Due persone indagate. emerge anche un episodio a luci rosse. Dipendente di un’azienda di spedizione sottrae migliaia di missive. I complici le chiedono dei soldi e poi si vendicano
TORINO – Ha nascosto migliaia di lettere, facendo credere all’azienda di spedizioni private di averle distribuite regolarmente, e le ha consegnate ad alcuni conoscenti perché le nascondessero. I suoi stessi complici però l’hanno ricattata e alla fine si sono vendicati, facendola incastrare. Il caso è stato scoperto dagli investigatori del Commissariato San Paolo di Torino.
LE LETTERE E IL BIGLIETTO – Tutto inizia con il ritrovamento di circa 1000 lettere abbandonate in strada. Con le missive c’è anche un biglietto con il numero di targa di un’automobile. Da lì partono le indagini degli inquirenti, che riescono a risalire alla dipendente di un’azienda privata di spedizioni, di 40 anni, che deteneva illecitamente la corrispondenza abbandonata. La postina simulava la distribuzione delle lettere per ottenere un guadagno facile. La procedura dell’azienda in cui lavora prevede che l’operatore, al momento della consegna, effettui una speciale lettura con pistola laser su un codice a barre: il sistema è collegato a un impianto satellitare e fa scattare un accreditamento automatico di undici centesimi per ogni plico. L’ipotesi investigativa è che le lettere con il biglietto siano state lasciate in strada di proposito per una forma di vendetta da parte dei complici della donna, che custodivano per suo conto la corrispondenza. Si è infatti scoperto dalle indagini che le lettere, in tutto oltre 14.000, erano state sottratte dall’ufficio di spedizioni e occultate, con la collaborazione di persone esterne alla ditta, in diverse parti della città. Successivamente, i complici della donna, per custodire la corrispondenza, avevano preteso da lei dei soldi, con richieste e minacce sempre più insistenti. La «postina», però, dopo avere ceduto ad una prima richiesta, aveva deciso di non pagare le somme pretese e da qui sarebbe stata decisa la «vendetta» nei suoi confronti.
INDAGATI – Nella vicenda è spuntato anche un retroscena a luci rosse: la donna aveva fatto sesso a pagamento con un imprenditore suo coetaneo, che poi aveva cominciato a ricattare minacciando di rendere pubblica la storia. In ogni caso, la postina, dopo molti tentennamenti, ha detto alla polizia che il suo proposito era «fare bella figura con i capi dimostrando di saper consegnare tanta posta». La corrispondenza, in realtà, veniva trattenuta, anche se all’azienda, tradita dal sistema informatico, risultava che venisse distribuita regolarmente. Al termine delle indagini, la donna è stata indagata a piede libero per il reato di sottrazione della corrispondenza. È stata, inoltre, denunciata a piede libero per l’episodio di estorsione ai danni dell’imprenditore. Le indagini hanno riguardato, inoltre, un italiano, di 41 anni, responsabile sempre del reato di sottrazione di corrispondenza. È, inoltre, indagato, in qualità di complice con altre persone, rimaste al momento sconosciute, per l’estorsione ai danni della «postina». La refurtiva recuperata è stata restituita all’azienda di spedizioni, che sta provvedendo a recapitarla ai rispettivi destinatari.
Redazione online
🙂 ecco che non arrivano mai le lettere