Un marocchino di 22 anni è accusato di omicidio e sequestro per il caso della 13enne scomparsa a Brembate. Lui nega: “Non sono stato io a ucciderla”. Ma gli inquirenti starebbero stringendo il cerchio anche attorno a due italiani
Un cittadino marocchino di 22 anni, Mohammed Fikri, fermato con l’accusa di omidicio. E due misteriosi italiani su cui gli inquirenti starebbero indagando. Sono tre i sospettati per la scomparsa di Yara Gambirasio, la 13enne sparita da Brembate di Sopra, nel bergamasco, lo scorso 26 novembre. E in Paese sono comparse scritte di insofferenza contro gli immigrati.
Le ricerche – Intanto procedono a singhiozzo le ricerche della ragazza. Prima di tutto per via del maltempo che complica le possibilità di movimento degli uomini di vigili del fuoco e Protezione civile, e le capacità degli stessi cani. Inoltre ormai sono stati battuti circa 400 ettari di territorio, e si aspetta di agire in modo pià mirato. Si attendono soprattutto indicazioni più specifiche che si spera possano venire dall’esito di ulteriori interrogatori del giovane marocchino, in stato di fermo con le accuse di sequestro di persona e omicidio. Interrogato già una volta, sarebbe infatti previsto un secondo interrogatorio. Nel corso dell’udienza di convalida, su cui il gip si pronuncerà martedì 7, il pm ha chiesto che Mohammed Fikri resti in carcere.
Il fermo e gli altri sospettati – La svolta nelle indagini si avuta nella tarda serata di sabato, quando il principale sospettato è stato fermato con l’accusa di omicidio. L’uomo è stato bloccato dai carabinieri che sono saliti a bordo di un traghetto partito da Genova e diretto in Marocco. Il magrebino era tenuto d’occhio dagli inquirenti sin dal giorno della scomparsa della tredicenne.
Lavorava come muratore nel cantiere di Mapello dove i cani delle forze dell’ordine hanno fiutato più volte tracce di Yara. L’accusa alla base del suo fermo è raggelante: sequestro di persona e omicidio volontario. Ma in Procura a Bergamo si muovono con estrema cautela, mentre le ricerche della ragazza sono proseguite incessantemente anche nella giornata di domenica in più località della provincia e senza alcun esito. Nel frattempo il giovane immigrato è stato interrogato dal pm Letizia Ruggeri nel carcere cittadino, ma avrebbe negato la sua partecipazione al sequestro di Yara. Lo aveva già fatto nella conversazione intercettata dai carabinieri, poco prima della sua partenza verso il Marocco e che ha fatto convergere le indagini su di lui: “Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io”.
Ma le indagini degli inquirenti si starebbero concentrando anche su due italiani. Stando a quanto scrive il Corriere della Sera il nordafricano “avrebbe aiutato a sequestrare e far sparire la ragazza, violentata e uccisa dagli altri due”.
I dubbi degli inquirenti – “Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io”. Gli investigatori stanno cercando di interpretare la frase intercettata pronunciata dal giovane marocchino fermato. Potrebbe essere stata detta in un momento particolare, forse di preghiera. E sarebbe stata proprio l’intercettazione, unita al fatto che gli investigatori hanno saputo che stava per tornare in Marocco, a far scattare il fermo soprattutto nel timore di un incombente pericolo di fuga. Il marocchino, però, davanti ai magistrati, avrebbe “fornito le sue giustificazioni”, come è trapelato. In queste ore il pm Ruggeri e il procuratore aggiunto, Massimo Meroni, stanno valutando la richiesta di convalida del fermo, per la quale hanno 48 ore di tempo. Il suo fermo sembra sia solamente l’inizio di indagini che si profilano complicate.
I cartelli contro gli immigrati – Primi segni di intolleranza nel paese di Brembate di Sopra. Davanti alla casa della ragazza si è fermato un Suv Audi dal quale è sceso un uomo che ha messo su un albero un cartello con la scritta ‘Occhio per occhio, dente per dente’. Un’altra persona con un giubbotto verde è passata più volte urlando: “Fuori marocchini e albanesi dalla Padania”. Il sindaco Diego Locatelli, intervistato da SkyTG24 però assicura: “La nostra comunità non reagirà mai con una ‘caccia all’uomo’, siamo uniti, solidali, abbiamo speranza: non c’è alcun timore. Questo è un episodio ma non è nella nostra natura né in quella della nostra terra. Non c’è una preoccupazione generalizzata ma solo episodica”.
La testimonianza del vicino – Gli sviluppi gettano una nuova luce anche sul mistero della testimonianza del vicino di casa di Yara, Enrico Tironi, che non sarebbe stato creduto. Il giovane subito dopo la scomparsa di Yara aveva raccontato di aver visto la ragazzina nell’ora presunta del sequestro nei pressi dell’abitazione in compagnia di due uomini. Tironi era stato molto dettagliato nella sua testimonianza, descrivendo l’abbigliamento di Yara e i due uomini, che a lui erano sembrati due adulti. Poco distante, aveva aggiunto Tironi, era parcheggiata una Citroen rossa ammaccata. Ma gli inquirenti avevano ritenuto infondata, almeno in apparenza, questa testimonianza al punto che nei confronti del giovane era scattata la denuncia per procurato allarme e falso ideologico. Tironi era stato sentito un’altra volta anche dal pm e a quanto si era appreso nei giorni del suo interrogatorio avrebbe ritrattato la sua testimonianza.
I commenti in rete – La commozione e l’indignazione, dopo il fermo per omicidio, arrivano anche in Rete, nei tanti gruppi nati su facebook all’indomani della scomparsa della ragazza. “Lasciatecelo in piazza a Brembate”, “Ci vorrebbe la legge del taglione”, “Perché non rimettiamo la pena di morte, questi esseri non meritano di vivere” si legge sul social netowork. Tra i commenti, anche attacchi generici agli immigrati nel nostro Paese come: “Noi non abbiam mai cercato niente, loro vengono qui a rubarci il lavoro e violentarci le donne”; “Via gli extracomunitari dall’Italia adesso o mai più! Adesso o un’altra Yara”.
Ma c’è anche chi invita a non generalizzare: “Comprendiamo l’indignazione e lo sdegno di tantissimi – scrivono gli amministratori di uno dei gruppi – ma non accetteremo mai commenti inneggianti alla violenza ed al razzismo”.
La scomparsa di Yara – Yara, studentessa modello, e promessa della ginnastica ritmica, è stata vista l’ultima volta nella Polisportiva di Brembate, dove si allena regolarmente il 26 novembre verso le 18.30. Alle 18.45 ha risposto all’sms di un amico e dalle 18.50 in poi il suo cellulare è risultato spento. La madre l’ha chiamata alcune volte e dopo averla aspettata a casa fino alle 19.30 ha dato l’allarme ai carabinieri. Pochi mesi prima, il 26 agosto, un’altra minorenne era scomparsa nel nulla senza lasciare tracce: Sarah Scazzi. La madre di Sarah ha voluto esprimere vicinanza ai genitori di Yara.