia vero — che il suo tesoro non sia affatto «al sicuro». L’identità dei tre amici ai quali l’ha affidato, infatti, sarebbe nota al suo ex luogotenente Frank DiPascali. E il recordman del crimine finanziario — scrive il New York Post sulla base delle confidenze ricevute da un detenuto — ritiene che DiPascali, che è in carcere e rischia una condanna a 125 anni di reclusione, stia usando queste informazioni per strappare una condanna più mite. In effetti, qualche mese fa gli investigatori del caso Madoff avevano inviato una lunga lettera a Richard Sullivan, giudice distrettuale della Corte di Manhattan, chiedendogli di comminare all’ex braccio destro di Madoff una pena molto ridotta in considerazione del contributo «straordinariamente importante » da lui dato alle indagini. La lettera (dieci pagine) pare che illustri in dettaglio tali contributi, ma proprio per questo è stata secretata.

Tutto vero? Un avvertimento a DiPascali? O, magari, è solo la sparata di un mascalzone dall’ego ipertrofico che, a parte qualche «incidente di percorso» (faccia spaccata a pugni), a Butner gode di una popolarità da grande star del crimine? Difficile dirlo con certezza. E, se di avvertimento si tratta, meglio non prenderlo troppo sottogamba, visto che nel carcere della Carolina Madoff frequenta assiduamente boss mafiosi del calibro di Carmine Persico, ex capo della cosca dei Colombo. Farsa o dramma? Tutta la vicenda Madoff, dal modo grottesco in cui ha costruito la sua megatruffa ai racconti di questo suo primo, seguitissimo anno di detenzione, oscilla tra i due estremi. «Quando è arrivato, il 14 luglio dell’anno scorso, sembrava una visita del presidente», ha raccontato un detenuto: «Elicotteri, sirene, mezzo carcere sprangato e tutti i detenuti che volevano avvicinarlo, toccarlo, avere l’autografo».

Madoff non firma nulla («poi se li vendono su eBay»), ma la popolarità nella quale è immerso non gli dispiace affatto. Non manca mai di vedere le trasmissioni che lo riguardano, insieme agli altri detenuti. E quando qualcuno lo apostrofa «Bernie, li hai fatti fessi, gli hai fregato milioni di dollari», lui corregge compiaciuto: «Miliardi amico, miliardi». Benché adulato dai detenuti— molti dei quali gli chiedono consigli finanziari — e circondato da amici di peso come Persico e Jonathan Pollard, un analista dei servizi segreti della US Navy che, si è scoperto, era in realtà una spia di Israele, Madoff ha vissuto anche momenti drammatici: a metà dicembre è stato trovato in una pozza di sangue, il naso rotto, il volto tumefatto, fratture ad alcune costole. Pare che sia il risultato di un tentativo di estorsione, ma «radiocarcere» ha parlato anche della vendetta di un cliente truffato. Bernard, interpretando alla perfezione il codice omertoso che vige dietro le sbarre, ha minimizzato con gli inquirenti: «Mi sono fatto male da solo cadendo: sono svenuto, colpa di un nuovo medicinale antidepressivo che mi è stato prescritto». Pare che ci sia stato anche un altro episodio di scontro fisico, ma meno grave: un diverbio con un detenuto finito a schiaffi e pugni.

Ma nel complesso Madoff non sembra soffrire troppo lo stato di reclusione: in un lungo reportage dal carcere, la rivista New York Magazine scrive che la detenzione ha restituito al re del crimine finanziario la possibilità di dire quello che pensa dopo il periodo delle indagini e del processo nel quale è stato costretto a fare la parte del pentito, a scusarsi con le sue vittime. «Vadano a farsi fottere », ha detto più volte ai suoi compagni di detenzione: «Li ho riempiti di soldi per vent’anni. Non gli bastavano mai, volevano investire sempre di più. E adesso mi faccio 150 anni. Dovevo uscire da questo gioco sei o sette anni fa». Insomma, una minitruffa che gli è sfuggita di mano. Ma, ora che è in carcere a vita, l’etichetta del maxitruffatore non gli dispiace. «La cosa che più l’ha fatto soffrire — dice un altro detenuto —— è il libro nel quale la sua amante Sheryl Weinstein ha raccontato la loro storia. Ha temuto di perdere la moglie. E’ lì che ha cominciato a imbottirsi di antidepressivi. Ma Ruth Madoff continua a venire a trovarlo».

Massimo Gaggi

Il tesoro di Madoff: «Nascosti 9 miliardi»ultima modifica: 2010-06-22T12:21:26+02:00da
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