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Pace tra Pechino e Google, rinnovata la licenza di operare

Rapporti difficili. Si chiude il caso provocato dalle censure.

 

(Milestone Media)

PECHINO — La domanda cui nessuno ha ancora dato una risposta è questa: Google si è piegata al volere di Pechino, o la notizia che ieri è stata ufficialmente rinnovata la sua licenza per operare in Cina comunque non comprometterà lo spazio di manovra del più potente motore di ricerca? «Siamo molto contenti che il governo abbia prorogato la nostra licenza e siamo entusiasti di continuare a fornire ai nostri utenti in Cina il motore di ricerca e altri servizi web», si è limitato a dichiarare David Drummond, legale dell’azienda di Mountain View, attraverso un’email pubblica.
Un’esternazione che sa molto di sospiro di sollievo e che va a chiudere una polemica tra Google e autorità rimasta sempre sotto traccia. Giovedì scorso, il Ceo Eric Schmidt aveva anticipato che si «attendeva il rinnovo della licenza».

Evidentemente aveva ricevuto segnali in tal senso. Costretti ad accettare un’autocensura pur di accedere al ricco mercato Internet della Repubblica popolare (il più vasto al mondo: 384 milioni di utenti), i dirigenti del motore di ricerca avevano deciso a gennaio di «uscire dal web cinese» dopo una serie di attacchi hacker che avevano messo in crisi la privacy delle email gestite dal colosso. Google in precedenza aveva dovuto accettare i termini della legge cinese e autocensurare le ricerche locali filtrando una lista di parole chiave che andavano da «Tienanmen » a «Free Tibet», così come avevano dovuto fare altri provider. In un soprassalto di orgoglio, dopo l’attacco di gennaio, Google aveva però annunciato la fine dell’autocensura e il reindirizzamento automatico delle ricerche provenienti dalla Repubblica popolare sul proprio sito di Hong Kong, libero da ogni laccio. Pechino aveva risposto lasciando intendere che non avrebbe rinnovato la licenza alla sua naturale scadenza.

Sono così bastate poche settimane perché Schmidt ordinasse un quasi dietrofront, basato sulla considerazione che «le nostre operazioni in Cina dipendono interamente dal governo di Pechino». Così, da Mountain View è arrivato l’annuncio che il reindirizzamento verso Hong Kong non sarebbe più stato automatico, ma deciso «volontariamente dagli utenti», cliccando su un link creato apposta: una concessione ai censori cinesi. E ieri, come nelle migliori favole, tutto si è risolto.

Paolo Salom

Pace tra Pechino e Google, rinnovata la licenza di operareultima modifica: 2010-07-10T11:19:34+02:00da
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