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In manette il “Padrino” giamaicano

Christopher “Dudus” Coke, è stato arrestato alla periferia di Kingston. Gli Usa lo considerano il mandante di almeno 1400 omicidi. Lo scorso maggio, per proteggerlo dall’arresto, le gang si sono scontrate con la polizia provocando 74 morti

 

Il narcotrafficante giamaicano Christopher “Dudus” Coke è stato arrestato. La caccia all’uomo per catturarlo scatenò nel maggio scorso la rivolta nel quartiere di Kingston in cui Coke era visto come una sorta di semidio e di “Robin Hood” disposto a morire per il suo popolo.

In realta’ “Dudus” era inseguito da una richiesta di estradizione partita dagli Stati Uniti, che intendono processarlo per traffico di armi e droga come capo della banda “Shower Posse”. La rivolta di Kingtston lasciò sul terreno 74 morti.

Coke e’ stato arrestato alla periferia di Kingston, ed era in compagnia di un religioso che, secondo la stampa locale, lo stava accompagnando in un consolato americano. Adesso il boss si trova in un carcere di massima sicurezza, dal quale ha lanciato un appello ai suoi concittadini perché non perdano la calma.

A Kingston, Coke controllava un quartiere chiamato “Tivoli gardens”, una delle aree più marginali della città, tutta violenza e miseria, dove è nato e cresciuto: i suoi uomini si sono “distinti” per la fedeltà al proprio capo, tant’è che pur di bloccarne l’estradizione negli Stati Uniti, hanno per qualche giorno messo a ferro e fuoco la capitale dell’isola di Bob Marley.

Lui e i suoi legali hanno sempre sostenuto che in realtà lavora per aiutare i più poveri del quartiere: Coke è infatti un narcotrafficante con un ampio sostegno popolare, così come lo era anni fa, in Colombia, Pablo Escobar. Di fatto per molti ragazzi di “Tivoli” era una sorta di padrino, un eroe che da’ cibo ai più indigenti e fa da mediatore nei conflitti locali.

Di sicuro era un uomo molto potente visto tra l’altro che l’area che controllava, dove c’è anche il porto, coincide con il distretto elettorale del primo ministro Bruce Goldling.

A non avere dubbi sui suoi contatti con le alte sfere del potere di Kingston è ormai da molto tempo Washington, che lo considera responsabile di un numero incredibile di omicidi – 1.400 negli Usa, altrettanti in Giamaica – e che lo accusa tra l’altro sulla base di una serie di intercettazioni telefoniche.

Coke era d’altra parte quello che in Giamaica viene chiamato un “don”, e cioè il capo di una “garrison”, comunità armata. Anzi, sottolineano gli esperti, in realtà era il capo di tutti i “don”, circa una quindicina, di Kingston. La sua organizzazione criminale è la “Shower Posse”, specializzata nel traffico di droga ma anche responsabile dell’ingresso nel Paese di gran parte delle armi che circolano nell’isola.

In manette il “Padrino” giamaicanoultima modifica: 2010-06-23T12:37:13+02:00da
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