Dopo l’ennesimo botta e risposta tra Fini e Berlusconi su un possibile ritorno al voto, interviene Napolitano: alcune competenze sono esclusivamente mie. Ma Verdini replica: nessuno può cambiare l’esito delle urne. Poi, la rettifica
“Noi sappiamo che il Capo dello Stato ha le sue prerogative ma ce ne freghiamo, cioè politicamente riteniamo che non possa accadere questo. Anche i partiti hanno le loro prerogative”.
Il coordinatore del Pdl Denis Verdini commenta così l’ipotesi che, in caso di caduta del governo, “il Capo dello Stato, nelle sue prerogative, possa pensare che per risolvere i problemi di questo Paese si mandi a casa chi ha vinto le elezioni, Berlusconi e Bossi, e si mandi al Governo chi le ha perse, Casini e Bersani”.
Botta e risposta tra Fini e Berlusconi – La dura reazione di Verdini arriva dopo una giornata di polemiche tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, con il primo che dalla Russia denuncia che il “terzo polo” (composto da finiani, Rutelli ed Udc) con la sua mozione di sfiducia ha la “smisurata ambizione” di cambiare la legge elettorale e far tornare il Paese alla situazione politica del passato; e il secondo che si dice convinto che “il Parlamento tra qualche giorno testimonierà quello che tutti sanno, e cioè che il governo non c’è più o non è in grado di governare”.
L’intervento del Quirinale – Uno scontro che aveva in qualche modo finito per riguardare anche il Quirinale: perché se dal Pdl si continua a sostenere che, se cade il governo non c’è altra via che le elezioni, Fini dal canto suo si diceva convinto che “l’Italia non andrà a votare”, sottolineando che “il capo dello Stato sa cosa fare”.
E proprio sulla base di questa botta e risposta, era arrivata la replica di Napolitano che, in una nota, ribadiva come “negli ambienti del Quirinale si ribadisce che nessuna presa di posizione politica di qualsiasi parte può oscurare il fatto che ci sono prerogative di esclusiva competenza del Presidente della Repubblica”.
La rettifica di Verdini – E a stretto gira di nota, arriva la pronta rettifica di Denis Verdini: “Poiché assistiamo al solito gioco di strumentalizzare e sintetizzare fino all’estremo parole pronunciate all’interno di un lungo e articolato discorso, estrapolandone solo alcune fino al punto da distorcerne il senso – spiega il coordinatore del Pdl – intendo chiarire quanto segue a beneficio dei giornalisti e di chi, come il solerte on. Bocchino, ha già cominciato a stracciarsi le vesti: non ho mai né pensato, né a maggior ragione detto che noi ce ne freghiamo delle prerogative del capo dello Stato”.
“Ho spiegato che ce ne ‘freghiamo politicamente’, nel senso che se la Costituzione riconosce al Presidente della Repubblica il diritto di seguire il percorso che ritiene più giusto, altrettanto la Carta suprema riconosce ai partiti, che nello specifico hanno il diritto di chiedere, anche a gran voce, di non escludere da un eventuale governo chi ha stravinto le elezioni. Ciò ho detto e ribadisco – conclude – senza mai aver avuto l’intenzione di mancare di rispetto al capo dello Stato né di disconoscerne le sue prerogative”.
Bersani: “Parole vergognose” – Le dichiarazioni del coordinatore del Pdl scatenano diverse reazioni politiche. Per il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, “le parole di Verdini sono vergognose e di una gravità inaudita. La smentita è peggio delle affermazioni precedenti. La squadra di Berlusconi sta perdendo la testa. L’Italia deve uscire al più presto da questa situazione”.
Altrettando duro, l’editoriale di Farefuturo webmagazine, la rivista telematica dei finiani, che in un editoriale firmato da Domenico Naso (“L’arroganza di un potere in disfacimento”) scrive che “Il ‘me ne frego’ di Verdini è l’ennesimo segnale di una deriva che va fermata. Una deriva arrogante e strafottente, che non ha il minimo rispetto dei pesi e contrappesi che sono alla base del nostro sistema politico e istituzionale”.