Bersani: «l’opera di convincimento dei parlamentari è scandalo o un reato di corruzione?». Il ministro della Giustizia: « L’ipotesi delle dimissioni di Berlusconi non è tra quelle contemplate né immaginate»
Angelino Alfano (Eidon) |
ROMA – Porte sbarrate dal Pdl all’idea di una mediazione che veda come punto d’incontro le dimissioni del premier Silvio Berlusconi e il via libera successivo ad un Berlusconi-bis. Ma Fli ribadisce: o le dimissioni o voteremo la sfiducia.
ALFANO – « L’ipotesi delle dimissioni di Berlusconi non è tra quelle contemplate nè immaginate, conseguentemente l’ipotesi del Berlusconi bis non esiste» spiega il ministro della Giustizia Angelino Alfano. «Siamo convinti – dice ancora il Guardasigilli – che da qui al 14 i famosi 317 si assottiglieranno per una ragione politica: perchè 317 è un’addizione tra Casini, Bersani, Fini e Di Pietro e gli addendi sono incompatibili e la somma non regge. Berlusconi non si dimette e abbiamo ragioni di ottimismo per dire che il 14 ci sarà la fiducia alla Camera. Berlusconi non si dimette perchè è stato votato da 13 milioni e seicentomila cittadini e tra questi non sono molti quelli che hanno presentato una mozione di sfiducia». Quanto alle affermazioni del deputato di Fli Silvano Moffa, secondo il quale il rilancio del governo non deve passare attraverso le dimissioni di Berlusconi, per Alfano «sono dichiarazioni assolutamente di buon senso di una persona di buon senso che ha un ruolo di responsabilità di Futuro e libertà».
CAPEZZONE – «Quelli che dicono a Silvio Berlusconi “Dimettiti, e poi sarai reincaricato”, formulano una proposta che assomiglia a un vero e proprio trappolone contro il premier». Così Daniele Capezzone, portavoce Pdl, che aggiunge: «Intanto, non si capisce perchè il vincitore delle elezioni dovrebbe fare un passo indietro. E poi, è fin troppo evidente che gli improvvidi presentatori della mozione di sfiducia oggi sono in grave difficoltà (numerica e politica) e quindi vorrebbero che fosse lo stesso Berlusconi a togliere le castagne dal fuoco per loro».
FRONTE FLI – Tra Pdl e Fli siamo quindi ancora al muro contro muro. «Non è cambiato nulla. Si va alla sfiducia e chi in queste ore si fa prendere dai dubbi è solo un pazzo irresponsabile» afferma l’attore e deputato finiano Luca Barbareschi lasciando la sede di Farefuturo dopo il vertice con Gianfranco Fini dello stato maggiore di Futuro e Libertà. «Siamo tutti coesi – aggiunge comunque Barbareschi -. Se esiste un calcio mercato? C’è ed è una cosa vergognosa. Berlusconi manca di serietà, pensa di avere a che fare con un gruppo di persone in vendita e invece di riflettere e fermarsi va avanti con la logica “muoia Sansone con tutti i filistei”». Secondo quanto si apprende da fonti di Fli, la linea emersa nel corso dell’incontro Fini e lo stato maggiore del partito sarebbe proprio quella di ribadire la richiesta di dimissioni del premier. In caso contrario, riferiscono, Futuro e libertà voterà la mozione di sfiducia già presentata a Montecitorio.
C’è però una corrente dei finiani che esprime una distinzione rispetto alla richiesta di dimissioni del premier: «Siamo assolutamente compatti. Seguiamo Fini ma non è che non ragioniamo»: sotttolinea il finiano Giuseppe Consolo. «Nel nostro movimento c’è chi la pensa più in un modo o più in un altro, ma poi saremo compatti», aggiunge. «Dal punto di vista politico Moffa ha ragione – precisa sul fatto che secondo che le dimissioni del premier non siano indispensabili – perchè non sono indispensabili se viene offerto un patto di legislatura che rimetta in moto il Paese. Sono d’accordo con Moffa: e come me, lo sono in molti». «È più saggio – prosegue – evitare le elezioni perchè non servono, anche se FLI potrebbe farle anche domani. Tutti dovrebbero fare un passo indietro. Le dimissioni di Berlusconi sarebbero la strada maestra, ma anche un patto di legislatura purché articolato».
DI PIETRO – Il tema della possibilità che al momento di votare la fiducia emergano i cosiddetti «traditori», fa discutere però tutte le forze politiche: «Qualsiasi parlamentare di qualsiasi partito tradisca i propri elettori e si venda per 30 denari merita, metaforicamente parlando, l’albero di Giuda» sottolinea Antonio Di Pietro leader dell’Idv. «Confido che l’Idv nel suo insieme faccia il suo dovere come ha sempre fatto – ha sottolineato Di Pietro – Abbiamo lavorato per 15 anni per spiegare al Paese l’anomalia del governo Berlusconi e il 14 saremo compatti». «Mi sono appellato alla coscienza di Scilipoti, in quanto uomo e parlamentare – ha aggiunto il leader Idv – e fino all’ultimo momento utile resto fermo nell’idea dello Scilipoti che ho conosciuto. Ribadisco l’impegno dell’Idv a considerarlo parte integrante di questo partito». Nessun problema invece su Antonio Razzi, assicura Di Pietro: «Non ha mai fatto politica e da persona della società civile pensa sempre di parlare con il vicino di banco, ma poi ogni parola viene girata e rigirata».
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