70 ANNI OGGI. La testimonianza unica di un compagno di squadra nel Brasile. Un grande campione racconta il suo “‘O REI”. Partendo dal lontano 1° gennaio 1957: “Contro l’Argentina, nella Copa Roca, lui esordì a 17 anni e fece la differenza”.
Compagni di squadra prima e avversari poi. La storia di Pelé e José Altafini è un intreccio di sfide memorabili. Sfide che, alla vigilia del compleanno di O’Rei, il commentantore di Sky Sport ripercorre con un po’ di nostalgia e una certezza: “Ho giocato con e contro il più grande di sempre“.
di JOSE’ ALTAFINI
Raccontarvi il “mio” Pelé non è difficile. Non lo è perché lui, Edison Arantes do Nascimento, è stato il migliore. Fidatevi del giudizio di uno che ha giocato con e contro di lui. Era il primo gennaio del 1957 quando scese in campo per la prima volta con la maglia del Brasile. In palio, contro l’Argentina, la Copa Roca. In attacco c’eravamo io, Luizinho e Pelè. Vincemmo e quel ragazzino fece una gran partita. Trasmetteva energia, sapeva già il fatto suo.
In nazionale non ha esordito da perfetto sconosciuto. Sul calcio allora non c’era la stessa attenzione medicatica di oggi, ma in giro si parlava molto di lui. Nel Santos era arrivato due anni prima, praticamente un bambino. Questo basterebbe a spiegare di che razza di fenomeno stiamo parlando.
Fuori dal campo ci siamo ritrovati poche volte, ma da avversari di partite ne abbiamo giocate diverse, come quella doppia sfida di Coppa Intercontinentale tra il Milan e il Santos nel 1963. Il mio gol nella gara di ritorno non bastò, i suoi invece consegnarono la vittoria ai nostri avversari.
Un giocatore completo, non c’è altro modo per definirlo. Tecnica e visione di gioco, dribbling, colpiva indifferentemente il pallone con il destro e con il sinistro. Nel suo repertorio acrobazie e colpi di testa lo hanno reso unico. Ma queste caratteristiche le conoscete tutti. Difficile, invece, trovargli un difetto. Certo, come tutti i calciatori ha vissuto qualche fase di appannamento, ma ne è uscito sempre più forte di prima.
E poi i paragoni con gli altri grandi del calcio, su tutti quello con maradona. Mi viene il prurito quando ne sento parlare. Un’operazione inutile perché si tratta di epoche diverse, di un calcio diverso. Ma nel mio cuore e nella mia mente resta lui il numero uno.
A fine carriera lo abbiamo visto occuparsi di musica, fare l’attore e avere anche ruoli istituzionali, non solo nel calcio. Se fosse diventato un grande allenatore oggi parleremmo di un extraterrestre. E invece, dopo una parentesi alla guida di un settore giovanile, ha preferito fare altro. Ha continuato a girare il mondo, tornando spesso a Rio e San Paolo dove ha qualche casa…
Caro Pelè, buon settantesimo compleanno. Sei O’Rei e questo titolo non te lo toglierà mai nessuno. Però sappi che non mi raggiungerai mai, io di anni ne ho due più di te…
Auguri da José