La «cricca». La Procura di Perugia ascolterà le telefonate che riguardano i politici
Claudio Scajola in una foto d’archivio (Ansa) |
PERUGIA — La procura di Perugia ha avviato l’ascolto delle telefonate rimaste finora segrete tra i componenti della «cricca» e i politici. Migliaia di conversazioni intercettate in oltre due anni di indagine che riguardano gli affari legati agli appalti dei Grandi Eventi, ma anche le nomine e gli accordi avvenuti all’interno delle strutture che hanno gestito l’organizzazione del G8 a La Maddalena e poi a L’Aquila, i Mondiali di Nuoto, le celebrazioni dei 150 dall’Unità d’Italia. E che potrebbero aggiungere nuovi dettagli a quanto è stato scoperto negli ultimi mesi attraverso le verifiche dei conti correnti degli indagati e i controlli effettuati sulle ristrutturazioni compiute dalle ditte del costruttore Diego Anemone. L’ultima informativa consegnata dalla Guardia di Finanza ai pubblici ministeri Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi fornisce nuovi dettagli sulle operazioni immobiliari effettuate per favorire l’ex ministro Claudio Scajola e il generale dei servizi segreti Francesco Pittorru. È stato infatti accertato che le fatture da decine di migliaia di euro per il rifacimento dei loro appartamenti furono emesse a carico del Sisde e pagate con i soldi destinati al rifacimento della nuova sede degli 007 in piazza Zama, a Roma.
Nove vani sul Colosseo
Comincia tutto il 2 aprile del 2004 quando l’architetto Angelo Zampolini versa 285.000 euro per l’acquisto di un appartamento per Pittorru. «Il sistema—racconterà poi il professionista— è stato messo in piedi da Anemone che mi consegnava soldi in contanti e mi chiedeva di cambiarli in assegni circolari da mettere a disposizione al momento del rogito». Proprio come avvenuto per l’allora ministro per l’Attuazione del programma Scajola che di euro ne ha avuti 900.000 per la dimora vista Colosseo. Ma evidentemente non è bastato. E infatti, qualche mese dopo, quando in tutti questi immobili vengono avviate le ristrutturazioni, si trova il modo di regalare anche i lavori, materiali compresi. Il 16 settembre successivo, come risulta dalla Dia (la denuncia di inizio lavori) depositata al comune di Roma, è lo stesso Zampolini a dare il via al progetto per il rifacimento di casa Scajola affidata alla A.M.P srl di Daniele Anemone, fratello dell’imprenditore e lui stesso finito nel registro degli indagati per concorso in corruzione. Le piantine dimostrano che dai nove vani iniziali sono state ricavate altre due stanze e due bagni, per un prezzo che alla fine supererà i 150.000 euro. Meno fastosi ma pur sempre impegnativi sono i lavori effettuati nelle case di Pittorru. Il generale incontrava spesso Anemone e il commercialista Stefano Gazzani che a lui si sarebbero rivolti sperando di avere notizie sulle indagini in corso, anche tenendo conto che per anni era stato nella Guardia di Finanza. Da qui la decisione di far scattare l’accusa di corruzione.
I fondi riservati
Gli accertamenti condotti nelle ultime settimane proprio dagli investigatori delle Fiamme Gialle aprono però un nuovo scenario che potrebbe fornire ulteriori elementi a sostegno della contestazione. Proprio nel 2004 un’altra azienda del Gruppo, la «Anemone di Anemone Dino», è impegnata in un appalto ben più remunerativo: il rifacimento della caserma Zignani destinata a diventare una delle prestigiose sedi del Sisde, ora Aisi. I costi, inizialmente fissati in tre milioni di euro, lieviteranno fino a portare nelle casse della società circa 12 milioni. Dal 10 ottobre di quell’anno il direttore del Dipartimento tecnico-logistico del Sisde—l’ufficio che si occupa di sovrintendere a questo tipo di appalti—è proprio Pittorru. La Finanza ha acquisito le fatture emesse per le ristrutturazioni degli appartamenti dello stesso generale e di Scajola, le ha confrontate con gli atti acquisiti al Sisde. Poi ha interrogato i responsabili delle ditte che se ne occuparono per sapere chi pagò i conti. «Ci dissero — hanno spiegato — che tutto andava addebitato al Sisde come se quei lavori fossero stati compiuti all’interno della Zignani e così abbiamo fatto». Ora bisognerà scoprire se fu Pittorru ad autorizzare i mandati di pagamento, ma già si sa che sono stati utilizzati i fondi riservati, che la legge destina esclusivamente agli 007.
Dischetti e brogliacci
E proprio per verificare se nuovi elementi investigativi possano arrivare dalle telefonate rimaste finora segrete che i pm hanno ordinato l’ascolto di tutti i nastri e la trascrizione di quelli ritenuti utili all’inchiesta. I brogliacci trasmessi dai colleghi di Firenze danno conto di conversazioni registrate sui telefoni di Angelo Balducci, di Diego Anemone e degli altri indagati, compreso il capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Ci sono vari contatti istituzionali e dunque con interlocutori di palazzo Chigi, del ministero delle Infrastrutture e del Turismo coinvolti nell’organizzazione dei Grandi Eventi, della Santa Sede. Ma ci sono anche colloqui privati tra personaggi che sono entrati nell’inchiesta soltanto nelle ultime settimane. Al termine di una prima verifica si era ritenuto che non ci fossero elementi rilevanti, ma alla luce di quanto è emerso in seguito si è deciso di effettuare una «rilettura» completa del materiale partendo proprio dalle sintesi contenute nei registri compilati dai carabinieri del Ros.
Fiorenza Sarzanini