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Il concorso pubblico? “E’ una nuova guerra tra poveri”

Sono 70mila i vincitori di bandi statali che da mesi aspettano un contratto. Per questo, molti di loro hanno creato un gruppo su Facebook e il 27 ottobre manifesteranno a Montecitorio. “Solo amarezze, dopo anni di studio e sacrifici”

 

Annarita ha 31 anni, è di Santa Maria Capua Vetere e da otto mesi aspetta una chiamata (che non arriva) da parte dello Stato. Simona ne ha 5 di più, e quella telefonata la attende da oltre un anno.
La loro storia non è isolata: secondo i dati resi noti nel 2007 dal Sole 24 ore, sono settantamila i vincitori di un concorso che, dopo aver visto pubblicato il loro nome sulla Gazzetta ufficiale, attendono (invano) un’assunzione che gli spetta di diritto.
Colpa di una norma – prorogata fino al 2013 dalla manovra Tremonti – che consente alla Pubblica Amministrazione di assumere solo il 20% del personale che è andato in pensione. In gergo tecnico, si chiama blocco dei turn over e, oltre a provare a tenere a bada i conti dello Stato,  con 47 anni di età media rende la nostra burocrazia la più vecchia d’Europa. Vanificando un lunghissimo iter procedurale che ha coinvolto migliaia di giovani, fatto di preselezioni, prove scritte ed esami orali.

Per queste ragioni, i “precari-non precari” statali, dopo essersi conosciuti ai concorsi e grazie a un fitto passaparola, si sono riuniti  dapprima in un comitato su Facebook (“lontano dai partiti”, assicurano) e poi hanno deciso di manifestare il 27 ottobre in piazza Montecitorio, a Roma, per chiedere l’applicazione di un “diritto sancito dall’art. 97 della Costituzione”.
Racconta Annarita: “Il concorso dell’Inail è stato bandito nel 2007. Tra prove preselettive, scritti ed orali, ci sono voluti tre anni, con un notevole dispendio di sacrifici economici. Eravamo quindicimila e siamo rimasti in 404. Ad oggi, nessuno di noi è stato assunto, nemmeno i 25 già autorizzati. E, continuando di questo passo, temo che non se ne parlerà prima del 2013”.

Suona ancora più kafkiana la storia di Simona, 36 anni, che nel 2005 decide di partecipare al concorso per educatore di asilo nido del Comune di Roma.
Insieme a lei, si presentano in 6.000; a spuntarla, al termine di una lunga trafila selettiva sono 150. La Gazzetta ufficiale pubblica la graduatoria definitiva il 7 agosto 2009. Ma ad oggi, lei (che occupa la seconda parte dell’elenco) è ancora in attesa che qualcuno si faccia vivo. Per ora, si deve accontentare di un lavoro quale supplente part-time: “Se va bene, lavorando tutti i giorni porto a casa 600 euro, senza nemmeno un centesimo di contribuzione. E fino al 2011 per noi di sicuro non c’è posto”.

Nel frattempo, però, il Comune ha fatto in tempo ad assumere 1200 precari attraverso “un corso-concorso interno, basato sull’obbligo di frequenza, un elaborato scritto e un esame orale basato esclusivamente su quell’elaborato. Per preparare solo gli orali, io invece, ho dovuto rinunciare a 4 mesi di lavoro”.
“Non ho nulla contro di loro – aggiunge Simona – ma la cosa che mi fa più rabbia è un’altra: l’anomalia di uno Stato che, al posto di risolvere problemi, ha creato una guerra tra poveri in grado di produrre solo incognite e amarezze”.

Filippo Maria Battaglia

Il concorso pubblico? “E’ una nuova guerra tra poveri”ultima modifica: 2010-10-15T10:44:09+02:00da
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