Dura la replica della santa sede: «Stupore e sdegno». Controlli a Mechelen. I media: «I poliziotti cercavano documenti nascosti nella tomba di un arcivescovo»
I controlli nell’arcivescovado (Ansa) |
ROMA – Torna la tempesta sulla chiesa cattolica belga, con una serie di nuove perquisizioni effettuate dalla polizia dopo le ultime denunce di abusi sessuali da parte di preti pedofili. I controlli di giovedì hanno riguardato, oltre all’arcivescovado, anche la cripta della cattedrale Saint Rombout a Mechelen. Lo riferiscono venerdì diversi quotidiani del Belgio, secondo i quali gli agenti sono scesi fino nella cripta alla ricerca di dossier sulla pedofilia che sarebbero stati nascosti nella tomba di un arcivescovo.
NESSUN NASCONDIGLIO – I poliziotti avrebbero utilizzato anche martelli pneumatici, ma non sarebbe stato trovato alcun nascondiglio segreto. Secondo una fonte giudiziaria citata dal quotidiano De Morgen, le perquisizioni sono state fatte nell’ambito dell’inchiesta denominata «Operazione Chiesa». «Se dai dossier sequestrati dovesse emergere che alcuni ordini religiosi hanno impedito sistematicamente, per decenni, che i pedofili potessero essere giudicati, allora per la legge formerebbero un’organizzazione criminale. È complice anche chi aiuta a garantire l’impunità», ha indicato la fonte del De Morgen.
SI SCAVA NEL PASSATO – La priorità del giudice Wim De Troy, che conduce l’inchiesta, scrive anche il quotidiano La Derniere Heure, è di stabilire se il comportamento della Chiesa, «da più di venti anni», può costituire «complicità in senso penale». Il ministro della giustizia dimissionario Stefaan De Clarck (il Belgio non ha un nuovo governo dopo le elezioni del 13 giugno scorso), in un’intervista, si è detto sorpreso delle perquisizioni, ma ha precisato che la magistratura è indipendente e che spetta a quest’ultima decidere se sono necessarie.
SANTA SEDE – Dura la reazione della Santa Sede. La «violazione delle tombe» avvenuta in Belgio ha suscitato «sdegno» nella Segreteria di Stato vaticana, che, in una nota ufficiale, torna a condannare l’abuso di minori da parte di religiosi, esprimendo però «vivo stupore» per le modalità in cui sono avvenute le perquisizioni». Stupore e sdegno che «sono stati espressi personalmente da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, a Charles Ghislain, Ambasciatore del Belgio presso la Santa Sede».
I VESCOVI – I vescovi del Belgio hanno preferito non commentare, limitando la loro protesta ad un solo aspetto: il sequestro delle carte della «Commissione Adriaensses» sul «trattamento degli abusi sessuali nel quadro di una relazione pastorale». E insieme allo stesso prof. Peter Adriaensse «si rammaricano del fatto che, durante un’altra perquisizione, tutti i dossier di questa commissione sono stati sequestrati». «Questo fatto – sostengono i presuli – va contro il diritto alla riservatezza di cui devono beneficiare le vittime che hanno scelto di indirizzarsi a questa commissione». Secondo la Conferenza Episcopale del Belgio, «tale azione lede dunque gravemente il necessario ed eccellente lavoro di questa commissione». La nota della Conferenza Episcopale del Belgio afferma comunqe che «i vescovi hanno sempre detto di avere fiducia nella giustizia e nel suo lavoro. La presente perquisizione viene accolta con la stessa fiducia e perciò, per il momento, essi si astengono dal fare ulteriori commenti».
Redazione online