Roberto Rizzotti, 54 anni, incensurato, ha confessato di aver sparato ieri tra la folla davanti a una delle sedi dell’università siciliana. Una pallottola vagante ha raggiunto Laura Salafia. La ragazza ha ripreso conoscenza ma resta grave
Ha ripreso conoscenza ma restano gravi le condizioni di Laura Salafia, la studentessa di 34 anni, originaria di Solarino (Siracusa), ferita gravemente in un agguato di mafia avvenuto nella tarda mattinata di ieri davanti l’ex monastero dei Benedettini di Catania, che ospita le facoltà di Lettere e Lingue straniere.
Preso il sicario – E nella mattinata di oggi la polizia di Stato ha arrestato il presunto sicario che ha sparato tra la folla per un agguato di mafia. Secondo quanto si apprende, l’indagato sarebbe stato individuato anche grazie all’esame dei filmati ripresi da vari impianti di videosorveglianza presenti nella zona.
L’uomo, in base a a quanto riportato dall’agenzia Ansa, è Andrea Rizzotti, l’uomo di 56 anni, incensurato. Avrebbe confessato e ammesso le sue responsabilità ma avrebbe detto di avere agito per legittima difesa e perché stanco degli insulti subiti quotidianamente. Secondo la ricostruzione di Rizzotti, Gravino che aveva avuto una relazione con una sua parente passava tutti i giorni davanti al distributore di carburanti insultandolo sempre allo stesso modo: mostrandogli il mignolo e l’indice a mo’ di ‘corna’. Ieri l’episodio si sarebbe ripetuto. Rizzotti al culmine dell’ennesima lite avrebbe visto Gravino estrarre una pistola e avrebbe sparato diversi colpi perché provocato e infuriato.
L’uomo si era nascosto in una sua villetta al mare, ma saputo che la polizia era stata a casa sua per delle perquisizioni ha deciso di costituirsi, consegnandosi alla squadra mobile.
La dinamica dei fatti – Un proiettile vagante ha colpito Laura alla colonna procurandole delle lesioni importanti alla seconda e alla terza vertebra cervicale. La donna è ricoverata nel reparto di rianimazione dell’ospedale Garibaldi con la prognosi riservata. Laura, prossima alla laurea, aveva finito di sostenere l’esame di Spagnolo, ottenendo il voto massimo: 30 e lode.
Era uscita dalla facoltà con un’amica quando è stata centrata accidentalmente da un proiettile al collo. Uno dei cinque proiettili sparati, tra la gente, contro il vero obiettivo dei sicari: un presunto mafioso di 40 anni, Maurizio Gravino, ritenuto elemento non di spessore del clan Zuccaro. Movente dell’agguato, secondo la polizia, sarebbe una faida interna a Cosa nostra legata alla ‘famiglia’ Santapaola.
L’uomo è rimasto ferito gravemente ed è ricoverato nell’ospedale Vittorio Emanuele con la prognosi riservata. Le sue condizioni sono definite stazionarie.
Il testimone – “Ho sentito due colpi di arma da fuoco, mi sono girato rapidamente e ho visto un uomo di mezza età che sparava con una pistola”. Non ha avuto esitazioni lo studente dell’università di Catania che ha collaborato alle indagini sulla sparatoria in piazza Dante e che per il questore Domenico Pinzello ha dato “una collaborazione determinante grazie a una descrizione fotografica” di quello che ha visto. Lo studente, fuori sede, che non abita a Catania, stava entrando in facoltà. Quando ha sentito gli spari e si è girato. “Ho visto l’uomo esplodere altri colpi – ha detto agli investigatori della squadra mobile della Questura – aveva ancora l’arma in mano. Era di media altezza, corporatura robusta, con una pancia prominente, capelli bianchi e baffi”. Poi la descrizione dell’abbigliamento dell’uomo che sparava: “Pantaloncini corti, dal colore indefinito, e una maglietta gialla”.
“E’ un giovane che ha dimostrato di avere un grande senso civico”, ha commentato il questore Domenico Pinzello. Per investigatori della squadra mobile “è un eroe perché – spiegano – nonostante fosse conosciuto e con tanti testimoni presenti nessuno della zona ha fornito alcun elemento utile alle indagini”.