IL CROLLO DI AFRAGOLA. La piccola sopravvissuta: «Non sono contenta di come è andata a finire». I medici: potrebbe essere dimessa presto
NAPOLI – Ha passato una notte tranquilla in ospedale. E al suo risveglio, ha ricordato quelle ore terribili sotto le macerie. «Ho pensato a mamma e papà. E anche a mio fratello gemello. Con lui stiamo insieme, giochiamo e qualche volta litighiamo pure». La piccola Imma, la bimba di 10 anni unica sopravvissuta al crollo della palazzina di Afragola costato la vita a tre persone, parla dal lettino dell’ospedale Santobono di Napoli dove è ricoverata. «Oggi non è un bel giorno – ha aggiunto – anche se è tutto passato». La bimba – che è stata estratta viva dai soccorritori dopo aver passato 15 ore sotto le macerie – ancora non sa che la nonna, con la quale si trovava nell’appartamento al momento del crollo, è morta. Ma forse comincia a realizzare e aggiunge: «Non sono contenta di come è andata a finire».
LE SUE CONDIZIONI – Nonostante il trauma addominale e lo schiacciamento di un piede, le condizioni della piccola sono giudicate complessivamente buone dai sanitari dell’ospedale napoletano «Le sue condizioni sono migliorate – afferma Eduardo Rotolo, vicedirettore sanitario del Santobono. – La bambina ha riposato tranquillamente, è sotto terapia e sotto l’effetto degli antidolorifici. Resterà comunque sotto osservazione per le prossime 24 ore per il trauma addominale che ha riportato e per verificare eventuali complicanze che al momento non ci sono». Per Imma la prognosi è di trenta giorni, ma la piccola – questo almeno è l’auspicio dei medici – in assenza di complicazioni potrebbe essere dimessa prima. E magari tornare a casa da papà e mamma per Ferragosto.
La palazzina crollata (Laporta) |
IL PALAZZO – Intanto emergono nuovi particolari sulle pessime condizioni della struttura. A quanto pare, il cancello della palazzina in via Calvanese 8 non chiudeva bene e gli abitanti dell’edificio stavano pensando di sostituirlo. Non si rendevano conto che era un segnale del cedimento strutturale. Il particolare emerge dalle testimonianze dei vicini, e trova riscontri nei primi rilievi dei tecnici del comune, impegnati nella messa in sicurezza delle strutture pericolanti accanto alla palazzina crollata. Le ruspe lavorano alacremente per portare via detriti e calcinacci, la strada è transennata, qualcuno degli sgomberati alla spicciolata porta via masserizie nelle buste della spesa, e qualcuno ha lasciato ceri e fiori attaccati alle transenne di protezione. Rose rosse in particolare a Pasquale e Katia, sposati l’8 maggio dello scorso anno, dalla zia Patrizia, che nel biglietto scrive che «il Signore ha voluto a se due angeli». «C’è stato un cedimento strutturale, credo – dice Antonio Esposito, geometra dell’ufficio tecnico comunale – l’edificio doveva essere stato ristrutturato negli anni ’60, come indicano le strutture in ferro liscio trovate nel cemento armato vecchio. Non è collassato su di sé, ma in avanti, e avrà collaborato qualche infiltrazione copiosa d’acqua. Del resto i cadaveri sono stati trovati 5 metri più avanti della linea del cancello, che lì sotto è sprofondato di un metro in avanti anch’esso».
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