Il retroscena. Un segnale rivolto a chi fa resistenza al nuovo corso. Non si sa a chi siano intestati. E c’è chi preferisce parlare di «riduzione» anziché «abolizione»
Le resistenze interne non sono mancate, in questi mesi. L’operazione trasparenza, di là dagli slogan, è scandita da una serie di propositi, alcuni già attuati e altri in via di definizione. Tra questi ultimi, il più significativo (e temuto) riguarda i conti correnti cifrati intestati in realtà a laici, nel senso di non ecclesiastici. Fonti ai più alti livelli della Santa Sede parlano di tredici conti «laici» che il nuovo corso vorrebbe, semplicemente, chiudere: cancellando inoltre la possibilità che altri laici possano mai aprirne in futuro. Se ne è parlato ma non è accaduto ancora nulla. E il fatto stesso che Oltretevere ci sia chi scelga il termine «riduzione» anziché «abolizione» la dice lunga.
Non si sa a chi siano intestati o a che cosa siano serviti. Nei mesi scorsi si è parlato della possibilità che uno facesse capo ad Angelo Balducci, il «gentiluomo di Sua Santità» finito in carcere per l’inchiesta sul G8. Di certo gli intestatari, e magari i prelati che hanno permesso loro di aprirli, potrebbero non essere entusiasti.
Per definire ciò che è accaduto, d’altra parte, Ettore Gotti Tedeschi ha scelto un termine neutro, «equivoco», e lo stesso padre Federico Lombardi in una lettera al Financial Times ha parlato di un «misunderstanding in via di approfondimento» tra «lo Ior e la Banca che aveva ricevuto l’ordine di trasferimento».
Problema: come è stata possibile una simile «incomprensione» che ha portato all’accusa di violare le norme antiriciclaggio? Che dallo Ior si sia cercato di «forzare» dei conti al Credito Artigiano nel frattempo bloccati? «Dirigenti che hanno passato un’intera vita in banca, avrebbero operato su quei conti se avessero avuto consapevolezza che erano bloccati?», ha risposto Gotti Tedeschi (Foto). Se le cose stanno così, se nei vertici non c’era «consapevolezza», tutto sta nel capire chi lo sapesse.
In Vaticano qualcuno ha cercato di puntare il dito all’esterno e fatto filtrare sospetti su trame ostili di Bankitalia. Ma è significativo che proprio Gotti Tedeschi abbia insistito a ripetere che no, «non c’è stata nessuna incomprensione, i rapporti con la Banca d’Italia sono pressoché perfetti e continui e anzi sono stati loro a darci i suggerimenti più importanti». Tutte le procedure di ingresso nella «White List», e quindi l’adesione della Santa Sede alle normative europee antiriciclaggio. E ancora, poiché la Banca d’Italia non vigila quella vaticana, le procedure con le banche italiane secondo le direttive. E infine le nuove regole di controllo e autorizzazione dentro lo Ior: vedi i conti correnti.
A tutto questo si aggiunge l’organizzazione interna alla Santa Sede: la commissione affidata al cardinale Attilio Nicora per adeguarsi alle esigenze della «White List»; e un organo di vigilanza che in prospettiva dovrà controllare tutte le finanze vaticane, guidato dallo stesso Nicora: il cardinale diventerà una sorta di banchiere centrale vaticano, come Draghi in Italia. Il proposito è di voltare pagina. Ma il timore è che dentro le Mura, sospirano Oltretevere, «ci sia chi non vuole fare pulizia».
Gian Guido Vecchi