Parla Warren, 49 anni, ai domiciliari. «I colpi? Volevo solo un prestito, non hanno capito». L’ex milionario: ci hanno truffati, difenderemo la villa
Charles Thomas Warren |
MILANO – «Non sono un bandito. Non sono nemmeno una delle Carlucci. Sono soltanto un pirla».
Cosa c’entrano le Carlucci?
«Era un esempio. Non capisco il perché di tutto questo interesse. Sono uno famoso? Lei mi conosceva? No. Sono un personaggio pubblico? Lei mi ha mai visto in una trasmissione televisiva? No».
Le labbra coi piccoli segni violetti di chi se le mordicchia. Le dita gialle del fumatore (dice di preferire i sigari marca Che, sigari poco costosi, alla portata). La polo non stirata e i pantaloni idem. I mocassini senza calze. Non ha l’orologio. Non ha anelli né segni di anelli; non si è mai sposato, non ha fidanzate. Molta educazione: per favore, mi scusi, queste cose qui. Agli arresti domiciliari, l’ex ricchissimo Charles Thomas Warren, 49 anni, parla dal giardino di villa Fracastoro, in Foro Buonaparte. Domenica mattina, da queste parti, siamo vicinissimi al Castello Sforzesco e al parco Sempione, ha tentato di rapinare un edicolante e un farmacista.
La sua versione?
«L’edicolante ha tirato fuori una sega. Mi sono spaventato».
Lei aveva un coltellino svizzero.
«Vuole mettere un coltellino svizzero contro una sega?».
Lo voleva o no rapinare?
«Avevo bisogno di soldi per la spesa. Ho letto che abbiamo tanti debiti… Senta, ecco, sì, siamo indietro con le bollette di luce e gas. Mi sono alzato, ho visto che non c’era nulla da mangiare, ho pensato alla mia povera mamma. Sono andato dall’edicolante, a chiedere dieci euro in prestito. Quello mi butta addosso una scaletta, prende la sega… scappo».
E il farmacista?
«Si è messo a urlare come un matto. Esagerato. Speravo mi desse, pure lui, soldi a credito, nulla più».
In questa villa avete organizzato matrimoni, feste, cene. Avrete fatto una ricchezza.
«Nel 2005 abbiamo interrotto l’attività. Sono iniziati i guai… Ci sono due inchieste aperte. Immobiliaristi senza scrupoli e notai hanno truffato mamma. Le hanno fatto firmare carte dove rinuncia alla proprietà della villa. Non la abbandoneremo mai. Vogliono farci andare via. È nostra da quand’è nata».
Che anno era?
«Il 1892. La fece costruire un avo di Girolamo Fracastoro, sposato con una zia di mia nonna. Fracastoro era stato medico, poeta, matematico. Da parte materna avevamo filande a Brescia e una dimora a Como, dove mia madre conobbe papà. William John Warren».
Era inglese?
«Origini neozelandesi. Emigrò in Inghilterra, finì nella Raf, l’aeronautica. Aveva fatto la scuola militare dov’è andato William, il figlio del principe Carlo. Dopo la guerra rimase in Italia. Gli inglesi avevano confiscato la dimora di Como, papà ci finì a dormire e, insomma, si innamorarono».
Lei è figlio unico?
«Ho tre sorelle. Si fanno i fatti propri. Abitano da altre parti. Dovrebbero invece darmi una mano».
Prima di domenica, ci risulta, aveva provato a fare altri colpi.
«Una rapina in un negozio di telefonia».
Non è il suo mestiere, il bandito.
«Sono ragioniere. Ho amministrato la società. Inaugurazione il 18 novembre 1987. Com’era bella, la villa. Avevamo certi quadri, alcuni di Andrea Solari. Meravigliosi. Venduto tutto. Abbiamo ospitato gente nota. Anche Rabin, il capo di governo di Israele. In tutto sono 1.500 metri quadrati di superficie».
Ci fa entrare in casa a vedere?
«Quando ho finito, magari la chiamo. Stia in campana».
Finito di far cosa?
«Di telefonare agli amici e ai vicini per far sapere che non sono un criminale. Ne ho tanti, di amici, cosa crede. Ho una compagnia, ci frequentiamo da trentacinque anni. Una di queste sere dovevamo uscire per una bella pizza insieme».
Andrea Galli