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Governo in bilico. Niente di fatto tra Bossi e Fini

L’incontro tra il leader della Lega e il presidente della Camera per trovare una soluzione alla crisi della maggioranza è durato circa un’ora. Il Senatùr: “Mi ha ripetuto le stesse cose dette a Perugia”. Il Pd raccoglie le firme per la sfiducia

ROMA – «Lo spazio c’è ancora per non andare a una crisi al buio». Lo dice Umberto Bossi, lasciando la Camera, dove si è riunito con i principali esponenti del suo partito al termine del faccia a faccia con Gianfranco Fini . «Molto meglio una crisi pilotata – osserva Bossi – che una crisi al buio». E Fini è d’accordo a una crisi pilotata? «Abbastanza». Con Berlusconi premier? «Sì, non ce l’ha con Berlusconi». A chi gli chiede ancora se Berlusconi sua disponibile a dimettersi con la garanzia del reincarico, il leader della Lega risponde: «Le altre volte è avvenuto così, è andato al Quirinale per riavere il nuovo incarico».

IL RILANCIO DI BERSANI – E’ questa dunque l’interpretazione «autentica» che emerge dall’incontro tra il capo dei Lumbard e il leader di Futuro e Libertà, che ha visto Bossi nel ruolo di mediatore nel tentativo di ricucire i rapporti tra i finiani e il resto della maggioranza. Subito dopo aver parlato con Fini, Bossi aveva spiegato di essersi sentito ribadire le tesi espresse da Fini dal palco di Bastia Umbra, ovvero la richiesta di avvio di una nuova fase nei rapporti di maggioranza pondendo come condizione le dimissioni di Silvio Berlusconi. Quest’ultimo, impegnato in Corea del Sud per il vertice del G20, non ha nascosto nei colloqui con gli altri leader di avere qualche difficoltà sul fronte interno. Né Bossi nè i suoi colonnelli si erano però spinti oltre nel rivelare i contenuti del mini-summit, durato meno di un’ora. Gli stati maggiori di Lega e Fli si erano poi riuniti in separata sede per valutare l’esito dell’incontro e le decisioni da prendere di conseguenza. Il leader del Pd Pier Luigi Bersani ha tuttavia azzardato già l’ipotesi di un governo di transizione anche con Fli e Lega. Per il segretario dei democratici serve «un governo di transizione perché – spiega – vogliamo una ripartenza, non una nuova palude, perciò il tratto evidente dovrà essere la discontinuità».

LE RICOSTRUZIONI – Le agenzie di stampa hanno cercato di ricostruire, attraverso varie fonti, il contenuto dell’incontro. «Noi potremmo anche ragionare di Berlusconi bis – avrebbe detto Umberto Bossi – , il problema è che Berlusconi non vuole dimettersi». Il leader leghista avrebbe riconosciuto le difficoltà della mediazione, considerata da più parti una «mission impossibile», e avrebbe fatto presente la «difficoltà» del suo movimento ad accettare l’ipotesi di un nuovo esecutivo allargato all’Udc. Durante l’incontro, avrebbe poi spiegato Fini ai vertici di Fli, la Lega non si è fatta latrice di specifiche proposte, ma ha cercato di capire quanto i punti cardine del discorso di Bastia Umbra fossero intoccabili, ricevendone «ovvia risposta». A Fini è parso che la Lega volesse capire cosa potrebbe succedere se la situazione dovesse precipitare e Fli dovesse ritirare i ministri, per ragionare su un suo ruolo nella crisi e capire quali scenari alternativi potrebbero a quel punto aprirsi.

I FINIANI: «NIENTE PASSI AVANTI» – Che non ci siano stati passi avanti concreti lo confermano i commenti di alcuni esponenti finiani. Il vicecapogruppo Giorgio Conte dice che «non si è risolto nulla». Fabio Granata, dai microfoni di Cnrmedia, è invece convinto che «si apre una fase piena di incognite per la politica italiana». I finiani hanno deciso di aspettare il rientro di Berlusconi da Seul prima di formalizzare la loro uscita dal governo, annunciata proprio dalla convention in Umbria. Nessun commento invece dal fronte leghista. Roberto Marini, al termine dell’incontro, dribbla i giornalisti con un secco no comment: «Non ho nulla da dire». E glissa anche Roberto Calderoli: ««L’incontro? Noi non c’eravamo…». I due esponenti del governo non hanno voluto neppure dire se la riunione fosse andata bene o male. Solo un filo più loquace, ma senza sbilanciarsi sui contenuti del mini-summit, Roberto Cota, governatore del Piemonte: «Mi aspetto che il nostro lavoro costruttivo sortisca effetti nell’interesse di tutti».

RIUNITI GLI STATI MAGGIORI – Dopo l’incontro, sia Fini che Bossi avevano riunito alcuni dei principali esponenti dei rispettivi partiti. Il presidente della Camera è stato raggiunto nel suo studio dal capogruppo di Fli Italiano Bocchino e dal sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, a cui si sono poi aggiunti il viceministro allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, e Flavia Perina, deputato di Fli e direttore del Secolo d’Italia. Anche Bossi ha deciso di incontrare il suo stato maggiore direttamente nella sede della Camera: tra gli altri, sono stati segnalati il capogruppo dei deputati leghisti, Marco Reguzzoni, e il ministro dell’Interno Roberto Maroni. Curiosità da sottolineare: Bossi, per arrivare negli uffici della Lega, invece di percorrere i corridoi di Montecitorio, è uscito dal palazzo della Camera, è entrato in macchina ed è rientrato da un altro ingresso, quello appunto dei gruppi.

«INUTILE TRACCHEGGIARE» – Qualunque cosa si siano detti Bossi e Fini, per il Pd la crisi è comunque conclamata. «Qualsiasi incontro sposta di poco la situazione che è quella che è, chi la nega, chi traccheggia, fa un danno al Paese» ha detto Bersani. A chi gli ha riferito che, all’uscita dell’incontro, Roberto Maroni ha spiegato di non aver nulla da dire, il leader dei democratici ha risposto: «Se non ha nulla da dire lui… io resto convinto che non possiamo stare all’increspature. Seguo con relativo interesse questi abboccamenti, la crisi è conclamata, noi faremo anche le iniziative parlamentari necessarie, ma adesso basta».

Redazione online

Governo in bilico. Niente di fatto tra Bossi e Finiultima modifica: 2010-11-11T15:42:36+01:00da
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