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Inchiesta P3, Dell’Utri non risponde I pm: «Il suo ruolo superiore a Verdini»

Dura pochi minuti l’interrogatorio del senatore del Pdl. Bankitalia: «Gravi irregolarità nella banca di Verdini», sottosegretario Caliendo indagato. Berlusconi e Alfano: «Ha nostra fiducia»

 

ROMA – È durato pochi minuti l’interrogatorio di Marcello Dell’Utri davanti al procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo. Il senatore del Pdl si è avvalso infatti della facoltà di non rispondere in merito all’inchiesta denominata P3. «A Palermo 15 anni fa ho parlato 17 ore e sono stato rinviato a giudizio sulla base della mie dichiarazioni. Ho imparato da allora», ha detto Dell’Utri dopo essere uscito dal tribunale. Il senatore del Pdl è indagato per la violazione della legge Anselmi rispetto alla costituzione di una presunta associazione che è al centro dell’inchiesta. Per i pm romani, invece, il ruolo di Dell’Utri sotto il profilo politico sarebbe stato superiore a quello del coordinatore del Pdl Denis Verdini, che è stato interrogato lunedì.

CALIENDO INDAGATO MA HA FIDUCIA DI BERLUSCONI – Nel registro degli indagati è finito anche il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, accusato di aver preso parte alla presunta associazione segreta messa in piedi da Carboni, Martino e Lombardi. In serata il premier Berlusconi, dopo un incontro con il sottosegretario, gli ha rinnovato la sua «piena fiducia» invitandolo «a continuare a lavorare con l’impegno fin qui profuso». Anche il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, in una nota ha ribadito il proprio «sostegno del senatore Caliendo», rinnovandogli «fiducia e solidarietà».

CALIENDO: «MAI CONTATTATO GIUDICI CONSULTA» – Il sottosegretario ha replicato alla notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati assicurando di non aver «mai contattato né fatto elenchi di giudici della Corte costituzionale favorevoli o contrari al lodo Alfano». Caliendo ha indicato Lombardi come «millantatore» e detto che al pranzo a casa Verdini del 23 settembre 2009 lui rimase solo mezz’ora e «solo successivamente ho appreso che si era parlato anche del lodo Alfano». Caliendo sarà ascoltato in procura in qualità di indagato.

IL RUOLO DEL SOTTOSEGRETARIO – Nelle intercettazioni fin qui rese pubbliche, in più di una circostanza Caliendo viene sorpreso a discorrere con alcuni degli altri indagati di alcune nomine ai vertici della magistratura. Dagli atti emerge in particolare il tentativo di Pasquale Lombardi di coinvolgerlo nelle manovre per ostacolare l’abrogazione del Lodo Alfano da parte della Consulta. I carabinieri definiscono in un’informativa Caliendo personaggio «vicino al gruppo» di Flavio Carboni, uno di quelli «che prendono parte alle riunioni nel corso delle quali vengono impostate le principali operazioni o che paiono fornire il proprio contributo alle attività d’interferenza». Un incontro, in particolare, è al centro degli interessi degli inquirenti: il pranzo in casa Verdini, con Dell’Utri e i magistrati Arcibaldo Miller e Antonio Martone. In quella sede si sarebbe discusso del lodo Alfano, ma probabilmente anche della nomina di Alfonso Marra a presidente della Corte d’appello di Milano e del ricorso presentato in Cassazione dall’ex sottosegretario Nicola Cosentino contro l’ordinanza d’arresto emesso dalla procura di Napoli. Inoltre, spesso il sottosegretario viene sorpreso a telefono con Lombardi, e i due sembrano intrattenere rapporti colloquiali: «Ormai guagliò ti è spianata la via per i’ a fà o’ ministro, o’ vuoi capiscere o no?», gli spiega un giorno il geometra finito in carcere. Oppure, il 4 novembre scorso, al telefono con Marra, Lombardi precisa: «Poi ho parlato con Giacomino e… stiamo operando».

COMMISSARIAMENTO DEL CREDITO COOPERATIVO – Nel frattempo, dopo le dimissioni di Verdini da presidente del Credito cooperativo fiorentino, si è saputo che la Banca d’Italia ha chiesto con una nota scritta il commissariamento della banca per gravi irregolarità. In relazione ai risultati degli accertamenti ispettivi di vigilanza condotti presso il Credito Cooperativo Fiorentino – Campi Bisenzio – Società Cooperativa, la Banca d’Italia, con delibera adottata all’unanimità dal Direttorio il 20 luglio, «ha proposto al Ministro dell’economia la sottoposizione dell’azienda alla procedura di amministrazione straordinaria “per gravi irregolarità nell’amministrazione e gravi violazioni normative, ai sensi dell`art. 70, comma 1, lett. a), del Testo Unico Bancario». In serata si è poi saputo che il ministro del Tesoro Tremonti ha firmato il decreto di commissariamento del Ccf. Lo rende noto un comunicato di via XX Settembre che precisa che «la proposta di commissariamento del Credito Cooperativo Fiorentino, formulata dalla Banca d’Italia, è arrivata ed è stata protocollata nella giornata di mercoledì 21 luglio 2010 presso la segreteria del CICR. La pratica è stata immediatamente istruita dagli uffici ed è stata siglata dal Direttore generale del Tesoro – Segretario del CICR – nella giornata di venerdì. Lunedì 26 luglio è stata ritrasmessa al Gabinetto del Ministro per la firma. Martedì il Ministro ha firmato il relativo Decreto».

TRASFERIMENTO MARCONI – Il plenum del Csm ha deciso all’unanimità, con la sola astensione del vicepresidente Nicola Mancino, il trasferimento d’ufficio a Napoli, per incompatibilità ambientale, del presidente della Corte d’appello di Salerno Umberto Marconi, coinvolto nell’inchiesta sulla P3. Lunedì la terza commissione di Palazzo dei Marescialli aveva accettato la richiesta dello stesso Marconi di essere trasferito a Napoli. Dunque il magistrato ricoprirà le funzioni di consigliere presso la Corte d’appello partenopea. Marconi, coinvolto nell’inchiesta per la presunta attività di dossieraggio ai danni del presidente della Campania Stefano Caldoro, aveva inviato la richiesta di trasferirlo subito presso la Corte d’appello napoletana, pur ricordando la sua «estraneità ai fatti», e parlando di una «macchinazione peraltro grossolana» che aveva infangato la sua persona e denunciata tra l’altro alla stampa. Marconi parlava anche di un «complotto che affonda le sue radici in altre vicende, connesse alla mia ben nota trentennale milizia associativa (Anm)». Infine l’ex presidente della Corte d’appello di Salerno chiedeva una convocazione da parte della terza commissione per spiegare meglio le sue ragioni, ma la stessa commissione ha ritenuto di doversi procedere subito al trasferimento. Anche la prima commissione aveva avviato nei confronti di Marconi la pratica di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale.

ELEZIONI IN LAZIO – Intanto spunta un nuovo filone d’indagine sulla cosiddetta P3. Dopo l’interessamento di Arcangelo Martino e Pasquale Lombardi per il ricorso che minacciava di far saltare la partecipazione delle elezioni alla lista Pdl in Lombardia, dagli atti dell’inchiesta emerge che analoghe manovre vennero tentate anche per correggere la decisione del Tribunale di Roma che non ammise le liste del Pdl per le regionali in Lazio. Lo scrivono i giudici del Tribunale del riesame che hanno negato la scarcerazione a Carboni e Lombardi. Secondo i magistrati Carboni, Martino e Lombardi erano riusciti a mettere in piedi «una metodica attività di interferenza svolta presso organi costituzionali e amministrazioni pubbliche». Per i giudici si è trattato di un’interferenza illegittima nel funzionamento degli organi dello Stato: «Pur in assenza di una qualunque competenza o incarico che minimamente la giustificasse, il gruppo ha portato avanti una metodica azione d’interferenza sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali e di amministrazioni pubbliche, venendo incredibilmente accettato come interlocutore accreditato».

Redazione online

Inchiesta P3, Dell’Utri non risponde I pm: «Il suo ruolo superiore a Verdini»ultima modifica: 2010-07-28T04:42:01+02:00da
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