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In Calabria resta il segreto sul patrimonio dei consiglieri

Silenzio sull’ «anagrafe pubblica degli eletti», anche per i politici di Caserta. A Roma mancano i dati del sindaco. I Radicali denunciano: la legge esiste da 28 anni, ma non viene applicata

ROMA – Volete conoscere se un consigliere regionale calabrese eletto dai cittadini possiede una casa, la villa al mare, un’auto, qualche società? Toglietevelo dalla testa: è top secret. Lo ha scoperto Giuseppe Candido, un militante radicale che ha chiesto, come prevede una legge dello Stato approvata ben ventotto anni fa (è la numero 441 del 1982), di avere notizie sulla situazione patrimoniale dei componenti del Consiglio regionale. Ricevendo una risposta sconcertante firmata dal segretario generale Giulio Carpentieri: «In riferimento alla sua istanza di accesso agli atti si comunica che la stessa non può trovare accoglimento, come si evince dal parere espresso dal settore legale».
Eppure quella legge di ventotto anni fa è chiarissima. Entro tre mesi tutti i titolari di cariche elettive nazionali, regionali, provinciali e comunali devono presentare una dichiarazione con l’elenco dei beni mobili, immobili e partecipazioni societarie, oltre alla lista degli incarichi ricoperti e l’ammontare delle spese sostenute per la campagna elettorale. E «tutti i cittadini hanno diritto di conoscerle»: c’è scritto proprio così. Già per questo può sembrare singolare che si debba chiedere un parere all’ufficio legale. Ma è niente rispetto a quanto scritto in quel parere. Intanto «il diritto di accesso documentale richiederebbe la sussistenza in capo all’istante di un interesse qualificato strumentale alla tutela di una situazione giuridica soggettiva che, nel caso in questione, non risulta dimostrato». Ma soprattutto «l’accesso previsto dalla citata legge» non «appare allo stato concretamente esercitabile stante la mancata emanazione di una normativa regionale circa la pubblicazione della documentazione relativa alla situazione patrimoniale dei consiglieri regionali, ciò che ha impedito la pubblicazione sul Bollettino regionale dei dati in questione, modalità attraverso la quale andrebbe espletata la pubblicità».

Riepilogando: a parte l’assenza di un interesse specifico per cui un cittadino debba sapere che cosa possiede un suo eletto (come si permette?) la Calabria non ha mai fatto una leggina che dice come quelle informazioni devono essere pubblicate sulla gazzetta regionale e siccome possono essere pubblicate soltanto lì… vi attaccate. A onor del vero va detto che l’avvocato della Regione dice di ritenere ormai «improrogabile» fare quella leggina, riconoscendo che esiste un problema di trasparenza. Ma tant’è. Per ora non c’è niente da fare. Dopo il parere dell’ufficio legale del Consiglio regionale calabrese aspettiamo ora di conoscere quello del ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, che sul Sole 24 Ore aveva risposto così alla questione sull’anagrafe patrimoniale degli eletti sollevata dall’editorialista Guido Gentili: «Vorrei ricordare che esiste già una legge, la 441/1982, che obbliga tutti gli eletti, a partire dai Comuni con più di 50 mila abitanti, a dichiarare la propria situazione patrimoniale. Ogni cittadino può chiederne una copia».

Il bello è che non succede soltanto in Calabria. Da mesi il partito radicale ha avviato un’offensiva sull’«anagrafe pubblica degli eletti» in tutta Italia. E ne sono saltate fuori di tutti i colori. Il Comune di Caserta, per esempio, ha risposto: «Le disposizioni relative alla pubblicità della situazione patrimoniale si applicano sulla base delle modalità stabilite dai rispettivi consigli. Ad oggi tale disciplina non risulta adottata e, non avendo la disposizione trovato applicazione, non risultano agli atti gli elementi oggetto di richiesta». Traduciamo: non soltanto i dati non si possono comunicare, ma siccome non sono state stabilite le modalità tecniche, i consiglieri comunali non li presentano nemmeno. Da ventotto anni!

E Roma? Che dire del Comune più grande d’Italia? Racconta il segretario radicale Mario Staderini: «Nell’elenco delle dichiarazioni patrimoniali non risulta quella del sindaco Gianni Alemanno, eletto più di due anni fa. Per non parlare di irregolarità, lacune e in qualche caso omissioni che riguardano molti altri consiglieri che, per esempio, non dichiarano le spese elettorali». Ma almeno, nel caso di Roma, le informazioni consentono ai cittadini di farsi un’idea sul tenore di vita dei loro rappresentanti e i costi della politica. Qualche caso di entrambi gli schieramenti? Il consigliere comunale del Partito democratico Mario Mei, funzionario del ministero dell’Interno, ha un reddito di 46.069 euro e ha dichiarato di aver sostenuto spese elettorali per 216.346 euro: un investimento notevole, da quattro anni e mezzo di stipendio. Il consigliere del Pdl Maurizio Berruti guadagna invece poco più della metà di lui, 27.164 euro. È il presidente di Coeuropa, cooperativa di tassisti: categoria che ha sostenuto fortissimamente Alemanno.

Sergio Rizzo

In Calabria resta il segreto sul patrimonio dei consiglieriultima modifica: 2010-08-12T12:29:40+02:00da
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