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Yara, si segue la pista del «conoscente»

Continuano le ricerche in un deposito di ghiaia vicino a dove lavora il padre. La ragazza non si sarebbe mai allontanata dalla palestra con degli sconosciuti. Le anomalie della scomparsa

Yara Gambirasio si fidava di chi l’ha aggredita o sequestrata. È questa la pista che prende sempre più piede tra gli investigatori che dal 26 novembre scorso indagano sulla scomparsa della 13enne di Brembate di Sopra. Dopo la scarcerazione di Mohammed Fikri, il marocchino che in un primo tempo era stato sospettato di avere avuto un ruolo nella vicenda, le ricerche ripartono dalla ricostruzione di quanto accaduto il pomeriggio da cui di Yara non si sono più avute notizie: da quando cioé, in pochi minuti, la giovane promessa della ginnastica ritmica lascia la palestra in via Morlotti, distante 700 metri dalla sua abitazione in via Rampinelli. È proprio in palestra che, secondo gli investigatori, c’è la prima anomalia della vicenda. Yara, dopo aver consegnato uno stereo alle sue istruttrici, utilizza un’uscita che è nella direzione opposta a quella di casa e i tre cani specializzati, utilizzati nella ricerca, hanno puntato tutti verso quella uscita. Nessuno ha notato la giovane lasciare l’impiato e secondo gli inquirenti sarebbe difficile pensare ad un’aggressione passata del tutto inosservata (la ragazza, infatti, avrebbe gridato e richiamato l’attenzione). Di conseguenza, è il ragionamento, la 13enne si è allontanata sicuramente con qualcuno che conosceva. Anche perché la giovane non aveva segreti e nulla di anomalo è uscito dall’analisi del suo cellulare e del suo computer.

IL TELEFONINO E IL CANTIERE – Pochi, a giorni di distanza, gli elementi certi da cui ripartire. Alle 18.49 il telefonino della 13enne aggancia la cella di Mapello, dove è in costruzione un grande centro commerciale e dove lavora come operaio il 22enne marocchino scarcerato. Un’area isolata distante circa tre chilometri dal punto di partenza e dove le tracce di Yara si perdono. Chi ha spento il cellulare, pochi minuti dopo, non si è limitato, probabilmente, a quello: ha tolto la batteria impedendo finora il ritrovamento. L’ultima certezza arriva, anche in questo caso, dai cani addestrati: tutti fiutano le tracce della 13enne fino al cantiere. Impossibile che Yara abbia percorso da sola quelle strade buie e isolate, improbabile che abbia accettato un passaggio da uno sconosciuto per percorrere i 700 metri che la separavano da casa.

RICERCHE TRA LA GHIAIA – Intanto la polizia e i vigili del fuoco sono tornati nel deposito di ghiaia Roncelli, vicino alla ditta presso cui lavora il padre di Yara Gambirasio, per continuare le ricerche cominciate ieri. I pompieri si sono messi al lavoro per pompare l’acqua e dragare gli scantinati. In un’area boschiva della stessa zona ma a decine di metri da entrambe le aziende sono stati recuperati dei reperti, tra cui un motorino e, pare, un giubbotto, che non dovrebbero avere alcun collegamento con le indagini in corso sulla scomparsa della ragazzina. Nel deposito Roncelli, dove si trovano cumuli di sabbia, terra e sassi che poi vengono frantumati come materiale edile, ieri in un bidone la polizia aveva già trovato un vecchio cellulare, anche questo ritenuto del tutto inutile ai fini delle indagini.

LA VISITA ALLA FAMIGLIA – Intanto sia il comandante dei carabinieri di Bergamo, il colonnello Roberto Tortorella, sia il questore Vito Ricciardi hanno compiuto una «visita di cortesia» ai familiari della ragazza scomparsa. L’ufficiale ha spiegato che «si stanno valutando tutte le ipotesi» sulla scomparsa della ragazza ma non ha voluto aggiungere di più.

Redazione online

Yara, si segue la pista del «conoscente»ultima modifica: 2010-12-08T23:57:00+01:00da
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