Ha raccontato particolari simili a quelli di Ruby, prima che la deposizione fosse nota. L’indagine partita dall’ex assistente di un deputato del Pdl arrestata per droga
Perla Genovesi |
ROMA – Doveva parlare di droga Perla Genovesi, trentaduenne nata a Parma e arrestata dai magistrati di Palermo nel luglio scorso in un’indagine su un presunto traffico internazionale di cocaina. Dalla sua cella aveva fatto sapere di voler collaborare con gli inquirenti, che si sono presentati aspettandosi rivelazioni sulle rotte degli stupefacenti. E la donna non ha deluso le aspettative. Solo che non s’è fermata alla droga. O meglio, ha indicato come uno dei referenti nel settore un’altra donna, 28 anni, che a sua volta – identificata, convocata e interrogata – ha parlato abbastanza poco del traffico di cocaina e molto di più del suo lavoro di escort. Confermando quello che già la Genovesi aveva anticipato in termini più vaghi: la sua frequentazione della residenza estiva di Silvio Berlusconi in Costa Smeralda, Villa Certosa.
La ragazza avrebbe raccontato di essere stata reclutata per partecipare a questi appuntamenti e prima che diventassero pubblici i racconti sulle feste a casa del premier fatti da Ruby (la marocchina, minorenne fino a ieri, rilasciata in maggio dalla questura di Milano dopo un intervento diretto di Silvio Berlusconi), chi interrogava la testimone ha ascoltato gli stessi dettagli svelati dalla marocchina su piscine, signorine poco vestite e altri particolari. Anche gli intermediari che hanno ingaggiato la giovane escort con un passato da ballerina «cubista» per portarla a Villa Certosa nel 2009 al cospetto del presidente del Consiglio sarebbero gli stessi che avevano agganciato Ruby.
Nel verbale d’interrogatorio della escort comparirebbero diversi nomi, tra cui quello di Lele Mora, agente del mondo dello spettacolo già inquisito a Milano per favoreggiamento della prostituzione per la vicenda di Ruby. I magistrati della Procura di Palermo hanno ascoltato, verbalizzato e si apprestano a spedire questa parte dell’indagine a Milano per competenza territoriale, ipotizzando ancora un volta il reato di favoreggiamento della prostituzione commesso nel capoluogo lombardo. Perché è lì che la ex cubista, secondo la sua versione dei fatti, sarebbe stata assoldata per intervenire ai party in casa Berlusconi.
Perla Genovesi, la presunta trafficante arrestata a luglio, aveva raccolto alcune confidenze della escort sulle feste di Villa Certosa. E aveva detto di essere stata lei – in passato assistente parlamentare dell’ex senatore di Forza Italia, oggi deputato del Pdl, Enrico Pianetta – a presentare la giovane donna al ministro della Funzione pubblica Renato Brunetta, perché l’aiutasse a risolvere un problema relativo all’affidamento del figlio. Da quel contatto, ha riferito la Genovesi, la escort sarebbe poi entrata nel «giro delle feste del presidente», come l’ha definito l’aspirante collaboratrice di giustizia.
Già nell’inchiesta originaria era emerso l’impegno politico della Genovesi a livello locale, in Emilia, nelle file di Forza Italia e poi il suo ruolo di assistente dell’allora senatore Pianetta, fino al 2005. Tre anni fa, quando fu fermata a Roma insieme ad altre due persone trovate in possesso di droga, evitò l’arresto per il suo stato di gravidanza. Ma le indagini sul suo conto sono andate avanti, e a luglio di quest’anno è finita in carcere nell’«operazione Bogotà» insieme ad altre undici persone. «Agiva come un vero e proprio corriere della droga, coordinava e si spostava in Emilia, ma aveva fatto viaggi anche tra Milano, Roma e la Sicilia» spiegarono in estate i carabinieri.
Proprio in Sicilia, nella provincia di Trapani, Perla Genovesi avrebbe compiuto diverse «missioni» portando con sé la cocaina che poi doveva essere consumata nei festini «a base di droga e sesso»; a organizzarli sarebbe stato un cinquantatreenne di Campobello di Mazara, Paolo Messina, (anche lui inquisito nell’«operazione Bogotá», arrestato e scarcerato) che in passato avrebbe avuto contatti con alcuni favoreggiatori del boss mafioso latitante Matteo Messina Denaro. Dopo le prime dichiarazioni ai magistrati, l’aspirante collaboratrice di giustizia è stata messa agli arresti domiciliari.
Giovanni Bianconi