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America’s cup, coi multiscafi arriva la Formula Uno del mare

Decisione sorprendente del Defender BMW Oracle, che in collaborazione con Mascalzone Latino cambia radicalmente la Coppa America conosciuta fino a questo momento. Riduzione dei costi, ricerca di spettacolo e grande competitività tra i club gli obiettivi.

E dopo 158 anni di onorato servizio, la Coppa America, per la sua 34esima edizione, abbandona il monoscafo per passare ai catamarani. Barche a due scafi dalla lunghezza di 72 piedi (22 metri) a vela rigida. Ed è la prima volta che un defender di Coppa America, in collaborazione con il Challenger of the record, il primo sfidante riconosciuto dal defender, prevede nel protocollo questo tipo di imbarcazioni.

Ad annunciarlo questa mattina a Valencia il presidente di Mascalzone Latino, Challenger of the record, Vincenzo Onorato e Russel Coutts, presidente di BMW Oracle, defender di Coppa America.

Il defender ha scelto così di continuare sulla falsa riga di quanto successe nel febbraio di quest’anno, con una sfida tra trimarani fra BMW Oracle e l’allora defender Alinghi del miliardario italo-svizzero Ernesto Bertarelli.

L’appuntamento per aggiudicarsi la Coppa dalle 100 ghinee sarà nel 2013. A partire dal 2011 però vi saranno dei turni preliminari, la America’s cup world series, un circuito di regate che si svolgerà anche nel 2012 con imbarcazioni classe AC 45, catamarani da 45 piedi forniti dall’organizzazione. Nel 2013 tutti passeranno alle imbarcazioni da 72 piedi.

Inoltre il Challenger e il Defender nomineranno congiuntamente un Regatta Director dell’America’s Cup Race Management, o ACRM, l’organizzazione indipendente che gestira’ l’evento. Un modello finanziario per i prossimi Defender che permettera’ di mantenere questa visione di race management indipendente, consentendo a team e partner di pianificare un coinvolgimento a lungo termine.

“Queste barche hanno un’accelerazione fantastica, sono piu’ flessibili e vanno benissimo per il match race” ha dichiarato Russell Coutts durante la conferenza stampa di oggi a Valencia. “Avevamo l’esigenza di rinnovare radicalmente la Coppa America per attrarre anche un pubblico piu’ giovane, e ridurre drasticamente i costi per i team e per i loro sponsor – ha proseguito – Abbiamo elaborato il protocollo piu’ equo e paritario della storia di questa competizione che permettera’ la partecipazione di molti team, in grado di competere ai massimi livelli per la conquista del Trofeo piu’ ambito”.

Entusiasta anche il commento di Vincenzo Onorato. “Dobbiamo riconoscere che il Defender ha mantenuto la parola. L’America’s Cup avra’ regole eque e una gestione della regata veramente indipendente. Ho timonato spesso le vecchie barche, era come essere su un camion. Adesso si vola”.

La nuova Coppa America punterà sulla tecnologia, con un occhio anche al contenimento dei costi con una crescita dello spettacolo. La scelta di barche uguali per tutti per gli eventi di avvicinamento al 2013 e la decisione di ridurre l’equipaggio a bordo da 17 a 11 elementi, associata alla scelta di autorizzare la presenza di un cameraman a bordo per rendere più spettacolari le immagini della regata vanno in questo senso.

Unico dubbio non ancora sciolto, la sede delle gare. Bisognera’ attendere l’esito delle negoziazioni tra i candidati e il comitato organizzatore, al piu’ tardi entro dicembre 2010. Si parla di San Francisco, ma i problemi economici della città americana mettono in dubbio la scelta. Altre possibilità Valencia, Roma, Venezia o il Portogallo.

Anche se è la prima volta che viene deciso congiuntamente da Challenger e Defender l’uso di multiscafi, non è la prima volta che questi hanno gareggiato in Coppa America. Due sono i precedenti, entrambi figli di dispute legali.

Nel 1988 Dennis Conner, Mr.Coppa America, vinse la coppa in una sfida a due con un catamarano, Stars & Stripes US1, contro Michael Fay, un banchiere neozelandese che ispirandosi al Deed or Gift, la carta che regola le norme di Coppa America, presentò una sfida per l’uso di una barca monoscafo da 90 piedi chiamata KZ1, a posto della tradizionale imbarcazione da 12 metri. Gli americani per difendere la coppa puntarono su un catamarano, molto più veloce e dinamico, affidandosi alla norma del Deed or Gift che non prevede una dimensione standard delle imbarcazioni, se non espressamente decise. La storia diede ragione a Dennis Conner, la cui imbarcazione era di una velocità decisamente superiore rispetto al pesantissimo monoscafo neozelandese. Anche se, alla fine di quella Coppa, lo stesso Defender mise da parte il catamarano dando il via alla International America’s Cup Class.

Nel 2008 fu BMW Oracle a sfidare Alinghi sulla base del Deed or Gift, in quanto lo yacht club di appartenenza della barca americana, Il Golden Gate Yacht Club di San Francisco, non accettava la scelta di Alinghi di qualificare Desàfio Espanol come challenger of the record, visto che il yacht club iberico non aveva organizzato gare nell’ultimo anno. Una serie di dispute legali portò alla sentenza del 2 aprile 2009 in cui il tribunale di New York, l’unico autorizzato dal Deed or Gift a risolvere le dispute legali tra i club, sancì BMW Oracle come sfidante e definì, come imbarcazioni da usare, quella che volevano gli americani, ovvero un catamarano.

Le gare si svolsero nel febbraio 2010. BMW Oracle riuscì a sviluppare un trimarano, USA 17, molto più performante del catamarano di Alinghi, Alinghi 5. Suscitò molte polemiche la scelta americana di usare un’ala metallica anziché una vela, ma BMW portò a casa la Coppa dalle 100 ghinee.

Ora la Coppa America scrive un’altra pagina di storia. In attesa di ulteriori sviluppi, si possono solo immaginare dei match race con barche che volano sull’acqua a trenta nodi. Lo spettacolo è comunque garantito.

America’s cup, coi multiscafi arriva la Formula Uno del mareultima modifica: 2010-09-13T23:38:06+02:00da
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