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Una casa comune per 230 mila specie: riflettori puntati sul popolo del mare

Un team internazionale di 360 ricercatori sta mappando i mari dell’intero pianeta. I primi risultati del Census of marine life, il più grande censimento degli abissi mai realizzato

 

Un pesce dei Sargassi, Histrio histrio, in una foto diffusa dal Coml (Ap)

Quanti pesci ci sono nel mare? A questa e ad altre domande sul mare e sulla sua vita cerca di dare una risposta il Census of Marine Life (Coml), un censimento durato dieci anni che ha riguardato 25 aree marine diverse sparse per il mondo, dall’Antartide alle acque temperate dei Tropici, passando per il Mediterraneo fino ad arrivare all’Australia. Insomma, il team internazionale di studiosi ha cercato di non tralasciare neanche un remoto angolo del Grande Blu. «Dalle coste al mare aperto, dal bassofondo agli abissi, dai piccoli organismi, come i microbi, a quelli grandi come i pesci e le balene»: così lo ha descritto la dottoressa Patricia Miloslavich, della venezuelana Universidad Simòn de Bolivàr, coautrice del censimento.

I RISULTATI – Il progetto ha visto impegnati 360 ricercatori di tutto il mondo che sono arrivati alla conclusione che sono 230mila le diverse specie distribuite nelle 25 aree studiate, di cui solo un decimo sono state catalogate. I risultati definitivi della ricerca verranno presentati il 4 ottobre in una grande conferenza a Londra, ma intanto il Coml ha reso noti i primi dati emersi da questo ingente lavoro. . Le aree più ricche di biodiversità sono risultate essere il Giappone e l’Australia, entrambe con circa 33mila specie, seguite dalla Cina (22mila) e dal Mediterraneo, in cui fra crostacei, pesci e alghe vivono 17mila specie animali. Al quinto posto, tra le 25 aree censite, c’è il golfo del Messico, martoriato dalla marea nera, in cui vivono 15mila specie.

MAGGIORANZA AI CROSTACEI – I dati raccolti evidenziano che i crostacei sono il gruppo con la maggiore popolazione: granchi, aragoste, gamberi, ma anche molti altri meno conosciuti, rappresentano praticamente un quinto dell’intera fauna sottomarina (il 19%). A seguire si trovano i molluschi (17 %) e i pesci (12 %). Alle alghe, alle piante e agli organismi unicellulari spetta rispettivamente il dieci per cento. Le specie marine più usate per le campagne conservazioniste, come balene, tartarughe, leoni marini e uccelli, sono soltanto il due per cento della popolazione dei mari e degli oceani.

NON TUTTI I MARI SONO UGUALI – Nel corso della decennale ricerca, che verrà pubblicata in ottobre, sono emerse, tra le varie aree prese in esame, differenze, problematiche e criticità che variano da un ecosistema all’altro. Le acque che lambiscono le coste del Giappone e dell’ Australia, per esempio, sono le più ricche, con 33 mila specie a fronte di una media di 10.750 per tutte le 25 aree del censimento. I mari più chiusi (Golfo del Messico, Cina costiera, Baltico, mar dei Caraibi e Mediterraneo) sono quelli nei quali si registrano le maggiori minacce alla biodiversità, dovute principalmente all’inquinamento.

IL MEDITERRANEO – Il nostro mare contiene 17 mila specie, ma è considerato il più minacciato dall’inquinamento, dall’eccessivo prelievo ittico e persino dalle bombe sganciate nell’Adriatico ai tempi della guerra del Kosovo. A queste si è aggiunto un nuovo pericolo: le specie invasive che tendono a rimpiazzare quelle autoctone. Infatti nelle acque del bacino del Mediterraneo è possibile reperire 600 specie “aliene”, la maggior parte delle quali proveniente dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez.

SPECIE SCONOSCIUTE – Nonostante gli sforzi profusi in questi dieci anni, gli autori del censimento ritengono che ancora molte creature marine rimangano un mistero. L’opinione dei ricercatori è che per ogni specie conosciuta ve ne siano almeno quattro del tutto ignote. Di tutti i pesci, che sono una delle popolazioni più note e studiate, ne è stato catalogato soltanto il 70 per cento, ma di altri gruppi se ne conosce meno di un terzo. Gli scienziati credono che la maggior parte delle creature sconosciute viva ai Tropici, negli abissi e nell’Emisfero Meridionale. «Questa non è un’ammissione di fallimento – ha dichiarato la dottoressa Nancy Knowlton dello Smithsonian Institute – ma semplicemente il mare è così vasto che, dopo dieci anni di duro lavoro, abbiamo soltanto delle istantanee, talora molto dettagliate, del contenuto del mare». Per la cronaca, il titolo di pesce più cosmopolita è stato assegnato al pesce vipera (Chauliodus sloani) che vive, tra i 500 e i 3000 metri di profondità, in più di un quarto delle acque marine del globo.

Emanuela Di Pasqua

Una casa comune per 230 mila specie: riflettori puntati sul popolo del mareultima modifica: 2010-08-03T14:50:00+02:00da
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