La vicenda di Alessandro Orsini, ricercatore a Tor Vergata. Vince il candidato interno, pressioni su un commissario. Indagini della Digos. La solidarietà sul forum Treccani
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Il ricercatore di Sociologia Politica Alessandro Orsini |
MILANO – Da una settimana su uno dei forum del portale dell’enciclopedia Treccani compare un lungo elenco di nomi. Sono professori ordinari, associati, ricercatori e semplici studiosi di Sociologia politica, almeno un centinaio, che hanno espresso così la propria solidarietà ad Alessandro Orsini. Ricercatore a Tor Vergata e autore di un saggio sulle Brigate Rosse premiato e pubblicato anche all’estero, è stato già protagonista (o vittima, dipende dai punti di vista) di altre dispute accademiche. Gli è capitato di vedersi respingere dal Mulino per «motivi politici» il suo saggio che poi ha vinto il premio Acqui Storia. O di essere licenziato per aver opposto un rifiuto alla richiesta di scrivere un libro celebrativo in memoria del «rettore-datore di lavoro». Casi che hanno destato un certo scalpore, nell’ambiente degli storici in un caso, in quello dei sociologi nell’altro. Recentemente è incappato anche in un concorso contestato. E stando alla sua denuncia, ancora una volta e nonostante la riforma Gelmini, ha dovuto pagare dazio ad uno dei mali storici dell’accademia italiana, il localismo.
IL CONCORSO – Orsini era candidato a Chieti, per un posto da associato di Sociologia Politica. Senza sponsor, senza maestri influenti, e non iscritto ad alcuna «componente», viene bocciato. La cosa non stupisce chi conosce certi meccanismi dell’università (per quanto riformata). A vincere è stato il candidato interno, e anche in questo caso il copione è stato rispettato. La seconda idoneità è andata al figlio di un noto ordinario della disciplina. Ma mentre quest’ultimo comunque vanta un curriculum di livello, e nessuno ha avuto nulla da ridire, sui titoli presentati dal ricercatore espressione della facoltà abruzzese la commissione ha discusso a lungo. Perché non tutti erano d’accordo sul valore di alcune pubblicazioni (tra le quali alcune stampate da una tipolitografia e una in corso di pubblicazione ma non depositata in bozza). Alla fine uno dei commissari, il professore della Sapienza Umberto Melotti, ha ribadito di non essere d’accordo e l’ha fatto mettere a verbale. «Hanno cercato di convincermi in tutti i modi a firmare i verbali – dichiara – anche minacciando ritorsioni ai non idonei». Tra i quali ovviamente Orsini, che appreso il retroscena ha impugnato il ricorso al Tar. Melotti, nel frattempo, ha scritto una lettera al rettore di Chieti denunciando la situazione. E tempo qualche giorno è stato convocato dalla Digos di Chieti, che ha annotato l’intera storia aprendo un’inchiesta.
IL SISTEMA – La riforma ha introdotto la scelta casuale dei commissari di concorso. Ma alcune tare del sistema di reclutamento non sono state rimosse. Ad esempio il cosiddetto ius loci. Secondo un ricercatore che si è peritato di raccogliere pronostici sulle valutazioni delle ultime sessioni, il risultato di 33 valutazioni su 36 esaminate era scontato. E infatti c’era chi lo conosceva con ampio anticipo. Guarda caso, si tratta in larga parte dei candidati locali, emersi cioè dalle facoltà che bandivano il concorso. «Il mio ultimo libro Anatomia delle Brigate rosse di circa 500 pagine – spiega Orsini nella lettera pubblicata dal sito Treccani – è attualmente in corso di pubblicazione in molti Paesi per i tipi della Cornell University e ha recentemente vinto il Premio Acqui Storia 2010, che autorevoli studiosi considerano il più importante per la saggistica storico-scientifica». Orsini è convinto di avere le carte in regola: «Sono stato favorevolmente recensito da accreditate riviste americane – aggiunge – e sono stato invitato a esporre le mie ricerche ad Harvard, al Mit, alla John Hopkins e in altre università americane. In Italia però ho perso tutti i concorsi di professore associato cui mi sono presentato perché, secondo le parole di una professoressa ordinaria non risulto componente di alcuna “componente”». Che nella sociologia italiana sono una via di mezzo tra le scuole accademiche e le correnti politiche. Ce ne sono tre, ma chi non ne fa parte è una sorta di cane sciolto, e difficilmente riesce a trovare spazio o cattedre: «Vinsi da “outsider” un dottorato senza borsa a “Roma Tre”, dopo avere perso tutti gli altri concorsi ai dottorati di Sociologia “perché i posti”, così mi veniva ripetutamente spiegato, sono tutti già assegnati e tu non hai la raccomandazione giusta». Orsini, in sostanza, non avrebbe sponsor, padrini, né maestri in grado di assicurargli una cattedra. E pertanto si deve accontentare di fare il ricercatore, senza aspirare ad altro. Ecco perchè l’Italia del clientelismo sta andando verso il fallimento totale sia esso civile che culturale. Tutto ciò dovrebbe far riflettere coloro che del rispetto delle regole vogliano uno stato ed un governo più attento alla costruzione di un futuro migliore per la nostra classe dirigente e non, spero che il popolo italiano, nell’evidente stato confusionale dove i nostri amministratori pubblici e politici ci stanno portando, capiscano che adesso è il momento di cambiare strada prima che sia troppo tardi. Quelli che pagheranno un prezzo salato saranno i nostri figli, alla luce dei fatti politici she stanno accadendo, e so già per certo che molti, la maggior parte degli italiani, risponderanno sempre con la solita frase “Cosa possiamo fare noi”. Tutto possiamo fare visto che siamo noi ad eleggere coloro che ci stanno governando e che stanno distruggendo i nostri sogni mentre loro ne fanno ben altri. E ora di svegliarsi. Quando lo capirete sarà troppo tardi, e ahimè, non si potrà più tornare indietro.