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Lingue dei brevetti comunitari, Italia e Spagna si appellano al Consiglio Ue

Una decina di stati europei vogliono che si usi solo inglese, francese e tedesco. Lettera di Berlusconi e Zapatero che non vogliono che vada in porto la procedura della cooperazione rafforzata

Silvio Berlusconi e Josè Luis Zapatero (Epa)

Italia e Spagna non ci stanno. E si riaccende in sede europea lo scontro sulla questione delle lingue da usare nei brevetti comunitari. Da un lato una serie di Paesi guidati da Francia e Germania che vogliono che d’ora in poi per i brevetti si usino inglese, francese e tedesco e che sono pronti a partire, se necessario, anche facendo valere le nuove norme solo all’interno di un gruppo ristretto di Stati membri, utilizzando per far questo uno strumento giuridico chiamato «cooperazione rafforzata», dall’altro Italia e Spagna i Paesi più grandi tra quelli penalizzati dall’esclusione delle loro lingue. Alla finestra la Gran Bretagna, visto che nessuno dei contendenti mette in discussione la lingua inglese. Tuttavia c’è da considerare che la Gran Bretagna, in un primo tempo gran promotrice dell’iniziativa di riduzione del numero delle lingue, all’ultimo momento si è tirata indietro per problemi di giurisdizione (a Londra non piace l’idea che la Corte di giustizia europea acquisisca anche competenza in materia di brevetto Ue).

LA LETTERA – Così oggi il presidente del Consiglio, Silvio Belusconi, e il premier spagnolo, Josè Luis Zapatero, hanno chiesto ufficialmente con una lettera a tutte le cancellerie europee di mettere la questione del brevetto comunitario all’ordine del giorno del Consiglio Ue della prossima settimana, dichiarandosi nettamente contrari alla proposta di ricorrere alla procedura della cooperazione rafforzata.

MECCANISMO – Nella lettera – secondo quanto si apprende – Berlusconi e Zapatero sottolineano in particolare come la cooperazione rafforzata – chiesta da dieci Paesi europei – debba restare «un meccanismo eccezionale». Meccanismo che – scrivono i due leader – «in nessuna circostanza deve essere utilizzato per escludere degli Stati membri disposti a negoziare». Roma e Madrid ribadiscono dunque che da parte loro resta la disponibilità ad approfondire la questione, per tentare di superare le divergenze finora emerse al tavolo del negoziato. Divergenze che al momento sembrano incolmabili, visto che l’ultima proposta sul brevetto comunitario avanzata dalla presidenza belga della Ue ricalca sostanzialmente la proposta originaria del commissario Ue al mercato interno, Michel Barnier. Proposta che prevede in particolare il principio del trilinguismo. I brevetti, in pratica, secondo le nuove regole potranno essere tradotti solo in inglese, francese e tedesco. Ed è questo il motivo per cui l’Italia e la Spagna hanno posto il veto sulle nuove norme, ritenendole inaccettabili e discriminatorie.

COOPERAZIONE RAFFORZATA – La decisione dei due leader arriva nel momento in cui una fetta consistente dei Paesi europei si è mossa per avviare la «cooperazione rafforzata» sulla riforma dei brevetti europei, una procedura che potrebbe escludere l’Italia dal nuovo sistema, secondo quanto riferito proprio dal commissario Ue al mercato interno, Michel Barnier. Il commissario ha detto di aver ricevuto una lettera firmata da dieci stati per avviare la procedura. Nove stati sono necessari per far partire il procedimento, che finora è stato applicato soltanto una volta in materia di divorzi transfrontalieri. I Paesi firmatari sono Germania, Francia, Olanda, Lussemburgo, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lituania, Slovenia e Svezia. Il commissario ha anche aggiunto che «altri due Stati si aggiungeranno presto», senza specificare quali. Italia e Spagna si sono a lungo opposti al regime linguistico dei brevetti proposto dalla Commissione che prevede l’uso di tre lingue legalmente vincolanti, inglese, francese e tedesco. La cooperazione rafforzata è una procedura per prendere decisioni tra almeno un terzo degli stati membri con effetti legali solo tra di essi. Gli altri Paesi possono sempre aderire in un secondo momento.

LA VICENDA – Occorre precisare però che lo stato attuale delle cose è stato facilitato anche dall’incertezza mostrata dall’Italia che ha in una certa fase appoggiato informalmente l’ipotesi del monolinguismo basato sull’inglese, per tagliare costi e facilitare accesso a brevetti per piccole aziende che potrebbero non essere in grado di sostenere costi di traduzione da tedesco o francese. L’ultimo tentativo di compromesso è fallito a novembre in un Consiglio straordinario competitività al quale partecipò il dimissionario ministro per gli Affari europei Andrea Ronchi. La cooperazione rafforzata in materia di brevetto Ue significa che l’Italia si troverebbe fuori dal nuovo quadro giuridico relativo al brevetto Ue con gravi rischi per la competitività delle aziende nazionali. Barnier ha assicurato che «il nuovo brevetto non discriminerà nessuno. Tutte le aziende, anche di paesi che non si uniscono subito al nuovo quadro normativo, potranno usare brevetto europeo», ha detto il commissario. Tuttavia diverse incertezze legali rimangono. I servizi giuridici del Consiglio saranno ora chiamati a valutare se una cooperazione rafforzata in una materia talmente delicata sia effettivamente possibile. Per avviare la procedura, dopo la proposta ufficiale della Commissione, sarà necessaria una maggioranza qualificata del Consiglio. Si attende inoltre ancora una sentenza della Corte Ue di Giustizia che potrebbe invalidare l’intero piano di istituire un brevetto europeo.

Redazione online

Lingue dei brevetti comunitari, Italia e Spagna si appellano al Consiglio Ueultima modifica: 2010-12-09T00:03:17+01:00da
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