Sequestrati i locali «Pussycat» e «Dolcevita», nel pieno centro di Milano. Le entreneuse offrivano prestazioni sessuali a 500 euro. Tra i clienti personaggi pubblici e un noto calciatore
MILANO – Non solo lap dance e strip tease nei locali notturni in pieno centro, ma vera e propria prostituzione. Con tariffe salate: fra i 500 e i 600 euro per uscire dal night in compagnia di una ragazza, e altrettanti da dare a lei in albergo. Quattro cittadini italiani, titolari e collaboratori di due noti e centralissimi night club di Milano, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale di Milano, al termine dell’operazione denominata in codice «Idra» (il mostro mitologico a più teste, a simboleggiare le varie «menti» della banda). Sigilli ai due locali in questione, il «Pussycat» di via Gonzaga e il «Dolcevita» in via Turati 29: in pieno centro città, con una clientela definita dagli inquirenti «di alto livello». L’accusa è di sfruttamento della prostituzione. Le ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei quattro sono state eseguite nelle prime ore della mattinata di giovedì. In pratica, secondo l’accusa, nei rinomati locali veniva favorita e sfruttata la prostituzione delle entreneuse dipendenti, soprattutto ragazze dell’Europa dell’Est, a beneficio della facoltosa clientela.
GLI ARRESTATI – Le indagini sono partite dal night «Dolce Vita» di via Turati, dove lavoravano due dei quattro arrestati: il direttore di sala, Giorgio Galli, 60 anni, e un cameriere, Mauro Preti, 50. Il titolare era invece Maurizio Saccani, 55enne imprenditore nel campo degli ascensori industriali, che negli ultimi tempi aveva deciso di investire nel night pur proseguendo la vecchia attività. Il locale, lo scorso dicembre, era stato costretto a chiudere temporaneamente per alcuni problemi amministrativi legati alle uscite di sicurezza. In quel periodo Galli e parte del personale, compresa una delle escort, si era trasferito al «Pussycat», dove gli investigatori hanno scoperto un’attività illecita del tutto simile a quella dei concorrenti. Il «Pussycat» era gestito da Lello Salemi, 47 anni, figura già molto nota in quell’ambiente. Le ordinanze di arresto sono state firmate dal gip Roberta Nunnari su richiesta del pm Antonio Sangermano.
Sigilli al night club «Pussycat» (Fotogramma) |
CLIENTI VIP – Tra i clienti abituali dei due centralissimi locali c’erano anche alcuni personaggi pubblici, tra cui «un noto calciatore». Per il resto i clienti erano soprattutto stranieri, turisti e facoltosi imprenditori in viaggio d’affari, in particolare svizzeri e arabi, che arrivavano a Milano con le tasche piene di soldi. Bastava una telefonata per prenotare una ragazza e impegnare la serata. A loro disposizione una quindicina di giovani dell’est europeo, rumene, ucraine, albanesi. In base al loro contratto, le donne dovevano lavorare nel night dalle 22 alle 4 del mattino. Una volta che i clienti pagavano al cameriere Giorgio Amodio Galli o al direttore di sala Mario Preti la somma pattuita (500-600 euro), i titolari usavano dire che le donne entravano «in serata»: le escort cioè uscivano dal locale ed erano tecnicamente «libere» di seguire il cliente in uno dei tanti alberghi di lusso del centro città e contrattare il prezzo per una prestazione sessuale, che non scendeva mai sotto i 500 euro. Al guadagno sulle prestazioni extra, che non si svolgevano mai dentro ai locali, si sommava lo stipendio pagato alle ragazze dai night, tra i 60 e gli 80 euro a serata, e le cosiddette percentuali «a tappo», calcolate in base al costo e al numero di bevande consumate dagli avventori all’interno.
LEGGE AGGIRATA – Secondo gli inquirenti, gli indagati «pensavano in questo modo di aggirare la legge Merlin, ma erano ben consapevoli della natura sessuale degli incontri con i clienti, e per garantirsi una clientela di alto livello si procuravano ragazze di bella presenza». Sul sito internet del «Dolcevita» c’era anche una sezione «Casting» per reclutare nuove entreneuse. Il vicesindaco e assessore alla sicurezza Riccardo De Corato, nel complimentarsi con l’Arma dei Carabinieri e in particolare con il comandante provinciale Sergio Pascali, commenta: «Per un’azione più incisiva servirebbe aggiornare la legge Merlin, che ha mezzo secolo di vita. Occorre rendere l’esercizio in luogo pubblico un reato penale, come tra l’altro prevede il disegno di legge Carfagna, fermo in Parlamento. Ma successivamente anche regolamentare l’attività che viene esercitata negli appartamenti.
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