Gli ingegneri di Airbus stanno lavorando al Concept Plane, il velivolo che solcherà i cieli nel 2050. La fusoliera diventerà trasparente a comando, si auto-riparerà e avviserà i passeggeri delle turbolenze. Immagazzinerà il calore umano per riciclarlo e risparmiare energia
BERLINO – Oggi volare è un’abitudine quotidiana, domani tornerà un’esperienza. Nel 2050 noi (o i nostri figli) viaggeremo su aerei che si renderanno trasparenti in volo per farci ammirare le città luminose e il cielo stellato, aerei che reagiranno come esseri viventi a ogni sollecitazione: sentiranno da lontano vuoti d’aria e turbolenze e le schiveranno per nostra comodità, assorbiranno e ricicleranno il nostro calore umano, avranno una struttura capace di guarire da sola ogni graffio o ferita come la nostra pelle. Fantascienza da Ray Bradbury, “2001” di Stanley Kubrick rivisitato? No, realtà in lavorazione. Ci stanno pensando i cervelloni di Airbus industrie, il colosso europeo guidato da tedeschi, britannici e francesi che già oggi col superjumbo A 380 e jet d’ogni segmento di gamma contende a Boeing il primato dell’aviazione civile.
Concept Plane si chiamerà il grande bireattore aerodinamico come una medusa dei cieli che Airbus è decisa a costruire. È appunto una rivoluzione concettuale, diventerà fattuale volando e facendosi vendere. Con i jet di linea d’oggi ha forse ancor meno a che vedere di quanto i Comet britannici, i Boeing 707 americani, i Tupolev 104 russi, cioè i primi reattori passeggeri, avevano a vedere con gli aerei civili a elica che cominciarono a soppiantare negli anni Cinquanta. Volare, credetelo, sarà un’altra storia. O tornerà ad esserlo, per la seconda volta da quando il passaggio dai motori avio a pistoni a quelli a reazione accorciò le distanze e rese il mondo più piccolo, pochi anni dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Prima svolta, per le sensazioni del passeggero. Improvvisamente, mentre sarete a dodicimila metri tra Roma e Londra, tra Berlino e Parigi o tra New York e Tokyo, il Concept Plane diverrà trasparente dall’interno: impulsi elettronici elimineranno la visibilità della sua fusoliera, tutta costruita in speciali ceramiche iper-resistenti. E vedrete ogni stella e ogni luce di metropoli. “Per i viaggiatori volare diverrà un’esperienza del tutto nuova”, dice entusiasta Axel Krein, numero uno della ricerca scientifica ad Airbus. Non è tutto. Sensori cosparsi ovunque sulla sua superficie consentiranno al Concept Plane di sentire ogni minima fessura o punto logorato sulla fusoliera e nella struttura, e di ripararlo da solo con microspruzzi di nanocollante. Come un fiero animale della savana che sopporta le ferite sapendo per istinto che si curano da sole. La nanotecnologia consentirà anche una pulizia automatica di sedili e cabina dopo ogni volo, senza lo spreco di personale e l’uso di materiali spray inquinanti tipico delle pulizie a terra. E sempre sensori iperpotenti consentiranno all’Airbus del futuro di percepire turbolenze e vuoti d’aria ed evitarle, oppure di adattare il suo volo al massimo confort dei passeggeri. All’interno poi, chi – tra i circa 300 passeggeri che il Concept plane sarà in grado di trasportare – volerà nelle classi superiori, non avrà solo letti o locali bagno esclusivi, ancora più comodi di quelli del superjumbo Airbus 380 di oggi. Potrà anche trasformare il suo spazio-cabina in modo virtuale, in ufficio, stanza da letto o spazio Zen.
“Pensare al Concept plane è un modo di spingere più avanti i sogni, i sogni dei nostri ingegneri come quelli dei passeggeri di oggi e di domani”, spiega Charles Champion, vicepresidente di Airbus. Gli studi del colosso europeo parlano chiaro: il pubblico vuole aeroporti comodi, voli a basso costo, ma vuole anche la coscienza pulita di chi vola senza danneggiare troppo l’ambiente. Soprattutto tra i giovani, tra gli “under 35” del mondo sempre più globale, volare pulito e ambientalista è la seconda priorità dopo l’esigenza ovvia di volare al costo più basso possibile.
Confort e nuove esperienze di volo quindi contano, ma non sono tutto. Il Concept Plane consumerà molto meno carburante dei suoi predecessori: avrà ali e fusoliera in un tutto unico, e i motori seminascosti nella fusoliera, non più appesi a gondole, perché i rivoluzionari, silenziosissimi ed economici propulsori del futuro non avranno più bisogno di essere accessibili ogni momento per la manutenzione. E infine ma non ultimo, il jet del futuro capterà persino il calore umano di noi passeggeri per immagazzinarlo e riciclarlo, risparmiando così altra energia. Il sogno è già sul tavolo dei progettisti, ma già si prepara a dirci “benvenuti a bordo”, a divenire realtà.
ANDREA TARQUINI