Il premier e Piersilvio, sotto inchiesta nell’ambito di uno stralcio del processo milanese sui diritti di Mediaset, convocati in procura il 26 ottobre. Il reato ipotizzato è di frode fiscale. Ghedini: contestazioni identiche a quelle di Milano
Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi, il figlio Piersilvio e altri dirigenti Mediaset sono indagati a Roma per evasione fiscale e reati tributari nell’ambito di uno stralcio dell’inchiesta milanese sulla compravendita dei diritti tv e cinematografici Mediaset. Secondo quanto si è appreso sarebbero stati convocati in procura a Roma il 26 ottobre prossimo. La data è indicata nell’invito a comparire notificato ai due indagati. Il premier e il figlio, stando alle indiscrezioni, potrebbero non presentarsi.
Gli accertamenti sono affidati al procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani ed al sostituto Barbara Sargenti. L’attività della procura di Roma è cominciata in seguito all’invio di atti, per competenza territoriale, relativi alle imposte del 2003 e del 2004.
Nel quadro di questi accertamenti partiti dal capoluogo lombardo, Berlusconi e le altre persone coinvolte – circa una decina – erano finiti nel registro degli indagati ed in questa veste le loro posizioni sono state trasmesse a Roma. La competenza romana è determinata dal fatto che nelle due annate prese in esame la sede legale di Rti era nella capitale.
Il reato che si ipotizza è una frode fiscale in relazione ai bilanci di Rti (Reti televisive italiane, società al 100% di Mediaset) del 2003-2004 che ha sede legale a Roma. L’inchiesta nasce da quella milanese che ha portato a un processo in cui il presidente del Consiglio risponde di frode fiscale. Il dibattimento è stato sospeso per consentire alla Corte Costituzionale di pronunciarsi sulla legittimità del lodo Alfano.
Il reato per il quale Berlusconi e le altre persone coinvolte nel procedimento va in prescrizione la prossima settimana. Per la frode fiscale è infatti prevista la prescrizione dopo 5 anni, a meno che non venga inviato un invito a comparire, nel qual caso il tempo si allunga a sette anni e e mezzo.
Sulla vicenda interviene l’avvocato del premier Niccolò Ghedini secondo cui “le indagini che sarebbero in corso presso la Procura di Roma, che agirebbe in quanto alcune società avevano ivi sede, non possono che sostanziarsi nella contestazione di ipotesi praticamente identiche a quelle già prospettate dalla Procura di Milano, ancorché per anni diversi”. “Dall’eventuale prosieguo delle indagini – aggiunge Ghedini – si potrà comunque agevolmente evidenziare come i prezzi dei diritti fossero assolutamente congrui e acquistati da società terze e che pacificamente il presidente Berlusconi e Piersilvio Berlusconi sono totalmente estranei ai fatti in oggetto, dovendosi quindi pervenire ad una pronta archiviazione”.
“Non è certo una novità. Si tratta di un filone minore dell’inchiesta che è già in corso a Milano. La competenza di questo è a Roma perché la società interessata ha sede nella capitale”, ha aggiunto un altro legale del premier, Piero Longo, interrogato dai cronisti a proposito della notizia.
Alcuni inviti a comparire sono stati inviati dagli inquirenti ad alcuni degli indagati, tra questi sicuramente i dirigenti Frank Agrama e Roberto Pace. L’invito a comparire blocca i termini di prescrizione dei reati che sarebbero previsti nel 2012. Nel registro degli indagati compaiono tra gli altri anche i nomi di Giorgio Dal Negro, Daniele Lorenzano, Andrea Goretti (ex amministratore delegato di Rti all’epoca dei fatti contestati). Agli indagati vengono contestati reati legati all’evasione fiscale e altre fattispecie tributarie. Le carte dell’inchiesta sono giunte in procura a Roma la scorsa estate.
“Ogni tanto siamo indagati, ci tirano in ballo, è la solita cosa”: così ha commentato la vicenda il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri, a margine della conferenza stampa per “Aperitivo in concerto”. A Confalonieri è stato chiesto se, oltre a Silvio e Piersilvio Berlusconi, anche lui figura tra gli indagati: “Non ho ancora ricevuto nulla – ha risposto – tante volte si riceve più dalla stampa che dai giudici. Si tratta di uno stralcio di un’altra delle tante, è come quella che c’è già a Milano”.
“In relazione alle indagini Mediatrade-Rti, Mediaset precisa innanzitutto che si tratta sostanzialmente di una duplicazione per anni diversi del medesimo processo pendente presso il Tribunale di Milano”, che dichiara la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi e degli altri dirigenti indagati a Roma per la vicenda della compravendita dei diritti televisivi Mediatrade-Rti. “Nel merito – prosegue la nota – Mediaset ribadisce che i diritti cinematografici oggetto dell’inchiesta sono stati acquistati a prezzi di mercato e che tutti i bilanci e le dichiarazioni fiscali della società sono stati redatti nella più rigorosa osservanza dei criteri di trasparenza e delle norme di legge. La documentazione dimostrerà la totale estraneità di Pier Silvio Berlusconi e degli altri dirigenti coinvolti alle accuse ipotizzate di frode fiscale. Non si può infine evitare di sottolineare l’assurdità delle contestazioni: un procedimento in cui Mediaset è semmai parte lesa si ritorce infatti contro la società e i suoi dirigenti”.
A proposito della ennesima notizia riguardante il premier ancora una volta indagato, questa volta con il figlio e alcuni dirigenti Mediaset per evasione fiscale e reati tributari nell’ambito di una inchiesta sulla compravendita di diritti TV e cinematografici, premesso che da diversi anni l’attività principale del Parlamento Italiano sono i problemi giudiziari del premier – al di la del merito della questione che non interessa a nessuno e che in un paese normale dovrebbe essere di esclusiva competenza della magistratura, poiché ancora una volta si assisterà alla solita sceneggiata condita con i soliti ingredienti, vittimismo di chi racconta di essere un perseguitato e il solito fantasioso attacco a un immaginario partito dei magistrati che dalla mattina alla sera ha come obiettivo liberare il paese da questo valoroso salvatore del popolo italiano – visto ormai tutti hanno capito, il premier, farebbe bene a studiare con umiltà la Costituzione e accettare che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge. Appaiono infatti sempre più chiare le finalità delle vergognose leggi personali dedicate al premier e gli “scudi” vari garantiti dai suoi subordinati, esitati da una legge elettorale senza precedenti – (comunemente definita “PORCELLUM”) – creata con alchimie politiche da terzo mondo, tristi realtà che continuano a mortificare quei cittadini onesti che non intendono considerarsi sudditi di nessuno, specialmente di chi ama trasgredire e per questo, hanno il diritto insindacabile, a essere informati sulla reale integrità morale di chi governa e soprattutto sapere se lo stesso è soggetto e perché a procedimenti giudiziari che ovviamente dovrebbero avere un seguito rapido. È intuibile che sapere poi, di essere stati governati da un criminale, significa subire ancora una volta con prepotenza, la violazione dei propri diritti più elementari! La storia è già piena di personaggi indegni e incapaci che hanno governato con conseguenze devastanti (Italia compresa, basti pensare alle criminali leggi razziali che pochi capirono, alle alleanze scellerate e alle guerre conseguenti che hanno determinato morti e miseria estrema durata molti decenni). E pertanto, è ancora più allucinante scoprire se chi ci ha governato, si è preso gioco delle Istituzioni, legiferando in materie fondamentali che riguardano il diritto e la giustizia, perseguendo esclusivamente i propri interessi. Incomprensibile dunque il perché qualunque cittadino che aspira a occupare un posto di lavoro pubblico, dal più umile al più importante, deve esibire la cartella penale pulita! Mentre sua altezza se ne infischia perché in forza della legge porcellum, si dichiara eletto dal popolo. Altrettanto fastidioso è ascoltare la solita novella per poppanti: – “l’uso politico della giustizia” – Una barzelletta che dura da troppi anni, che ormai non fa più ridere nessuno e che offende anche la più umile delle intelligenze, specialmente i cittadini onesti, quelli che dalla giustizia aspettano un ristoro e quelli che i conti con la giustizia li devono saldare senza sconti e magari senza un avvocato che svolge pure l’attività di parlamentare, il quale, con atteggiamento da luminare convinto, davanti alle telecamere ripete sempre la stessa cantilena con noiosa aria di sufficienza – chi lo ha assunto e lo paga ovviamente ha sempre ragione! – E ancora, è bene chiarire a chi fugge dalla giustizia insultando i magistrati, che i successi della magistratura e delle forze di polizia, sono esclusivamente il frutto della elevatissima professionalità dei nostri magistrati e delle nostre forze di polizia che nel tempo, con grande passione hanno acquisito un knowhow eccezionale che ci invidia tutto il mondo, questo governo, pertanto non deve attribuirsi questi eventi come successi personali. Stante che inspiegabilmente ha penalizzato queste Istituzioni importantissime, con tagli ai fondi della magistratura e alle forze di polizia che pagano spesso con la vita il loro alto senso del dovere. Per non citare poi gli intollerabili assurdi insulti quotidiani contro i magistrati, definiti “talebani” ….. “associazione per delinquere” ecc., ovviamente, secondo la propria cultura, coloro che temono la magistratura usano mezzi diversi di espressione, come il definire i magistrati onesti o disonesti a proprio piacimento e convenienza, non ci scandalizzeremo allora, se qualcuno che “lavora in proprio”, al magistrato di turno che non amava, ha fatto trovare un bazooka, e perché scandalizzarsi allora della legge sulle intercettazioni, che si traduce in un tentativo di sottrarre fondamentali strumenti di indagine a chi deve indagare .. e così potremmo continuare all’infinito….